Armenia, storia di un terremoto annunciato

Armenia, storia di un terremoto annunciato Come alcuni geologi sovietici avevano previsto il sisma che ha sconvolto la regione di Erevan Armenia, storia di un terremoto annunciato ERA dall'inizio deU'87 che il Caucaso veniva considerato z'-.na a rischio sismico da numerosi geotisici sovietici sulla base di precise ir.cicazior. scientifiche. Da quando, cioè, avevano cominciato a manifestarsi una serie di sintomi preoccupanti, inducendo gli studiosi a lanciare quelle; che essi chiamano Tip. ovvero -Time ol'lncreaseri probability-, il tempo dì aumentata probabilità de! verificarsi di un terremoto. In sostanza, una sorta di allarme sismico. Il disastro dell'Armenia ha rappresentato la prima tragica conferma -in anticipodelia validità dì un metodo matematico di analisi dei terremoti che e stato messo a punto soprattutto da uno dei grandi geofisici della scuola sovietica, Vladimir I Keilis-Borok, e dal suo giovane collaboratore Vladimir G. Kossobokov. Entrambi fanno parte dell'Istituto di fisica terrestre dell'Accademia delle Scienze dell'Urss ed entrambi figurano tra i docenti di un «workshop» sull'informatica geofisica, la previsione dei terremoti e la riduzione del rischio sismico che si sta svolgendo al Centro di fisica teorica di Miramare, presso Trieste. Il metodo sovietico rappresenta forse il primo tentativo riuscito di definire la sismicità in termini matematici standardizzati per tutte le condizioni tettoniche, basati su una sene di fenomeni ben identificabili. Quali? Spiegano Keihs-Borok e Kossobokov: -Abbiano preso in considerazione dei parametri variabili nel 'ftnpo. li primo è l'attività sismica di una certa zona, ovvero il numero di terremoti avvenuti nei passato con magnitudo superiore a una determinata soglia, diversa da regione a regione e che viene individuata su base statistica. Il secondo parametro e l'incremento di questa attività sismica, poi c'è il grado di stazionarietà del fenomeno e quindi le deviazioni dati andamento a lungo termine. Il quinto parametro è rappresentato dalla densità delle sorgenti sismiche in una determinata area; il sesto dalla registrazione di sciami di piccole scosse che seguono un evento di intità intermedia per una determinata zona-. Ciascuno di questi parametri può venire definito da una precisa funzione matematica, di facile e rapido uso sul calcolatore. Ora. quando in una zona l'85 per cento dei parametri compare in eccesso rispetto ai valori considerati normali, diventa allora ragionevole dichiarare lo stato di allarme Quello sovietico, dunque, e un me¬ todo empirico legato a ben precisi fenomeni convertibili in valori numerici Per verificarne l'affidabilita. Keilis-Borok e i suoi collaboratori sono andati a rivedersi i fenomeni collegati a 36 eventi sismici registrati nell'arco degli ultimi ventitrent'anni (sulla base dell'-Archivio degli ipocentri mondiali- tenuto da alcune agenzie statunitensi, tra le quali l'U.S. Geological Survey) in sedici regioni del pianeta, scelte tra quelle soggette a movimenti tellurici di forte intensità: dalla California all'America del Sud, dalla Cina al Giappone, dagli Appennini alla Turchia, dal Caucaso all'Himalaya. Ebbene, in ben 32 dei 36 casi presi in considerazione (una percentuale dell'89 per cento) è stato possibile indivi¬ duare un forte incremento dei fenomeni prima elencati, considerati premonitori di una scossa particolarmente violenta. Per quanto riguarda il Caucaso, dei due eventi sismici che hanno caratterizzato il periodo compreso tra il '75 e l'86 uno era stato chiaramente -annunciato- da segni premonitori, l'altro invece si era verificato senza alcun preallarme. Ma — come si è detto — da quasi due anni si andavano accumulando segnali ben precisi che -qualcosa- si muoveva nelle viscere del Caucaso. La previsione parlava di un terremoto di magnitudo superiore a 6.5 Richter, localizzato all'interno di un'area di 200 chilometri per 200 e nell'arco di tempo di un paio d'anni. Una previsione che ha trovato impressionante conferma in quanto avvenuto mercoledì sera. Nonostante tutto, gli studiosi sovietici dimostrano grande prudenza. Pur lavorando da ormai cinque anni su questo algoritmo e avendone dimostrata l'apparente elevatissima affidabilità, non amano sentir parlare della possibilità di -prevedere- i terremoti. Ma appaiono chiaramente colpiti dal fatto che se fino ad ora le loro erano state previsioni -a posteriori- adesso si trovano di fronte a quella che sembra finalmente la prima previsione non retrospettiva. Il fatto che questa conferma al loro metodo sia venuta da una catastrofe che ha colpito il loro stesso Paese ha quasi il sapore di beffarda fatalità. -Sia ben chiara una cosa», osserva Giuliano Francesco Panza, direttore dell'Istituto di geodesia e geofisica dell'Università di Trieste, collaboratore del gruppo di Keilis-Borok e organizzatore del corso al Centro di Miramare. -Noi ci troviamo in una situazione simile a quella di un biologo che ha messo a punto un vaccino e ne ha verificata l'efficacia in alcune cavie: non può essere ancora sicuro che funzioni altrettanto bene sull'uomo. Il metodo dei sovietici registra un'ele¬ vata percentuale di successi, almeno sulla carta: ma questo è sufficiente per poter affermare di saper davvero prevedere i terremoti, lanciando magari allarmi alle popolazioni? Io direi di no. pur non escludendo che queste analisi matematiche potrebbero comunque servire per mettere in stato di allerta la Protezione civile di un Paese, preparando quelle strutture (ospedali, caserme...) destinate a mobilitarsi in caso di reale emergenza e predisponendo un adeguato stoccaggio di generi di prima necessità, cibo, medicine, tende, coperte-. E qual e la situazione in Italia? Che cosa dicono le indagini effettuate dai sovietici sugli Appennini? •Le analisi dei fenomeni sismici del passato — dice Panza — hanno consentito di individuare tutta una serie di segnali premonitori del violento terremoto avvenuto in Irpinia nel 1980, che provocò quasi cinquemila morti. A cominciare da un "nido" di scosse registrato in Umbria nei mesi precedenti. Oggi, invece, non c'e alcuna situazione di allarme per terremoti di entità rilevante, con magnitudo superiore a 6.5. Ci troviamo insomma in una fase di quiescenza, non sorprendente dopo un periodo di forte attività ... Fabio Pagan Componente verticale Componente orizzontale

Persone citate: Fabio Pagan, Giuliano Francesco Panza, Panza, Richter, Vladimir G. Kossobokov