A Erevan inferno armeno di Emanuele Novazio

A Erevan, inferno armeno Il nostro inviato nella città straziata da dramma etnico e sisma A Erevan, inferno armeno L'aeroporto è il cuore dei soccorsi per le zone più colpite - Le strade pattugliate dai soldati per timore di disordini DAL NOSTRO INVIATO "EREVAN — La prima immagine dell'emergenza è all'aeroporto: sembra un giorno di guerra, quando un attacco è appena finito ma un altro può arrivare all'improvviso. C'è gente dappertutto, ci sono aerei civili e militari dappertutto. Il piazzale davanti alla vecchia torre di controllo, ora in disuso, è colmo come mai lo è stato. E poi gru, per scaiicare i grossi Ruslan e gli Iliushin76 che atterrano a cadenza regolare ormai, uno ogni dieci minuti, da ogni parte dell'Urss. Accanto, in una confusione di insegne, di lingue, di uniformi, gli aerei arrivati da ogni parte d'Europa, dagli Stati Uniti, dal MedioOriente. Sulla pista passano, a gruppi di tre, soldati armati, le baionette all'asta. I camion dei soccorsi coprono un piazzale, negli autobus trasformati in carri da trasporto, si intuiscono coperte, tende, casse di viveri. Si vedono mobili, e poi ceste piene non si sa di che. E' »il centro di crisi», dove tutto arriva e tutto viene distribuito, dove gli aerei cargo sono scaricati e i piccoli aerei militari ripartono per le città colpite, cento-duecento chilometri più a Nord. Se da Lcninakan, da Spitak (da dove rimbalzano voci di epidemie, o almeno di rischi sempre più seri) le immagini sono più dolorose e nette, di citta distrutte e invase dalla morte, dove non sembra esserci più spazio che per il futuro, per la ricostruzione. Erevan somma su di sé tutti i segni di tutte le crisi dalle quali l'Armenia è devastata. Perché, se ha resistito al terremoto, che qui ha raggiunto cinque gradi e mezzo Riehter, e ha lasciato tracce lievi, a una settimana dalle prime scosse la capitale armena e una citta sospesa. All'aeroporto ci sono i 1 grandi transiti, nelle strade del centro, sulla piazza Le¬ nin che della città è l'emblema, ci sono i carri armati, e camion dell'esercito, i blindati. Le tracce di quell'altra crisi che il terremoto sembra avere esasperato, che di certo non ha avvicinato a una soluzione ragionevole e «politica-. Il coprifuoco resta, da mezzanotte alle sei. E restano le «voci», un'arma affilata, tagliente e dolorosa in questi giorni di dramma e di tensione. Accanto allo straniero, accorrono a decine: chiedono di scrivere del -complotto ai danni dell'Armenia-. Dicono che -é stato tutto organizzato-. che ■un'esplosione sotterranea lo ha provocato-, che -un altro terremoto arriverà presto-. Sono accuse che nessu¬ no potrebbe sostenere, in tempi normali; ma nulla o quasi, in questa città che pare in guerra, è più normale. Tutto o quasi è emergenza. Tutti o quasi sembrano vivere una normalità alterata, un dissidio violento con quanto è accaduto. Da giorni, Erevan è stretta fra queste due immagini: l'aeroporto ingombro d'aerei, e la città guardata dall'esercito. Da giorni Erevan e l'Armenia sono sull'orlo dell'abisso, come si è accorto Gorbaciov nella sua visita della settimana scorsa. Da giorni, le tensioni politiche sembrano sommarsi a quelle naturali in un groviglio esplosivo. Oggi, la gente sostava a gruppi in città: senza mani¬ festare, senza dimostrazioni che lo stato d'emergenza avrebbe reso insostenibili. Ma subito, a ogni crocicchio, si è sparsa la voce che i sei dirigenti del comitato Karabakh, in carcere da sabato, hanno cominciato uno sciopero della fame. Ad oltranza, per protesta contro l'arresto e contro il modo in cui l'intera crisi nazionale è seguita dal governo di Mosca. L'impressione, mentre la città torna deserta per il coprifuoco, è che tutto possa accadere ancora, qui. La speranza, sembra, è morta un'altra volta, le scosse che hanno raso al suolo Spitak e Leninakan sembrano averla sepolta, insieme ai morti. Emanuele Novazio Spitak. Dalle macerie si continuano a estrarre le vittime del terremoto: nello stadio sono ammonticchiate le bare per accoglierle

Persone citate: Gorbaciov

Luoghi citati: Armenia, Erevan, Europa, Mediooriente, Mosca, Stati Uniti, Urss