Asia dolceamara per la perestrojka di Fernando Mezzetti
Asia dolceamara per la perestrojka OSSERVATORIO Asia dolceamara per la perestrojka (Shevardnadze, dopo il no giapponese, si consola a Manila) Shevardnadze è da ieri pomeriggio a Manila dove sta raccogliendo frutti migliori che in Giappone nel suo tour dell'Asia Orientale, che lo porterà questa sera in Corea del Nord. I suoi ospiti filippini non hanno posto sul tavolo problemi da risolvere come hanno fatto, irremovibili, i giapponesi, ma si dimostrano ansiosi di sviluppare i rapporti per bilanciare quelli con Washington. Il ministro degli Esteri di Manila, Raul Manglapus, formatosi in America, è autore d'un musical di successo violentemente anti-americano, composto mentre studiava in America con una borsa di studio finanziata da fondazioni Usa. E' naturale quindi che fosse solo ansioso di manifestare al ministro degli Esteri del Cremlino, dove pure era più d'una volta stata accolta con molti onori Imclda Marcos, un'accoglienza dal calore ispano-asiatico per segnalare pubblicamente agli Stati Uniti la sua equidistanza, e farsi perdonare di ospitare le maggiori basi Usa nel Pacifico. Secondo fonti governative, Manglapus metterà al corrente oggi il suo ospite della propria visione sul futuro delle basi, il contratto per le quali scade nel 1991, e che notoriamente non vorrebbe veder rinnovato. Al successo della perestrojka sul piano internazionale contribuisce anche questo. Non a caso, interrogato all'arrivo del significato della sua visita, Shevardnadze ha detto semplicemente: «// solo fatto che io sia qui è eloquente». Il rapporto che si sta stabilendo con Manila offre a Mosca l'opportunità di aggirare in parte lo scoglio giapponese per affermare la propria presenza nel Pacifico, e premere al tempo stesso su Tokyo. Da qui Shevardnadze è partito a mani vuote avendo il Giappone respinto ogni ipotesi di accordi economico-finanziari in mancanza di intese sulle quattro isole occupate da Mosca alla fine del conflitto: dalle banche giapponesi in cerca di buoni investimenti, non uscirà un soldo per la perestrojka. Manifestata una semplice disponibilità a parlare del problema territoriale, di cui fino a ieri Mosca negava l'esistenza, ma senza mollare su di esso, Shevardnadze non ha sbattuto la porta davanti alla chiusura nipponica. Ferme ognuna sulle proprie posizioni, le due parti hanno tuttavia fissato un comitato permamentc, nell'ambito dei quali continuare a discutere e arrivare al trattalo di pace. La situazione è caratterizzata da due clementi: 1) L'irritazione del Giappone per essere rimasto ai margini del processo di miglioramento dei rapporti internazionali dell'Urss, e per questo determinato a usare la sua potenza economica, tecnologica e finanziaria quale strumento per la restituzione delle quattro isole. 2) La fermezza sovietica sulla intoccabilità delle frontiere così come sono uscite dalla guerra mondiale. E' una costruzione in cui il Cremlino non può aprire alcuna crepa a Oriente senza che si ripercuota altrove. Non a torto, in una conferenza stampa prima della partenza da Tokyo, Shevardnadze ha ieri mattina messo in risalto che Tokyo è isolata nella sua posizione. Senza dirlo apertamente ha lasciato capire che è una linea ancora da guerra fredda, mentre 'lo sviluppo dei rapporti deve essere considerato in un mutato ambiente intemazionale». Mosca sembra così chiaramente disposta a applicare in Oriente quanto e diventato prassi per la Germania. Cioè ascoltare ogni volta la proclamazione d'un esponente di Bonn sulla irrinunciabilità al principio della riunificazionc della nazione tedesca, e poi parlare di cose concrete. Tokyo vorrebbe il miglioramento delle relazioni come l'ha avuto l'Europa senza pagare il prezzo che l'Europa ha pagato, cioè il riconoscimento dei fatti compiuti con l'intoccabilità delle frontiere stabilite nel '45. Ma in questo, è sola. Il mondo che ha ingoiato il muro di Berlino non sa neanche quali siano le quattro isole al centro della disputa. Fernando Mezzetti
Persone citate: Manglapus, Raul Manglapus, Shevardnadze
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