«Ace-inibitore», nuovo farmaco contro l'ipertensione arteriosa

«Ace-inibitore», nuovo farmaco contro l'ipertensione arteriosa Congresso a Firenze con specialisti italiani e stranieri «Ace-inibitore», nuovo farmaco contro l'ipertensione arteriosa Valido anche nella cura degli scompensi cardiaci - Il medicinale ha pochissimi effetti collaterali FIRENZE — Presso il Palazzo dei Congressi, nei giorni 3 e 4 dicembre scorsi, si è svolto un convegno su "Recenti acquisizioni nella terapia della ipertensione arteriosa e della insufficienza cardiaca". Organizzato da Merck Sharp & Dohome. Neofharmed e Sigma-Tau, ha visto la partecipazione di alcuni fra i maggiori cultori della materia italiani e stranieri. Protagonista delle due giornate è stata una classe di farmaci, gli Ace-inibitori, che, come ha detto nell'introduzione il professor A. Zanchetti. ha segnato un progresso senza precedenti non solo nella terapia ma anche nella comprensione dei meccanismi che sono alla base della ipertensione arteriosa e dello scompenso cardiaco. Il loro nome spiega la loro funzione: inibiscono un enzima che converte una sostanza inattiva, l'angiotensina I, in una molto attiva, l'angiotensina II, la quale, provocando vasocostrizione e stimolando la produzione di aldosterone (con conseguente riassorbimento renale di sodio e acqua), alimenta due dei fattori che stanno alla base della ipertensione arteriosa e dello scompenso cardiaco. Pur essendo questi far¬ maci in uso già da qualche anno, continuano a giungere da tutto il mondo osservazioni nuove, a volte anche sorprendenti, che ne confermano sempre più la validità. La prima giornata (moderatori G. Muiesan, G. G. Neri Serneri, A. Cinotti, A. Rapelli, A. Salvetti, L. Campanacci, C. Dal Palù) è stata dedicata alla pressione arteriosa nelle sue varie implicazioni. E' stata confermata la sua sempre maggiore incidenza nei Paesi industrializzati e ribadita la necessità di un trattamento precoce e costante anche per le ipertensioni moderate, per la prevenzione di danni ad organi quali il cuore (cardipatia ipertensiva, coronaropatie), il rene (nefroangiosclerosil, il cervello (vasculopatie cerebrali, ictus). E' emersa una linea di tendenza terapeutica che privilegia non tanto i farmaci più potenti, ma quelli che danno il minor numero di effetti collaterali, la maggiore semplicità posologica, in modo da garantire la massima aderenza alla terapia da parte di pazienti che di solito non hanno disturbi soggettivi e che mal sopportano farmaci che li fanno stare -peggio-. L'ipotensivo "buono» deve essere si efficace, ma non de¬ ve incidere negativamente sulla sessualità, sulla attività intellettuale, non deve avere effetti collaterali di tipo metabolico (ipercolesterolemia, iperglicemia, iperuricemia), né dare alterazioni elettrolitiche (su sodio e potassio in particolare) e ipotensione ortostatica, non deve agire negativamente sulle performance cardiaca, muscolare, respiratoria (A. Salvetti). Particolare attenzione va posta nel trattamento del paziente anziano Sono stati descritti casi di pseudo-demenza senile tipo Alzheimer, dovuti ad incongruo trattamento ipotensivo. Non esiste ancora un farmaco che non abbia effetti collaterali, ma gli Ace-inibitori sono stati indicati come quelli che più si avvicinano alle caratteristiche suesposte. Con il loro uso sono stati anche riferiti miglioramenti delle capacità cognitive dell'anziano. Gli stessi Ace-inibitori sono stati indicati come farmaci di prima scelta negli ipertesi diabetici, per l'assenza di effetti metabolici peggiorativi e per una sorprendente azione adiuvante la utilizzazione dell'insulina. Ace-inibizione ed insufficienza cardiaca è stato l'argomento della seconda gior¬ nata (presidente P. Zardini, moderatori B. Magnani, U. Manzoli, A. Chierchi, P. Rizzon). L'insufficienza cardiaca è una situazione patologica in cui il cuore non è più in grado di svolgere il suo compito primario di pompa. E' la conseguenza di patologie cardiache ed extracardiache diverse, fra cui l'ipertensione arteriosa e la cardiopatia coronarica. Attraverso vari stadi, si passa dalla iniziale dispnea da sforzo al drammatico edema polmonare acuto. Accanto alla classica terapia con digitalici e diuretici, da qualche anno si sono usati i vasodilatatori, con tale successo da diventare una componente fondamentale nel trattamento dello scompenso cardiaco. Fra questi gli Ace-inibitori sono quelli che hanno inciso più favorevolmente sulla storia naturale della affezione, anche per la loro proprietà antiaritmogena. La insufficienza cardiaca attiva sistemi di compenso, come la vasocostrizione e la ritenzione di acqua e sodio, che in un tempo successivo finiscono per danneggiare ulteriormente le condizioni emodinamiche. Gli Ace-inibitori interrompono questo circolo vizioso. Antonio Tripodina

Persone citate: Antonio Tripodina, L. Campanacci, Magnani, Manzoli, Rapelli, Rizzon, Salvetti, Zardini

Luoghi citati: Firenze, Palù