Parvus, il rivoluzionario che ispirò Lenin cancellato dalla storia di Paolo Mieli

Parvus, il rivoluzionario che ispirò Lenin cancellato dalla storia Una biografia di Zveteremich riscopre l'ideologo e finanziatore dei bolscevichi, che organizzò il treno per Mosca Parvus, il rivoluzionario che ispirò Lenin cancellato dalla storia SOLTANTO adesso, dopo la proiezione sulla seconda rete televisiva del film di Damiano Damiani II treno di Lenin, la nebbia che per quasi un secolo ha reso in-, distinta la figura di Parvus comincia a diradarsi. Ma non è niente più che un inizio. Nel film s'è potuto individuare solo un aspetto della personalità di Parvus: un uomo facoltoso e gaudente che, vuoi per arricchirsi ulteriormente favorendo la causa tedesca nella prima guerra mondiale, vuoi per assecondare un proprio disegno, quasi estetizzante, di destabilizzazione rivoluzionaria dell'Europa, offrì a Lenin il «vagone piombato» (che poi, come s'è potuto vedere, piombato lo era solo per quel che concerneva il bagagliaio) che, attraverso la Germania, nell'aprile del '17 lo avrebbe trasportato in Russia a preparare e capeggiare la rivoluzione d'ottobre. Parvus, però, fu molto di più di quel che s'è potuto capire dal film di Damiani. Fu già dall'inizio del Novecento il vero ideatore di quella rivoluzione. In tutti i sensi. Fu lui che quando scoppiò la prima guerra mondiale individuò in Lenin l'uomo che avrebbe potuto guidarla e che già nel 1915 iniziò a darsi da fare per convincere il governo tedesco ad appoggiarne la causa. Quel treno fu solo uno degli strumenti che riusci a mettere nelle mani di Lenin; e quella rivoluzione fu sua non meno di quanto lo fosse del capo dei bolscevichi. Ma chi.fu veramente.Parvus? Era nato nel 1867 in uno siiteli ebraico sui bordi della Beresina non lontano da Odessa, in quella stessa zona deU'Ukraina che vent'anni dopo diede i natali a Marc Chagall. Figlio del proprietario di un'officina che fabbricava e riparava attrezzi agrìcoli, da giovanissimo si trasferì in Germania dove prese a frequentare gli ambienti della socialdemocrazia tedesca. Sul suo vero nome è rimasto qualche dubbio: fu all'origine Izrail Lazarevic Gel'fand, modificato poi in Israel Aleksandr (o Aleksandrovic) Gel'fand e successivamente in Alexander Helphand. Usò nei suoi primi scritti molti pseudonimi: Ignatieff, Unus, la sigla IH. All'ultimo di questi nomignoli, Parvus, decise di legare definitivamente la sua identità. Identità d'una persona di spicco, ben conosciuta già alla fine dell'Ottocento tra i socialisti di tutt'Europa. Di lui c'è traccia nel carteggio tra Plechanov e Engels (maggio 1894), con lettere di Engels che esprimevano apprezzamento per le sue critiche alle tesi economiche antimarxiane di Boehm-Bawerk. Fu amico personale di Kautsky, i cui figli, impressio¬ nati dalla sua mole ed equivocando sul suo nome, lo chiamavano «dottor Elefant-. Dall'esilio in Siberia, Lenin nel 1899 raccomandava ai suoi la lettura de II mercato mondiale e la crisi agraria, la raccolta dei saggi che Parvus aveva pubblicato qualche anno prima sulla Neue Zeit. Fu poi nella casa di Parvus a Monaco che, assieme a lui, lo stesso Lenin nel 1900 pose le fondamenta dell'Iskra; e in quello stesso appartamento, l'anno successivo, il futuro capo dei bolscevichi conobbe Rosa Luxemburg. Trotzky che a Pietroburgo lo ebbe a fianco nella fallita rivoluzione del 1905 e che fu da lui influenzato nell'elaborazione della teoria della «rivoluzione permanente», nelle sue memorie ne parla in questi termini: 'Parvus era indubbiamente la più eminente figura marxista della fine del secolo scorso e degli inizi del nostro". Isaac Deutscher lo ha descritto come «une delle menti politiche più coraggiose e più acute della sua generazione-. La sua fama raggiunse anche l'Italia: nel gennaio del 1918 il Corriere della sera lo definì "l'occulto artefice della rivoluzione russa». Esagerazioni dei suoi contemporanei? No, il posto occupato da Parvus negli eventi che portarono alla rivoluzione d'ottobre effettivamente fu fondamentale. Anche se per molti anni si è cercato poi — in particolare per quel che riguarda gli studiosi comunisti, ma non solo loro — di minimizzarlo e solo di recente con qualche studio ma soprattutto col libro di Solgenitzin Lenin a Zurigo e col dramma di Peter Weiss Trotzky in esilio gli si è riconferita dignità di protagonista. In Italia ne hanno approfondito il ruolo Enzo Bettiza ne II mistero di Lenin e Piero Melograni che gli ha dedicato un intero capitolo de // mito della rivoluzione mondiale. E in questi giorni esce, pubblicata da Garzanti, un'avvincente nonché documentatissima biografia di Helphand, «Il grande Parvus», scritta da Pietro Zveteremich (412 pagine, 38.000 lire). Ad inizio del suo libro, Zveteremich afferma che Parvus assieme alla Luxemburg, Lenin e Trotzky fu «una delle quattro figure sloriche della teoria e della tecnologia della rivoluzione marxista che all'alba del secolo hanno elaborato il comunismo contemporaneo»; anzi fu colui che «non solo cronologicamente precedette tutti nel teorizzare le tecniche.della rivoluzione proletaria». Ma allora perché se ne è quasi persa memoria? La risposta non può che essere una: perché Lenin appena conquistato il potere volle far perdere le tracce del debito che aveva contratto con lui. Tracce di cosa? Nella primavera del 1915 Parvus andò a trovare Lenin a Zurigo per convincerlo a sfruttare la disponibilità tedesca e a organizzare la rivoluzione già per il gennaio del '16; poi prese con sé un fedelissimo di Lenin, Jacob Fuerstenberg, più noto sotto lo pseudonimo di Hanecki, a lavorare nell'organizzazione di import-export che aveva creato in Scandinavia per far da copertura al trasferimento di fondi all'organizzazione bolscevica; in quegli stessi anni ebbe un rapporto strettissimo con altri due emissari di Lenin, Radek e Kozlowski; alla testa dei bolscevichi che il 7 novembre fecero irruzione nel Palazzo d'Inverno assieme a Antonov-Ovseenko c'era Cudnovskij, che aveva a lungo lavorato per Parvus. Treno a parte, si può tranquillamente dire che la rivoluzione d'ottobre non sarebbe mai avvenuta se Parvus non si fosse esposto in pri¬ ma persona a cercar per essa i denari e l'approvazione dell'imperatore Guglielmo II. Tutti questi intrecci vennero già alla luce all'indomani della fallita sollevazione di Pietrogrado del luglio 1917, quando giudici e giornali russi con ampia documentazione accusarono Lenin d'essersi fatto finanziare dal «/osco affarista, agente del Kaiser» Parvus. E poi ancora in dicembre, dopo la conquista del potere, quando il comitato centrale bolscevico istruì una sorta di processo ad Hanecki per la sua collaborazione con Parvus e Lenin fu costretto ad intervenire in sua difesa. In nessun modo Lenin avrebbe potuto accettare che la sua rivoluzione potesse apparire ed esser tramandata ai posteri come nient'altro che l'esecuzione di un piano messo a punto da Parvus negli uffici ministeriali di Berlino. Parvus, mi lo aveva usato e adesso doveva uscire di scena; quando, nel tardo autunno del '17, Helphand chiese di poterlo raggiungere in Russia, Lenin, con una buona dose di cinismo, gli rispose tramite Radek: «Aron ci si può dar da fare per la causa della rivoluzione con le mani sporche». Parvus non si perse d'animo e dedicò gli ultimi anni della sua vita (morì alla fine del '24) ad un'attività di consigliere economico, in stretto contatto con il primo ministro Scheidemann e il presidente Ebert; attività che fu di grande rilievo per la costruzione della Repubblica di Weimar. Quando morì, Stalin fece scrivere a Clara" Zetkin un necrologio in cui si dava risalto alla sua presenza nella rivoluzione del 1905 al solo scopo di gettare qualche ombra su Trotzky. Molti giornali tedeschi, sull'onda di una campagna che era cominciata già qualche anno prima, lo dipinsero come un imbroglione, un profittatore di guerra. Ma. almeno sotto il profilo umano, forse il miglior epitaffio è in ciò che scrisse (quando lui era ancora in vita) il ministro Konrad Haenisch proprio per difenderlo da quella campagna: «Penso che Parvus sarebbe fuori posto come membro onorario di una so- d'età di vergini protestanti. Un esponente della Chiesa potrebbe jurse disapprovare certi aspetti del modo di vivere di Parvus. Quanto alle sue transazioni rinanziarie, i cui dettagli io non conosco, non bisogna dimenticare che egli non è un piccolo borghese conformista ada tedesca. Parvus è un vero figlio della Russia e r.elle sue vene indubbiamente scorre una notevole miscela di sangue ebraico, russo e tartaro. Un uomo simile ha il diritto di venir giudicato in base alle leggi della sua natura». Paolo Mieli Una scena dello sceneggiato televisivo «Il treno» mmm i i hiiIBUBIIIIIiiiC^ Izrail Lazarevic Gel'fand detto Parvus