Nel patto dei Tre Diavoli il futuro dello Sri Lanka di Tito Sansa
Nel patto dei Tre Diavoli il futuro dello Sri Lanka Domani le presidenziali tra bombe e congiure Nel patto dei Tre Diavoli il futuro dello Sri Lanka L'opposizione si sarebbe accordata in segreto con i tamil e l'India DAL NOSTRO INVIATO COLOMBO — L'esplosione di una bomba che ha ferito 25 persone durante un comizio della signora Sirimavo Bandaranaike ha chiuso ieri notte la campagna elettorale per le presidenziali di domani nello Sri Lanka. Ieri la capitale era immersa in una calma quasi irreale: spariti i camion con gli altoparlanti, partiti i ricchi per paura di incidenti, chiuse le fabbriche, gli uffici e i negozi, le strade erano deserte. Ha lavorato soltanto il Parlamento che, riunito in seduta straordinaria, ha deciso che le elezioni (in dubbio fino all'ultimo a causa degli atti di violenza) si svolgano alla data fissata e che io stato di emergenza venga prolungato a tempo indeterminato. La minaccia che il capo dello Stato proclamasse la legge marziale è stata cosi evitata. Si voterà dunque, 9 milioni di cittadini sono iscritti alle liste per eleggere a suffragio universale diretto il capo dello Stato, che è anche capo dell'esecutivo, assistito (come in Francia i da un primo ministro. La scelta è tra il candidato del «Partito nazionale unito» (UNP), l'attuale primo ministro Rasaninghe Premadasa. appartenente a una casta di basso livello, quella dei lavandai, e quello dell'opposizione del «Partito della libertà dello Sri Lanka(LSFP) della aristocratica Sirimavo Bandaranaike, che nel 1960 fu la prima donna al mondo a diventare capo di governo, assai prima di Golda Meir e di Indirà Gandhi. Fino a un paio di giorni fa le previsioni degli esperti davano per «probabile» la vittoria di Premadasa (gli astrologi, che quaggiù contano molto, la danno per •sicura»). Si diceva che nel Sud, dove la. signora Bandaranaike è fortissima, 01 elettori avrebbero disertato i seggi perché terrorizzati dagli estremisti del «JVP» e pertanto sarebbero venuti a mancare centinaia di migliaia di voti. Si diceva anche che per questo motivo Premadasa non aveva inviato soldati e poliziotti per garantire l'ordine e che (come è sempre avvenuto In questo Paese) la votazione sarebbe stata manipolata dai funzionari governativi a favore del primo ministro. Ma due giorni fa c'è stata una svolta importante, a quanto si dice a Colombo. I terroristi del «JVP» avrebbero cambiato tattica: anziché minacciare di morte chi andrà a votare (in primavera, alle regionali nel Sud, assassinarono più di trecento persone], avrebbero dato l'ordine di andare alle urne. La notizia, finora non confermata, è di buona fonte, è trapelata durante la cena di addio che l'altra sera il ministro degli Esteri Shahul Hameed ha offerto al corpo diplomatico. Si dice che Anura, il figlio della signora Bandaranaike. che e anche capo del «Partito della libertà dello Sri Lanka», è riuscito a indurre i terroristi del «JVP- a rinunciare alla violenza, offrendo loro incarichi nel prossimo governo. A qualcuno del «JVPperò questo accordo non dev'essere piaciuto, lo si deduce dalla bomba al comizio di chiusura delia campagna elettorale. Mai infatti il «Partito della libertà» era stato preso di mira dai terroristi, finora tutti gli attentati erano directi contro il partito al governo e quello socialista e tutte le vittime (474 nelle ultime quattro settimane) appartenevano ad essi. La signora Bandaranaike potrebbe dunque vincere le elezioni. Nelle ultime 48 ore — secondo notizie che circolano con insistenza — le sarebbe riuscito di trovare, oltre a quello del «JVP» singalese nel Sud, altri due appoggi indiretti: quello dei separatisti tamil nel Nord e quello dell'India -Ha stretto patti con tre diavoli-, si dice a Colombo. Alla minoranza dei tamil, odiatissimì dai singalesi, avrebbe promesso l'indipendenza in cambio del loro voti, all'ambasciatore di New Delhi, l'alto commissario J.N.Dbdt, avrebbe fatto capire che, se sarà eletta, rinuncerà al suo slogan «Fuori gli indiani» (peraltro identico a quello del suo rivale Premadasa e dei terroristi del «JVP»). Su quest'ultimo punto ho avuto conferma indiretta dallo stesso alto commissario indiano Dixit, giorni fa, quando mi ha ricevuto nella sua ambasciata-fortezza sotto lo sguardo attento di paracadutisti armati di mitragliette Ak-47, appostati dinanzi alla vetrata in riva all'oceano.-Dovrete ritirare i vostri 60 mila soldati che occupano il Nord dell'isola? -, ho domandato al diplomatico. -Non credo — ha risposto —. Durante la campagna elettorale si dicono tante cose, poi, quando si è al potere, si capisce e si cambia atteggiamento-. Dixit smentisce, quasi sdegnato, qualsiasi interferenza del suo Paese in queste elezioni. Ma a Colombo non è un mistero per nessuno che Dixit è la persona più potente nell'isola (il diplomatico lo nega ma è lusingato quando gli dico: -Lei fa la musica, i lankani ballano-) e che in ottobre, alle elezioni regionali nel Nord, hanno trionfato (con metodi più che dubbi) i candidati filoindiani. Tant'è che si dice «vincerà chi vorrà Dbdt». L'isola di Sri Lanka è un moscerino rispetto al vicino, l'elefante indiano, un cinquantesimo tanto per superficie (66 mila contro 3, 3 milioni di chilometri quadrati) quanto per popolazione (16 milioni contro 800 milioni di abitanti). Ma per la sua posizione strategica a Sud del subcontinente, dove sono costrette a passare tutte le navi dall'Europa e dal Medio Oriente verso l'Asia e l'Australia, la sua stabilità intema e le sue alleanze esteme hanno un certo rilievo. Per cui le elezioni di domani nell'isola, nota nel mondo solo per il tè e le sue attrattive turistiche, assumono un'importanza superiore a quella di questo piccolo Paese. Domani si decide (mentre il primo ministro Gandhi va a Pechino per riconciliarsi con la Cina) se a Colombo verrà eletto un presidente ossequiente a New Delhi oppure uno in grado di frenare l'espansionismo della superpotenza regionale India, che si considera successore del «British Raj». Tito Sansa
Persone citate: Gandhi, Golda Meir, Premadasa, Rasaninghe Premadasa, Shahul Hameed, Sirimavo Bandaranaike
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