Sri Lanka, un voto macchiato di sangue di Tito Sansa

Sri Lanka, un voto macchiato di sangue A 5 giorni dalle Presidenziali gli squadroni della morte sembrano padroni del Paese Sri Lanka, un voto macchiato di sangue I terroristi singalesi potrebbero favorire ii successo del premier Premadasa - Passo falso dei leader dell'opposizione, signora Bandaranaike: ha trattato con i ribelli tamil - Ma si teme che l'attuale capo dello Stato proclami la legge marziale DAL NOSTRO INVIATO COLOMBO — A cinque giorni dalle elezioni presidenziali, i terroristi del Fronte di liberazione del popolo (Jvp) sono usciti dai loro covi. Sfidando il coprifuoco, che nella capitale dura dalle 23 alle 4 del mattino, ieri notte hanno tappezzato i muri della città con manifesti che ordinano Y-hartal-, lo sciopero generale per dieci giorni a partire da stamane. E alle quattro maggiori case editrici di giornali hanno ordinato di non pubblicare notizie sulle elezioni, ottenendo un coraggioso rifiuto dei giornalisti. Poche ore prima, appena dopo il tramonto, un gruppo di armati aveva dato l'assalto al carcere di Welikada, sulla strada dell'aeroporto, liberando 230 detenuti, per la maggior parte delinquenti comuni. Nella zona e stato proclamato il coprifuoco anticipato, polizia ed esercito hanno sparato quasi ininterrottamente fino verso la mezzanotte, all'alba una trentina di evasi era stata uccisa. Gli estremisti del «Jvp», che si definiscono marxistileninisti, hanno compiuto nei giorni scorsi scorribande nelle province meridionali, massacrando un numero imprecisato di persone. Secondo i dati ufficiali i morti sono «più \ vidi cento», ma corre voce che il loro numero superi i duecento. "Accadono cose orrende — ha'raccontato pieno di raccapriccio un padre gesuita proveniente da Kalut ara, una località turistica a una quarantina di chilometri a sud di Colombo —. Ho visto cadaveri bruciati ai margini della strada e salme che galleggiavano sulle acque dei fiumi-. Nelle province meridionali abbandonate dai turisti (su invito del governo) la polizia e l'esercito -sono impotenti, asserragliati nelle caserme, la giustizia è inesistente, la vita è semiparalizzata. Ma la popolazióne ha cominciato a reagire alla violenza degli estremisti con l'autodifesa, organizzando squadre di «vigilantcs- armati e ingaggiando mercenari (addirittura tra gli odiati Tamil) incaricati di eliminare i «sovversivi». Da una decina di giorni ormai ogni mattina nei principali centri del Sud vengono trovati cadaveri di presunti terroristi, quasi sempre denudati mutilati e deturpati, con accanto iin cartello lasciato dai giustizieri. Il testo è sempre lo stesso: «Ecco cosa accade ài cosiddetti rivoluzionari». Corre voce che le «squadre della morte» agiscano con la complicità della polizia, la quale permette loro di uscire durante il coprifuoco e addirittura che siano formate da agenti in abiti borghesi. Il terrorismo potrebbe decidere del risultato delle elezioni presidenziali del 19 dicembre. Soprattutto nel Sud agricolo e depresso, afflitto da un alto tasso di disoccupazione, abitato da singalesi buddisti, dove il «Partito della libertà dello Sri lanka» (Slfp) della signora Sirimavo Bandaranaike ha la sua roccaforte. Se si potrà votare liberamente, è certo che nel Sud la signora otterrà un voto plebiscitario ed è probabile che ottenga la maggioranza dei voti nell'intero Sri Lanka, diventando il prossimo presidente (con poteri esecutivi, come in Francia). Se invece gli elettori delle regioni meridionali cederanno alle minacce dei terroristi del «Jvp» (come è accaduto in primavera, quando solo il 27 per cento degli iscritti ha avuto il coraggio di votare), la presidenza andrà al candidato del «Partito nazionale unito» (Unp) dell'attuale primo ministro Rasaninghe Premadasa, il poco amato e poco stimato delfino del presidente in carica Junius Jeyawardene. Nel primo caso, considera¬ to «poco probabile» dagli esperti (proprio a causa dell'atmosfera di terrore), Sirimavo Bandaranaike potrebbe tornare alla politica del pugno di ferro che caratterizzò i suoi due periodi di governo, tra il 1960 e il 1964 e poi dal 1970 al 1979 (quando represse la prima insurrezione del Jvp facendo sterminare 16 mila persone), ma potrebbe anche offrire una tregua d'armi agli estremisti, coinvolgendoli nella responsabilità di governo. Potrebbe significare il ritorno a una forma di democrazia. Se invece vincerà il primo ministro Premadasa, come prevede la maggioranza degli esperti, la situazione potrebbe precipitare. Non tanto perché l'uomo è giudicato «di poco polso», quanto per il fatto che l'opposizione della signora Bandaranaike contesterà certamente il risultato falsato dalla scarsa affluenza alle urne causata dal terrorismo Jvp e la violenza si scatenerà ancor di più. In un ultimo tentativo di raccogliere voti il figlio della Bandaranaike, Anura, che è anche presidente del partito materno, si è incontrato due giorni fa con esponenti delle odiatissime «Tigri», il più oltranzista e sanguinario gruppo di separatisti Tamil. L'in¬ contro è stato segreto, ma qualcuno ha fatto la spia e ne ha rivelato il contenuto. Parlando a nome della madre, Anura avrebbe offerto ai Tamil l'indipendenza delle province nord-orientali dove hanno la maggioranza, in cambio di un voto compatto per Sirimavo. Colto con le mani nel sacco, Anura non ha smentilo l'incontro segreto, ma ha negato di aver promesso la creazione di uno Stato Tamil indipendente. Ma nessuno gli ha creduto. Nel Sud singalese, dove l'odio per i Tamil è vecchio di secoli, la popolarità della famiglia Bandaranaike è crollata. Anura è stato definito un «traditore», la madre è sospettata di voler «vendere all'India una parte dello Sri Lanka». I Tamil infatti sono immigrati dalla regione meridionale indiana del Tamil Nadu (quasi 60 milioni di abitanti) di religione indù e mirano al ricongiungimento con la «madrepatria», che ha fornito la maggior parte delle armi in possesso dei separatisti. Le previsioni a quattro giorni dal voto sono dunque sfavorevoli alla signora Bandaranaike: a causa del clima di terrore nel Sud, ma soprattutto a causa del passo falso fatto da Anura per aiu¬ tare la madre. Dovrebbe vincere quel personaggio incolore che è Premadasa. -Ammesso che le elezioni si svolgano davvero-, si sente dire negli ambienti politici e diplomatici di Colombo. Sì, perché non è ancora sicuro che lunedi si possa andare alle urne. E' possibile -di tutto» nei quattro giorni che mancano: che gli scrutatori terrorizzati non si presentino ai seggi, e perfino (sospettano in molti) che il presidente in carica, Jeyawardene, conosciuto come "Old fox- da vecchia volpe), escogiti una delle sue. Molti temono che, -con la scusa di non poter garantire l'ordine pubblico», Jeyawardene annulli le elezioni all'ultimo istante e martedì 20 non sciolga le Camere (come ha promesso), preferendo proclamare la legge marziale. Ciò gli permetterebbe di continuare a rimanere in carica, sotto lo sguardo compiacente dell'India (le cui truppe ha chiamato per ristabilire l'ordine nelle regioni Tamil e con la quale ha firmato un trattato di assistenza militare). La quale India preferisce lo «status quo» con il caos senza fine, piuttosto che uno Sri Lanka dal futuro incerto e la fine della sua «protezione». Tito Sansa

Persone citate: Premadasa, Rasaninghe Premadasa, Sirimavo Bandaranaike

Luoghi citati: Colombo, Francia, India