Reggio e Tagliavini di Cesare Zavattini

Reggio e Tagliavini Il tenore che mancava di «natali» Reggio e Tagliavini Ferruccio Tagliavini I reggiani si sono finalmente accorti che la loro città ha dato i natali non soltanto a Cesare Zavattini e a Romolo Valli, ma anche a Ferruccio Tagliavini. Mi è parso infatti di capire che le due manifestazioni del 27 ottobre e di sabato 3 — rispettivamente l'omaggio ufficale della città, e la presentazione-dibattito della monografia curata da chi scrive, con il decisivo apporto grafico di un altro torinese, Gianni Legger, per con¬ to della locale Cassa di Risparmio — hanno rappresentato la definitiva presa di coscienza di un fatto di cui molti stentano a rendersi conto: Tagliavini è stato realmente un grande tenore, anzi l'ultimo di quella generazione artisticamente nata alla viglia della guerra e perentoriamente affermatasi durante gli Anni 40. Non è per caso infatti che, a 75 anni compiuti e a mezzo secolo dal suo clamoroso esordio (Bohème al Comunale di Firenze il 27 ottobre 1938), il cantante reggiano vanti crediti nei confronti della storia. Parabola senza dubbio amara per un uomo che a 30 anni aveva già toccato la notorietà, a 33 la celebrità (grazie anche al cinema), a 40 apparteneva di diritto alla storia, nella quale stenta a rientrare con il rango che gli spetta. Eugenio Gara, dopo avere ascoltato il ventinovenne giovanotto esordiente alla Scala nel Barbiere, non scriveva forse: -La Sovrintendenza ce l'ha dato, guai a chi lo tocca»? Giustissimo allora, ma anche oggi, per lui e per quei personaggi (Nemorino. Fritz Kobus, Federico nell'Artesiana, Des Grieux e Werther, e persino Cavaradossi al terzo atto) ai quali Tagliavini ha certamente dato qualcosa di cui più nessuno potrà espropriarlo. Giorgio Guaierzi

Persone citate: Barbiere, Ferruccio Tagliavini, Ferruccio Tagliavini I, Fritz Kobus, Gianni Legger, Giorgio Guaierzi, Romolo Valli, Tagliavini

Luoghi citati: Firenze, Reggio