Ivano Fossati, la storia d'un cantautore impervio di Gabriele Ferraris

Ivano Fossati, la storia d'un cantautore impervio Il concerto mercoledì 14 al Colosseo Ivano Fossati, la storia d'un cantautore impervio Ivano Fossati mercoledì 14 dicembre al Teatro Colosseo, via Madama Cristina 71, ore 21,30. Biglietti a 25 e 20 mila lire. Prevendite alla cassa del teatro (orario 10-13,15-19). Organizza Radio Stuff, che annuncia per le prossime settimane Renato Carosone (sempre al Colosseo 1117 dicembre) e Pino Daniele (il 20 dicembre al Palasport). «S: ONO emozionato e un po' ubriai co. La verità è che non sono abituato al successo: vi ringrazio». Così Ivano Fossati ha salutato il pubblico del Teatro Nuovo di Milano, che gli ha tributato un'interminabile ovazione alla fine del suo concerto, qualche giorno fa. E' vero. Ivano Fossati non è abituato al successo. Proprio lui che da vent'anni scrive — e canta — canzoni di successo. Cominciò negli Anni Settanta con i Delirium e Jesael, e diventò subito personaggio di spicco di un rock italiano che si stava faticosamente liberando dalle sudditanze psicologiche verso i popoli di lingua inglese. Poi Ivano Fossati abbandonò i Delirium e cominciò una carriera solista nei segno della qualità, della classe, del nobile artigianato. Una carriera che gli ha fruttato tante soddisfazioni: soddisfazioni morali, però, nel senso dei riconoscimenti critici e dell'apprezzamento dei colleghi che, da Ornella Vanoni a Fiorella Mannoia, hanno amato e inciso canzoni sue. Le soddisfazioni di diverso tipo, gloria, fama, successo, sono state più rare. Ha fatto cose belle e che hanno pure venduto discretamente (La musica che gira intorno, Una notte in Italia), e un solo, vero hit, ma grandissimo: La mia banda suona il rock, tanto forte e accattivante che anni dopo la prima uscita è tornata in vetta alle classifiche proprio quest'estate, con tanto di versione spagnola. Ma Ivano Fossati non ha mai rinunciato alla dignità e alla serietà del suo lavoro di musicista, non ha voluto vendersi l'anima per un posto in hit parade. E adesso, finalmente, anche il grande pubblico ha cominciato ad apprezzarlo, grazie all'ultimo ellepì, La pianta del tè. Che non è un disco facile o ruffiano. Anzi, è un lavoro magico, pieno di suggestioni diverse, musiche etniche e briciole di jazz, ritmi d'Africa e flauti andini. Un disco di bellezza impervia, da scoprire a poco a poco. E, miracolosamente, in tanti l'hanno scoperto. Gabriele Ferraris Ivano Fossati: la sua popolarità è esplosa con «La mia banda suona il rock»

Luoghi citati: Africa, Italia, Milano