La Fiom: un salario più aziendale

La Fiom: un salario più aziendale Intervista con il segretario Airoldi che lancia l'obiettivo delle 35 ore La Fiom: un salario più aziendale «La contrattazione nazionale deve rimanere, ma qualità ed efficienza vanno definite impresa per impresa» - «La formula Olivetti sugli stipendi legati al profitto è solo sperimentale» ■ «No alla trattativa centralizzata di Pininfarina» DAL NOSTRO INVIATO CHIANCIANO — «Siamo andati nella commissione Fiat per la mensa a fianco del Sida solo per educazione, per non mettere in piedi un pasticcio. Però vogliamo una discussione con Firn e Uilm ed anche con il Sida per definire le regole del gioco. Altrimenti diremo di no alla presenza del Sida». Il leader del Fiom Angelo Airoldi ha fatto questa dichiarazione nel corso della conferenza stampa conclusiva dell'Assemblea nazionale dei delegati. Non ha chiarito se questa posizione sarà già tenuta nella riunione della commissione Fiat per l'orario le ferie e la flessibilità, che si riunirà a Torino mercoledì 21. E' più probabile che U problema si ponga per le riunioni delle commissioni che ci saranno da gennaio in avanti. E Airoldi ha aggiunto: «Se qualcuno pensa di sostituire il sindacato nazionale Fiom con il sindacato aziendale Sida è matto. Sarebbe un'operazione di guerra fredda». — Passando ai temi dell'Assemblea nazionale, quali sono gli orientamenti prevalenti che sono emersi? «Direi che è stata sottolineata l'esigenza di una riforma della contrattazione nell'ambito di una proposta di nuove relazioni industriali e di nuove regole che ci proponiamo di discutere con la Federmeccanica». — Per il salario ipotizzate equilibri diversi? «Sì! Intendiamo spostare risorse maggiori verso la contrattazione aziendale. Riconfermiamo che il contratto nazionale dev'essere mantenu- to e poniamo come obiettivo per il prossimo contratto una significativa riduzione dell'orario di lavoro (nell'assemblea è stato indicato il traguardo delle 35 ore settimanali)». — In azienda che cosa pensate di poter contrattare? «Tutti gli aspetti vicini alla realtà aziendale. Per esempio: le questioni professionali; la parte di salario per obiettivi: quantità, qualità efficienza, ecc.». — Sul collegamento di una parte della retribuzione ai risultati dell'impresa, che atteggiamento avete? «Sono molto d'accordo con Trentin nell'esprimere grande cautela. Formule come quella della Olivetti sono per noi sperimentali ed hanno un campo di applicazione molto delimitato. Escludiamo una espansione generalizzata». — D presidente della Confindustria Segio Pininfarina ha ribadito l'esigenza di una trattativa interconfederale sulle relazioni industriali. «Siamo recisamente contrari. Anzi, chiederemo alla Cgil un mandato negativo, cioè l'impegno a non accettare una trattativa centralizzata. Noi porremo le basi per un progetto di nuove relazioni industriali, che cominceremo ad elaborare da lunedì con Firn e Uilm, sul tavolo di Mortillaro e sfideremo la Federmeccanica sulle nostre proposte». — Che cosa pensa la Fiom di un contratto per tutta l'industria? •Siamo contrari, perché ogni categoria ha i suoi problemi specifici». — Nella relazione introduttiva di mercoledì, Walter Cerfeda ha sottolineato l'esigenza di uno sciopero generale per il fisco. Il segretario confederale Vìgevani, parlando dalla vostra tribuna, è stato cauto. Lei che cosa ne pensa? «Cerfeda non ha chiesto lo sciopero generale. Noi pensiamo che all'inizio del 1989 ci debba essere una significativa iniziativa di lotta per il fisco». — In questo momento ci sono in piedi due vertenze di un certo rilievo alla Guardini (componenti Fiat) ed al Coniali (altra azienda del gruppo Fiat). Quali sono le difficoltà? «Alla Guardini siamo decisamente contrari a collegare la presenza al salario. Al Cornai] danno gli stessi soldi dell'accordo Fiat, mentre noi vogliamo discutere alcune esigenze specifiche di quei lavoratori. Ci sono punti di forte tensione con la Firn e con la Uilm». Sergio Devecchi Angelo Airoldi

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