Don Ciccio rischia anche i voti

Don Ciccio rischia anche i voti A Taurianova, dopo l'arresto, il pei mette in dubbio la legittimità delle elezioni Don Ciccio rischia anche i voti Macrì ha sempre replicato alle accuse: «Se la prendono con me perché sono l'unico vero anticomunista» In città però dicono: «E' un benefattore» - Oggi il primo interrogatorio per il presidente della Usi TAURIANOVA — Fra lo stupore della gente, che ancora non sembra credere alle manette scattate ai polsi di don Ciccio, ora potrebbe anche essere cancellato il suo trionfo elettorale. Con una secca nota diramata a Roma, dal responsabile degli enti locali Qavino Angius, il pei sostiene che esistono 'tutti i presupposti per l'invalidamento delle elezioni comunali di Taurianova>. I comunisti infatti sostengono che la 'impressionante serie di reati di cui è stato accusato dalla magistratura il famigerato democristiano Francesco Macrì' dovrebbe portare tutti a chiedersi se le elezioni sono regolari, in quanto 'l'esito complessivo del voto è alterato-eia. nuova amministrazione del centro calabrese sarà determinata dalla sua 'azione criminale». Ma tutto ciò, secondo Angius, 'è contrario a ogni norma del diritto e della democrazia'. In particolare un eventuale ricorso per invalidare il responso delle um'e e arrivare a un commissario che poi porti a nuove elezioni potrebbe appigliarsi ad uno degli undici reati (su quaranta imputazioni) contestati a Macrì: l'attentato contro 1 diritti politici dei cittadini. Oggi per lui sarà il giorno dell'interrogatorio, slittato anche su richiesta degli avvocati. Ma tutti si aspettano che non molli, come ha sempre fatto. 'Possono mostrarcelo anche con le manette ai polsi — dicono ora in città —; per noi don Ciccio resta un brav'uomo. Anzi, per molti di noi è un benefattore. E nulla al mondo, nemmeno le cose che si sono dette sui giornali o viste in tv ci farà cambiare idea. Alla fine uscirà pulito. Come sempre-. In piazza, nei bar, negli uffici come nelle sedi di partito il nome e la vicenda del contestato presidente de'la Usi 27 calamitano ogni discorso, condizionano le ipotesi per il futuro di questo grosso centro della piana di Gioia Tauro che, nel segno della famiglia Macrì, ha trascorso quasi cinquant'anni. In una delle tante saletteparlatorìo del carcere di massima sicurezza di Palmi oggi don Ciccio Mazzetta — quel soprannome che lui ha sempre contestato anche a colpi di carta da bollo — si troverà per la prima volta faccia a faccia con un magistrato in condizioni di detenuto. Una situazione alla quale era sempre riuscito a sottrarsi. Ma oggi Macrì, politicamente, è stato lasciato solo. Martedì sera, da Reggio Calabria, il comitato provinciale della de — pochi minuti dopo la sospensione dal partito resa nota a Roma da Clemente Mastella —• si è affrettato a ricordare che per gli organismi dirigenti calabresi Macri guidava un manipolo di scomunicati: infatti prima delle elezioni la sezione di Taurianova era stata commissariata, così come lo è, da anni, lo stesso comitato provinciale de di Reggio Calabria. n commissario della de reggina è Renato Grassi, un messinese che sino ad oggi ha avuto pochi momenti di gloria: il documento che annunciava il commissariamento della sezione di Taurianova era durissimo. Secondo quella nota i dirigenti locali della de — che poi sostanzialmente sono della famiglia Macri — 'presentando una lista difforme rispetto a quella approvala dagli organi provinciali e nazionali hanno di fatto evidenzialo un'indicazione di rappresentanza politica non attribuita né determinata dai competenti organi dì partito ai vari livelli'. Una denuncia che va al di là di una semplice sconfessione. Ma secondo le persone che da anni sono vicine al «padre padrone» della de, don Ciccio non è tipo che molla tanto facilmente. • Mi trovo spesso nell'occhio del ciclone — amava dire — perché sono l'unico vero nemico che i comunisti hanno nella piana di Gioia Tauro'. E nel pei don Ciccio ha trovato sempre un nemico implacabile. Ieri si è interessato di Macrì anche il segretario comunista. Achille Occhetto, che ha ricevuto i dirigenti locali del partito ed ha preannunciato una sua visita in Calabria. La battaglia procedurale dei legali di don Ciccio si preannuncia durissima,- anche perché il contestato presidente dell'Usi di Taurianova è il solo inquisito — su 48 — contro il quale i giudici istruttori di Palmi, Lucisano e Scarni, hanno emesso mandato di cattura nell'ambito delle indagini sulle presunte irregolarità commesse nella gestione dell'Usi dal 1980 alla fine del 1987, un lungo periodo di -regno- di Francesco Macrì. Sul ricorso che sarà proposto direttamente alla Cassazione — -saltando» quindi il tribunale della libertà — stanno lavorando in quattro: gli avvocati Veneto, Zito, Cangemi e Raschellà. Non si sa ancora quale, tra i magistrati della procura della Repubblica di Palmi. Macrì si troverà davanti. Non è da escludere che, a scendere in campo, sia lo stesso procuratore capo. Agostino Cordova. Un magistrato che. dal suo insediamento al vertice degli uffici inquirenti del tribunale di Palmi, ha aggredito fino in fondo i problemi. E' l'uomo che ha mandato in galera tre quarti del consiglio comunale di Gioia Tauro; è l'uomo sul quale si appoggiano le speranze di chi chiede giustizia per la morte del sindaco di Gioia Tauro, Vincenzo Gentile. E oggi don Ciccio dirà la sua verità. d. m.