Si confessa il «boia delle galere» di Claudio Giacchino

Si confessa il «boia delle galere» Per la prima volta il killer Andraous racconta la sua vita piena di violenza Si confessa il «boia delle galere» Processato alle Vallette con altri 17 «catanesi» - «Mi considero un giustiziere di infami. Mai fatto per denaro» • Perché uccise il boss Turatello? «Francis si atteggiava a re, non mi piaceva» - Rimorsi? «Aver dato dolore a mia madre e a mia figlia» Vincenzo Andraous, uno dei più spietati «boia delle galere», è tra i diciotto imputati che da un mese sono processati nell'aula bunker delle Vallette per una serie di omicidi compiuti dal clan dei catanesi nello scorso decennio. Difeso dall'aw. Aldo Perla, ha accettato, ed è la prima volta che accade, di raccontare la sua vita di sangue e violenza. Andraous, perché è diventato un killer delle carceri? • Questa etichetta mi fa infuriare. Killer e chi uccide a pagamento, lo non ho mai ammazzalo per denaro ma per spirito dì giustizia. Mi considero un "giustiziere"». Un giustiziere? -Si. Di infami; cioè, di pentiti e delatori-. Otto anni la, nel supercarcere di Nuoro, partecipò all'omicidio del boss della malavita milanese Francis Turatello. Racconti quel delitto, commesso con una ferocia sconosciuta persino alle belve, da lei. Antonino Faro, Salvatore Maltese e Pasquale Barra, detto «'o animale-, che poi diverrà il grande accusatore di Tortora. Durante l'ora d'aria trucidaste il boss a coltellate. Perché, poi, gli :;l rappaste le viscere e le addentaste? • Francis s'alleggiava a re, non mi sono mai piaciuti (incili chi: vogliono fare i capi. Pero, e falso che abbia morsicato gli intestini di Turatello, fu uno dei mici compagni (Maltese, ndr) a farlo. Li mangio, gli agenti di custodia sul camminamento videro bene tutto-. Perché il boss fu condannato a morte? E' vero che sino a pochi giorni prima dell' ■ esecuzione- eravate in buoni rapporti? «Si, poi Turatel- lo fece uno sbaglio. Avvertì la direzione del carcere di un mw progetto. Ma adesso basta con questa vecchia storia-. Per la cronaca, il progetto, come Andraous confessò al processo per l'assassinio, era questo: uccidere un recluso appartenente alla banda Turatello sospettato di aver fatto fallire una rivolta nel penitenziario di Pianosa. Un altro episodio truculento: nel 1980, nell'istituto di massima sicurezza di Novara scoppiò una sommossa. Insieme a Vallanzasca. al solito Antonino Faro ed altri detenuti lei uccise due reclusi, Massimo Loi e Boldiszar Vaudicevic. A Loi segaste la testa e poi ve la palleggiaste nel corridoio del braccio devastato dai rivoltosi. Non prova orrore, rimorso? C'è qualcosa che non vorrebbe mai aver fatto? -A Novara avevamo deciso di far fuori non solo quei due ma tulli gli infami: dovevamo eliminare dieci persone. Non potemmo raggiungerle perché erano in un'altra sezione, troppo lontana. Quanto al rimorso, non so di che si tratta e non mi pento di nulla. Be', no, ad essere sinceri, un rimorso ce l'ho: aver dato dolore a mia madre e a mia figlia... Certo, ho una ragazza già adulta che non ho potuto veder diventare grande-. Dicono che in carcere è temuto e onorato come un imperatore. Però, nell'aprile dell'anno scorso, anche lei è finito nel mirino degli altri «killer delle galere»: l'ex compagno di omicidi. Antonino Faro, insieme a Antonino Marano l'ha accoltellata nel¬ la prigione milanese di S. Vittore. Se l'è cavata per miracolo, con ferite alle braccia e al viso che hanno richiesto oltre duecento punti di sutura. L'attentato significa forse che Andraous è un imperatore al tramonto? Non ha paura di finire come Turatello? -Io imperatore? Ma se ho detto che detesto chi vuole fare il capo. Quanto all'agguato, dico solo che Faro e Marano sono isolati, non hanno amicizie: due veri e propri cani randagi. La paura? Sono capace dì tenerla a freno-. Non è folle il vivere di gente come lei, Faro, Marano? Sempre e solo ossessionati di combattere, oggi amici, domani nemici, assurde guerre con accoltellamenti e strangolamenti da un carcere all'altro d'Italia? •Prima di parlare, bisognerebbe conoscere il mondo dei bracci speciali di massima sicurezza. Comunque, gli infami vanno sempre puniti: Dopo gli assassinai di Novara e Nuoro, lei vive segregato come un animale feroce. Che cosa s'aspetta dal futuro? •Ho buttalo al vento la mia vita. Però, da anni mi comporto bene, spero, prima o poi, di poter usufruire anch'io dei benefici di legge-. Allora, ha cambiato idea. Due anni fa, a Napoli, durante il processo Tortora, disse: «Vivrò e morirò in cella». -Mi auguro di uscire in permesso, essere ammesso alla semilibertà. No, non si stupisca: già un altro "giustiziere", che da tempo è un recluso modello, ha ottenuto una licenza-premio. Insomma, dopo 13 anni di galera, dei quali sette in condizioni durissime, vorrei anch'io avere un po'di pace-. Nell'86 s'è iscritto al partito radicale. Nelia remota speranza, a detta dei maligni, di avvicinarsi più in fretta alla libertà. -Sciocchezze. Ho scelto i radicali perché sono i soli che si occupano dei deboli e dei bisognosi-. Lei è tutt'altro che debole e bisognoso. Nelle lettere si firma sempre: «Vince». -Mi reputo un uomo vero. Sul polso destro mi sono fatto tatuare "Io pago ma...". E' il mio motto. Non dimentico mai. E pago sempre di persona-. Claudio Giacchino

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