Fante spremeva da Hollywood emozioni ed euforie di Masolino D'amico

Fante spremeva da Hollywood emozioni ed euforie I racconti dello scrittore italo-americano, scoperto da Vittorini Fante spremeva da Hollywood emozioni ed euforie CHE fine aveva fatto John Fante, il brillante giovane narratore italoamericano che Vittorini segnalo all'attenzione di molti, nel paese ■ avito, durante e subito dopo la guerra? Quella di altri talenti: era andato a Hollywood e per anni e anni aveva scritto per lo schermo in cambio di un congrua assegno settimanale; si era comprato una villa coi piscina, e di letteratura non ne aveva prodotta quasi più. Da ultimo si era ammalalo gravemente. Diabetico, aveva perso la vista e poi le due gambe, amputate per una cantrrena. Afa sul letto dove aspettava la morte, che lo avrebbe raggiunto nel 1983. detto alla moglie un libro grazie al quale il suo nome ha ripreso a circolare, negli Stati Uniti innanzitutto, dove Charles Bukowski si era nel frattempo autopromosso suo paladino, poi in Francia: oggi anche in Italia, nella mondadoriana collana -L'ottagono— avvalendosi qui di una svelta traduzione di Francesco Durante tal quale però segnalerei, se e lui l'autore delle note, che i versi conclusivi sono di Lewis Carroll), e di una piacevole prefazione di Pier Vittorio Tondelli. Contemporaneamente, e molto opportunamente, la Sellerio propone tre dei racconti famosi, risalenti al 1940 e collettivamente intitolati Una moglie per Dino Rossi ben tradotti anche questi da Maria Mortone, con l'appendice di un ritrattino di Gian Gaspare Napolitano, una vecchia corrispondenza dalla California. Questi racconti ci rinfrescano sul caso dell'oriundo abruzzese. Sono scene di vita di immigrati, di cui si sottolinea la componente folkloristica e, all'occhio del presumibile lettore anglosassone, pittoresca. Nel primo e più sostanzioso un violento capofamiglia tenta di costringere un mite amico nonché, una volta, pretendente sfortunato di sua moglie, amico verso il quale egli nutre sentimenti di vaga gelosia retrospettiva ma anche di condiscendenza a sposare una propria amichetta; ma il piano cozza contro la ribellione di tutto il nucleo domestico. Nel secondo u.i chierichetto perde la fede quando un coetaneo più discolo di lui trafuga l'ostia consacrata senza causare prodigi o sciagure. Il terzo è il ricordo di una prima comunione L'autore di questi pezzi e di molti altri consimili, evidentemente tratti dalla propria vita vissuta, fu catalogato come portavoce di una minoranza etnica, nemmeno particolarmente interessante — a quei tempi oltretutto il cinema non aveva ancora sfruttato appieno il potenziale di intrattenimento delle comunità italiane, e tanto i registi oriundi tCoppola. Scorsese, De Palma, Cimino) quanto le spassose commedie hollywoodiane (L'onore del Prizzi. Stregata dalla luna; erano ancora di la da venire. D'altro canto ridurre John Fante a un semplice descrittore di usanze di immigrati appare retrospettivamente ingiusto. Quel narratore aveva occhio, aveva ritmo, aveva, soprattutto, una sua vivacità insopprimibile, spesso sconfinante nell'impudicizia; era diretto, era scorrevole, era energico. -Ecco, finalmente, uno scrittore che non aveva paura delle emozioni-, scriverà Bukowski. -Ironia e dolore erano intrecciati tra loro con straordinaria semplicità-. Queste doti che dopo un paio di libri felici, ma che parvero interlocutori, furono sacrificate alla routine dorata ma in definitiva insensata di Hollywood, tornano curiosamente a scintillare nel quasi postumo Sogni di Bunker Hill. Qui dopo tanto tempo John Fante resuscita il suo alter ego Arturo Bandini, figlio come lui di un muratore italiano, e lo spedisce a tentare la fortuna nella Mecca del cinema. Sono i favolosi Anni Trenta, e dopo alcune traversie, e rfopo aver fatto la fame negli alberghetti di Bunker Hill. Arturo viene assunto da uno studio, dove impara che gli scrittori sono pagati per non far nulla: quando vede un assurdo western del quale aveva rielaborato tutta la sceneggiatura, trova che di suo non e rimasta che una sillaba. A differenza di quanto fece John Fante, egli a questo punto, pur sentendosi umiliato e svuotato, trova la forza per voltar pagina e rimettersi a scrivere sul serio. Raccontato così sembra un apologo serioso. Ma in realta le avventure del picaro Arturo Bandini sono comiche, e non di rado boccaccesche; il tono e di una vitalità travolgente, ben al di sopra delle fatidiche righe; la satira indubbiamente autobiografica di Hollywood non ha nulla dell'amarezza di altri scrittori che attraversarono esperienze analoghe 'West, Chandlen, ma comunica piuttosto un senso di euforia per il possesso di una giovinezza che per quanto lontana l'autore si ostina a non considerare smarrita. Se pensiamo alle circostanze in cui questo libro fu scritto, dobbiamo veramente concludere che John Fante aveva il diavolo in corpo. Masolino d'Amico John Fante, -Una moglie per Dino Rossi-, trad. Maria Martone, Sellerio, 112 pagg., 8.000 lire; -Sogni di Bunker Hill-, trad. Francesco Durante. Mondadori, pagine 146, 16.000 lire.

Luoghi citati: California, Francia, Hollywood, Italia, Mecca, Prizzi, Stati Uniti