Due pentiti accusano gli amici «Uccisero loro quel giovane»

Due pentiti accusano gli amici «Uccisero loro quel giovane» Il delitto nell'84 a Rivalta durante l'aggressione ad una coppia Due pentiti accusano gli amici «Uccisero loro quel giovane» In carcere sono finiti due fratelli, titolari d'una carrozzeria ■ Negano: «Abbiamo solo rubato qualche auto» Nel giugno '84 un bandito mascherato aggredì una coppia che si era appartata in aperta campagna, vicino a Rivalta. Le vittime reagirono e il rapinatore sparò uccidendo Michele Langella, di 26 anni. Ora, a oltre 4 anni di distanza, il giudice istruttore Giordana avrebbe fatto luce sull'episodio. Responsabili di quella e altre aggressioni, tutte a coppiette, sarebbero due fratelli: Giuseppe e Gianfranco Indino, entrambi carrozzieri. Ad accusarli sono due pentiti. Claudio Menegatti e Giuseppe Gamarra. La sanguinosa rapina avvenne lungo la strada provinciale Rivalta-Grugliasco, nel territorio protetto dell'Acquedotto municipale di Torino, una zona dove molte coppiette entravano per trovare un po' d'intimità, lontano da sguardi indiscreti. Michele Langella e la sua amica, Giovanna Andrioli, 31 anni, si erano fermati su una Renault 5 azzurra nei pressi di un boschetto di pini. Raccontò, poi, la giovane: -Era- IIIIHIIIIIIIIIIIIIIHIIIIIIIIIIIHIIIIIIIIIIIIMIIHIIIIIi ii vamo in auto, i finestrini aperti. Abbiamo sentito un fruscio improvviso. Io mi sono spaventata, Michele ha riso, dicendomi che il vento gioca brutti scherzi. Invece davanti al finestrino è comparso il viso di un uomo mascherato con una calzamaglia». Lo sconosciuto spianò la pistola, chiese denaro e oggetti d'oro, poi, per essere più convincente, colpì la ragazza con l'arma. Michele Langella reagì con rabbia, fece l'atto di scendere dall'auto: tre colpi di pistola lo bloccarono sul sedile. L'assassino fuggì tra gli alberi, inseguito dalle urla di Giovanna Andrioli, folle di paura. Per anni nessuno pensò più a quel delitto. Nei mesi scorsi, il colpo di scena. Un certo Giuseppe Gamarra, detenuto, confessa una serie di aggressioni: -Le facevamo io e i fratelli Gianfranco e Giuseppe Indino. Prendevamo di mira le coppiette. Ma quella volta che aìiimazzaroìio quel giovane io non c'ero perché avevo avuio un incidente in auto ed ero bloccato a letto. Gianfranco mi raccontò tutto quello che era successo e dopo l'omicidio decidemmo di non fare più rapine-. Il pentito avrebbe anche fornito una serie di riscontri su quella drammatica aggressione. Gianfranco Indino, assistito dall'aw. Macrì, ha respinto l'accusa: «Ce l'ha con me perché è convinto che abbia avuto una relazione con la moglie-. Ha negato tutto anche il fratello Giuseppe, difeso dall'aw. Lo Greco. Ma dopo le rivelazioni di Gamarra arrivarono quelle di un altro pentito, Claudio Menegatti: -Ho lavorato per un certo tempo con i fratelli Indino. Rubavamo e riciclavamo auto. Del delitto vicino a Rivalta mi parlò Gianfranco». A questa nuova chiamata di correità i fratelli hanno replicato in modo diverso. Gianfranco ha ammesso di aver rubato e riciclato le macchine con il Menegatti. Giuseppe ha spiegato che solo in due o tre casi aveva collaborato a modificare le vetture rubate per rivenderle: •Ma quella storia di furti non mi piaceva e ho lasciato perdere quell'attività. Da allora ho tempre lavorato onestamente, prima in un bar, poi in una carrozzeria-. n. pie. •I' IIIIMIIMIIIIIIIIIII lumini!

Luoghi citati: Grugliasco, Rivalta, Torino