Ragazzino sfregiato dai compagni Sei adolescenti tentano un'estorsione di Marco Marelli

Ragazzino sfregiato dai compagni Sei adolescenti tentano un'estorsione Due gravi episodi di violenza nel Comasco sono la spia del disagio giovanile Ragazzino sfregiato dai compagni Sei adolescenti tentano un'estorsione A Dolzago l'aggressione al bimbo di sei anni, a Cabiate il ricatto ad un mobiliere: «Volevamo i soldi per divertirci» COMO — La violenza come gioco, in storie difficili a raccontare In quanto i protagonisti hanno l'età dei giochi infantili o tutt'al più dell'adolescenza, certo non facili se attorno c'è ben poco di pedagogico. Vicende che giungono da Dolzago e Cabiate, due Comuni del Comasco, distanti fra loro una trentina di chilometri, dove si avverte un relativo benessere, quello che induce a schermaglie poco nobili con la morale e la responsabilità e che fa perdere di vista i limiti da non valicare nelle relazioni interpersonali. A Dolzago qualche giorno fa un ragazzino di sei anni, la sua prima esperienza con il mondo della scuola, all'entrata in aula è stato bloccato da due compagni di classe: stessa età, identiche attese. Uno lo blocca alle spalle, l'altro estrae da una tasca del grembiule una lametta da barba e senza un motivo, caso mai fosse possibile rin¬ tracciare un motivo, gli sfregia il volto. n ragazzino sfregiato si chiama Alessandro. Sarebbe anche possibile identificarlo, ma è giusto non farlo emergere da un dovuto riserbo, per non creargli eventualmente altri traumi, aggiuntivi a quelli che verosimilmente ha vissuto. Al pronto soccorso i medici devono applicargli quattro punti di sutura. Quando torna a casa con il suo cerotto sul volto racconta ai genitori cosa gli e accaduto: il ragazzino è già tornato a scuola, ha rivisto ì suoi sfregiatoli in erba, i cui genitori si sono sprecati in mille scuse. Possono bastar le scuse per cancellare l'episodio? ■No. non credo — ha spiegato il padre del ragazzino —, non ce l'ho con chi ha aggredito mio figlio, ma non si può chiudere gli occhi e far finta che nulla sia accaduto-. Il padre di Alessandro ha parlato con i responsabili della scuola, ricavandone una brutta impressione. Dice: 'Mi e sembrato che vogliano mettere tutto a tacere. Forse si farà un'assemblea con tutti i genitori, questo dopo le prossime feste. Personalmente ero dell'avviso che sarebbe stalo opportuno parlarne subito, in quanto davanti alla violenza tra i piccoli non possiamo fare gli struzzi. Nessuno vuole vendette, ma solo capire cosa sta accadendo. Capire, incominciando dal mondo della scuola-, n provveditore agli studi di Como Lucio Pisani ha chiesto un dettagliato rapporto su quanto accaduto. L'altro episodio, quello di Cabiate, ha portato in carcere sei ragazzi di età compresa fra i 14 e i 17 anni. Sono accusati di tentata estorsione ai danni di un Industriale del mobile. Le generalità dei ragazzi rimangono celate. Sono tutti rei confessi, hanno infatti ammesso le loro responsabilità, sostenendo che erano al¬ la ricerca di soldi facili, per divertirsi. Le iniziali potrebbero anche spingere qualcuno a individuarli, per aumentarne il clamore. L'ancor fresca età, però, impone un giustificato riserbo attorno ai ragazzi mentre la storia che emerge sembra delineare un malessere giovanile, forse anche legato alle prime esperienze di droga. Nella casa di uno dei sei. tutti incensurati, i carabinieri della compagnia di Cantu hanno trovato un paio di grammi di hashish. Tre lavorano, uno studia, gli ultimi due non fanno nulla. Appartengono tutti a famiglie per bene. I sei ragazzi hanno scritto una sgrammaticata lettera a Luigi Galoiati. quarantaduenne mobiliere di Cabiate, contitolare di una grossa azienda. -Ogni primo giorno del mese devi depositare un milione nella cabina telefonica di via..., il primo versamento e per questa sera alle 22-. in sintesi ii contenuto della lettera anonima giunta il primo dicembre scorso. Gli inquirenti non hanno voluto dare il nome della via. L'industriale non ci ha pensato due volte a segnalare tutto agli uomini del maresciallo Carmine Forcella, comandante il nucleo operativo dei carabinieri di Cantù. che la sera stessa erano in gran numero, poco distanti dalla cabina telefonica. Militari che non volevano credere ai loro occhi quando poco prima delle 22 hanno visto arrivare i sei ragazzi, in gruppi di tre. -Forse deve telefonare...- hanno pensato i carabinieri quando hanno visto il più giovane entrare nella cabina telefonica: una speranza caduta nel vuoto quando hanno notato il ragazzo cercare qualcosa, una busta che conteneva solo carta. Gli inquirenti quando si sono trovati fra le mani la lettera anonima hanno pensato a qualche racket: la verità è risultata ancora più amara. Marco Marelli

Persone citate: Carmine Forcella, Lucio Pisani

Luoghi citati: Cabiate, Cantù, Como, Dolzago