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Il giudice: C'è omertà Il giudice: C'è omertà Dottor Marabotto, questa denuncia sul mercato della Crocetta fino a che punto può essere credibile? 'Nella mia esperienza ho visto spesso la malavita introdursi in quegli ambienti dove circola molto denaro e dove è più difficile fare controlli: può farlo per scalzare chi lavora onestamente, oppure per ottenere tangenti». Giuseppe Marabotto, sostituto procuratore della Repubblica, ha lavorato in più procedimenti contro il crimine organizzato e il giro delle estorsioni. Nell'83 guidò l'inchiesta della Squadra Mobile che, per il racket dei Mercati generali, portò a chiedere al giudice istruttore Lanza il rinvio a giudizio per 24 imputati: 9 furono prosciolti, per 15 la sentenza fu di condanna (da 2 mesi a 9 anni di reclusione). Ora deciderà la corte d'appello. Quella è stata finora l'unica grande inchiesta sul racket nei mercati torinesi. L'esposto inviato alla Procura e a La Stampa nei giorni scorsi afferma che estorsioni e comportamenti mafiosi si ritroverebbero anche tra le bancarelle della Crocetta. Risponde Marabotto: 'Il fenomeno è possibile, proprio per il grandissimo volume d'affari». E ricorda: 'Durante il processo per i Mercati generali, sono emerse cifre enormi a proposito del movimento quotidiano di denaro contante. Negli interrogatori, parecchia gente cui si chiedeva spiegazione delle altissime disponibilità rispondeva: le guadagno al banco». Ma in questo tipo d'inchieste c'è una difficoltà a volte insuperabile: le vittime hanno paura. «£' vero, c'è omertà — dice Marabotto —, Di fronte alle minacce di ritorsioni, che colpiscono l'interessato e anche i suoi familiari, molti preferiscono pagare e tacere». E lo dimostrano i fascicoli di quell'inchiesta: molti di quelli che hanno parlato, lo hanno fatto solo dopo l'arresto provvisorio per reticenza. Commenta il magistrato: «Le stesse vittime coprivano i ricattatori. Ma, davanti al rischio di diventare imputati, finivano per "ricordare"».