Il personal computer è finito in un museo

Il personal computer è finito in un museo Il primo esemplare esposto alla Smithsonian Institution Il personal computer è finito in un museo RECUPERATO da una soffitta a Santa Cruz, il primo personal computer della storia ha finalmente trovato la sua giusta collocazione presso la Smithsonian Institution di Washington, un museo che ospita le testimonianze della storia dell'informatica. Si tratta del GÌ5 PC, un macchinario delle dimensioni di un frigorifero che impiegava 250 valvole alimentate da una corrente di 40 Ampère. Come memoria interna il GÌ 5 disponeva di un tamburo magnetico rotante con la ridicola (per oggi) capacità di 12 Kbyte, sul quale potevano trovare posto non più di 3000 caratteri. Questo rudimentale personal non disponeva nemmeno di Sistema Operativo e per la gestione il suo inventore era stato costretto a realizzare uno specifico linguaggio di programmazione chiamato Intercon. L'introduzione dei dati avveniva esclusivamente per mezzo di un nastro di carta perforata (l'ormai leggendaria «banda") in quanto il computer non disponeva di una tastiera ma solo di una pulsantiera di controllo. La sua ideazione avvenne intorno agli Anni 50 durante i ritagli di tempo da Harry D. Huskey, allora docente presso l'Università di Berkeley in California. Ultimato il progetto, Huskey lo vendette alla divisione computer della Bendix Aviation Corp., la quale impiegò un paio d'anni per iniziarne la commercializzazione. Le prime vendite si ebbero nel 1954 ed i pochi clienti (meno di cento in tutto) furono in prevalenza aziende chimiche e petrolifere. Il prezzo infatti era piuttosto impegnativo e si aggirava intorno ad una cifra pari a 50.000 dollari di oggi (oltre 65 milioni di lire). Per avere un'idea dei progressi intervenuti in appena 34 anni è opportuno ricordare che gli attuali PC propongono per meno di 1000 dollari computer che, sul filo di chip miniaturizzati fino al l'inverosimile e con microcorrenti dell'intensità di qualche milli-ampére. sono capaci di memorizzare alcuni miliardi di caratteri e di elaborarli in tempi misurabili in nano-secondi. Lo stesso Huskey. un arzillo vecchietto di 71 anni che ha attraversato tutto l'universo dell'informatica dagli albori ad oggi, ha del resto dichiarato che forse l'unica vera rassomiglianza tra la sua creatura ed i mostri attuali sta in quella magica sigletta PC appiccicata al nome. D'altra parte oggi come non mai l'uomo ha bi sogno di nuovi miti. Elvezio Petrozzi «Personal computer, rt di denari», Dis. di lastrego & Testa

Persone citate: Harry D. Huskey, Petrozzi

Luoghi citati: Berkeley, California, Santa Cruz, Washington