«Si decidano o mi riprendo il Raffaello» di Andrea Di Robilant

«Si decidano o mi riprendo il Raffaello» Intervista al proprietario del presunto autoritratto: «Sono esasperato dulia lentezza dei periti » «Si decidano o mi riprendo il Raffaello» ROMA — Don Eloy Perez Alfonso, il collezionista vene zuelano giunto da Caracas una settimana fa con un quadretto che potrebbe anche essere l'autentico autoritratto di Raffaello Sanzio, trascorre le ore nella sua stanza in un albergo del centro, stanco e irritato. «Ho solo un desiderio, dice: riprendermi il quadro e tornarmene a casa. Sto perdendo tempo e denaro-. Il quadro è custodito all'Istituto dal restauro. Domani una commissione presieduta dal direttore dell'istituto, prof. Michele D'Elia, si riunirà per valutare se si tratta di una copia oppure dell'originale del controverso autoritratto che si trova agli Uffizi. Alcuni esperti hanno già espresso serie riserve sul quadro, ma se venisse riconoscili in come autentico, lo Stato italiano avrebbe la possibilità di acquistarlo, pagando la metà della miglior offerta sul mercato. Ma la pazienza di don Eloy si affievolisce e ieri sera, nella lobby dell'albergo Nazionale, stava seriamente meditando di ritirare la sua offerta. • Tengo moltissimo a questo quadro e non m'interessa venderlo. Mi sono lasciato convincere a offrirlo all'Italia, a condizione che venga temilo ad Urbino. Ma quest'attesa é | logorante e l'assicurazione mi costa 10 mila dollari al giorno-. Don Eloy, 75 anni, ha fatto fortuna in Venezuela con il caffè. Pittore dilettante e studioso d'arte, ha messo insieme in questi anni la più importante collezione privata di Caracas. Nel 1960, girando per gli antiquari della città a caccia di occasioni, trovò questo ritratto su tela (47 cm per 34 cm) di Raffaello, della stessa «famiglia» del famoso ritratto degli Uffizi. L'antiquario disse di averlo comprato a sua volta da un rigattiere in Inghilterra. Don Eloy sborsò una som¬ ma notevole: circa 10 mila dollari di allora. -Pensavo di avere per le mani una copia antica, forse addirittura del Cinquecento, dell'autoritratto di Raffaello. Ma quando tornai a casa e lo ripulii con acqua e cotone, il viso del giovarle Raffaello mi venne incontro con tanta vita che pensai di avere appena comprato l'originale-. Alcune perizie, perla verità asooi incomplete, e i dubbi emersi sull'autenticità della versione che si trova agli Uffizi convinsero don Eloy di essere in possesso del ritratto autentico. E il quadro divenne il gioiello della collezione Perez Alfonso. Due anni fa approdò all'Istituto italiano di cultura a Caracas il professor Nicolò Nicosia, preside dell'Istituto d'arte di Urbino, e cultore di Raffaello. -Un giorno don Eloy mi fece visitare la sua collezione. Quando vidi il dipinto non ebbi il minimo dubbio. Da allora lavoro per convincere don Eloy a portarlo in Italia, ad Urbino. E ora che finalmente ce l'ho fatta, ai Beni culturali prendono tempo, non ci danno notizie e don Eloy dice che se ne vuole andare-. L'esportazione del quadro è stata facilitata dall'interessamento dell'ambasciata italiana a Caracas. Alcuni mesi fa l'addetto culturale in Venezuela, professoressa Gerone, visitò la collezione di don Eloy e parlò del ritratto di Raffaello all'ambasciatore Massimiliano Bandini. 'Segnalammo al ministero degli Esteri che valeva forse la pena interessare i Beni culturali-, dice l'ambasciatore. -Non eravamo certo in grado di garantire l'autenticità del quadro. Ma poteva trattarsi dell'originale-. Il governo venezuelano autorizzò don Eloy a portare il quadro in Italia per farlo esaminare, ma solo per un massimo di 30 giorni. Prima di lasciare Caracas, don Eloy as¬ sicuro l'opera per 30 milioni di dollari, per un periodo di 15 giorni E finalmente pani per Roma, accompagnato dal profesfaor Nicosia, da un'assistente e da un nipote che voleva :.>re un po' di turismo. A Fiumicino, non c'era una gran folla ad aspettarli. Anzi, non c'era proprio nessuno. 'Nemmeno : funzionari del ministero dei Beni culturali che dovevano prendersi ca rico de! quadro-, dice il prof. Nicosia. Che fare? Non si poteva andare in Città portando sotto braccio un Raffaello. •Cosi il quadro rimase in mano alle autorità doganali di Fiumicino. Ma ci chiesero di assicurare l'opera per tutto il tempo che fosse rimasta con loro, per un millesimo del suo valore. Trentamila dollari.' Allora rinunciammo. Mandai don Eloy a dormire in città e io rimasi all'aeroporto, accanto al quadro, per lutto la notte-. L'indomani arrivarono i funzionari dei Beni culturali. Presero in consegna il quadro e da allora don Eloy non l'ha più visto. «Se l'avessi con me in questo momento non esiterei a prendere il primo volo per il Venezuela. Ce l'hanno da una settimana e ancora nessww mi dice niente. Pare che si debba fare una prima riunione venerdì. Io comunque ho già deciso di andarmene la settimana prossima-. Per il momento, comunque, la sua offerta rimane: se lo riterrà opportuno, lo Stato italiano potrà acquistare U quadro per la metà del prezzo di mercato. E quanto vale un presunto autoritratto di Raffaello? -Ho ricevuto offerte da americani e giapponesi attorno ai 100 milioni dollari-, assicura don Eloy. Con 50 milioni di dollari, circa 70 miliardi di lire, lo Stato italiano se lo porta a casa. -E' la mia ultima offerta. Prendere o lasciare-. Andrea di Robilant

Persone citate: Eloy Perez Alfonso, Massimiliano Bandini, Michele D'elia, Perez Alfonso, Raffaello Sanzio