«Triste giornata per Israele »

«Triste giornata per Israele » Gerusalemme reagisce con rabbia alla decisione americana: «E' una gaffe «Triste giornata per Israele » I! premier dice che non tratterà con l'Olp anche se ciò dovesse costare l'isolamento internazionale • Più difficili le trattative sul governo Peres? «Shamir se l'è cercata » NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — Israele è pronto anche ad accettare l'isolamento Intemazionale pur di non avviare una trattativa con l'Olp, in quanto ritiene che essa si concluderebbe necessariamente con la creazione di uno Stato palestinese indipendente Ih Cisgiordania e a Gaza e -metterebbe a repentaglio la nostra sicurezza nazionale-. E' questo il messaggio centrale della leadership politica di Gerusalemme a poche ore dalla decisione dell'amministrazione Reagan di avviare un dialogo con l'Olp. iniziativa che segna, a giudizio di molti, l'inizio di una nuova epoca nel Medio Oriente e che obbliga Israele ad avviare un esame critico della sua politica estera negli ultimi vent'anni. n primo ministro incaricato Yitzhak Shamir è stato colto in contropiede dalla repentina svolta della politica statunitense. Mercoledì, nel corso della seduta del governo, aveva notato con soddisfazione che -ancora una volta gli arabi ci sono venuti in soccorso in quanto Yasser Arafat non è stato in grado di pronunciare le parole che gli Stati Uniti volevano udire-. Soltanto poche ore dopo l'ambasciatore israeliano a Washington lo ha però prevenuto del contenuto della conferenza stampa convocata di li a poco dal segretario di Stato George Shultz. -Avviando un dialogo con la più grande organizzazione di terroristi al mondo gli Stati Uniti hanno compiuto una gaffe che non farà mini¬ mamente avanzare il processo di pace nella zona-, ha commentato ieri il direttore generale dell'ufficio del primo ministro, Yossi Ben Aharon. -Prevedo che fra non molto gli americani si renderanno conto che l'Olp non presta fede ai suoi impegni. Noi comunque non negozieremo con questa organizzazione anche se ciò dovesse provocare il nostro isolamento intemazionale-. -Per noi è U7ia triste giornata — è stata la prima reazione del ministro degli Esteri uscente Shimon Peres — ma con la tristezza non si fa politica-. Dopo aver accusa¬ to il premier Shamir di aver di fatto -spalancato la strada all'Olp» ponendo il veto all'iniziativa di pace coordinata con la Giordania nell'aprile 1987, e compiendo cosi •un errore fatale-, Peres ha quindi affermato che Israele deve lanciare un'iniziativa di pace credibile per evitare di restare del tutto isolato. «Si rende ora necessario — ha detto — scegliere democraticamente nei territori occupati una leadership locale che aspiri alla pace e ripudi il terrorismo. Con essa siamo disposti a negoziare un accordo di pace-. U ministro ha precisato che precondizione per lo svolgimento di libere elezioni in Cisgiordania e Gaza sarà la sospensione dell'Intifada. Ieri dunque il leader labori sta si trovava preso in un non facile dilemma: tentare di portare avanti la sua -iniziativa di pace- dall'interno di un governo Shamir o assistere dall'opposizione a quella che sembra essere un'inesorabile marcia d'Israele verso l'isolamento mondiale e verso una crisi profonda (anche se non la prima) con la superpotenza amica, gli Usa. Ieri la sinistra del partito ha fatto pressioni su Peres perché non entri nel nuovo governo. A pochi passi dai ministeri israeliani, nel settore arabo di Gerusalemme, regnava ieri invece un clima di palese soddisfazione. 'Questa svolta nella politica statunitense — ha notato Hanna Siniora, direttore del quotidiano palestinese Al Fajr — si è resa possibile solo dopo un anno di Intifada, cioè di sanguinosa rivolta». La sensazione diffusa negli ambienti palestinesi locali è che il comando clandestino della rivolta abbia conseguito in un mese due successi politici fondamentali: prima facendo accettare la sua linea pragmatica dal Consiglio nazionale palestinese di Algeri e usando poi quelle risoluzioni come leva per avviare un dialogo fra la diplomazia americana e gli emissari di Arafat. • Ora che gli Stali Uniti hanno dato prova di realismo — ha aggiunto Siniora — speriamo che gli israeliani seguano il loro esempio-. ■ f. a.