II certosino rompe la clausura perparlare contro la mafia di Enzo Laganà

II certosino rompe la clausura per parlare contro la mafia Inconsueto messaggio ai giornali da Serra San Bruno in Calabria II certosino rompe la clausura per parlare contro la mafia Nella zona delle Serre già 7 omicidi • «Attenzioni» del racket anche nel restauro del convento? REGGIO CALABRIA — Mai in novecento anni di vita da eremiti tra il silenzio delle Serre calabresi, i • bianchi certosini- erano venuti meno all'obbligo dell'assoluta riservatezza, regola fondamentale del loro Ordine; mai avevano espresso giudizi o manifestato opinioni su quel che succedeva al di là delle mura del convento. Ora, invece, i frati hanno lanciato un appello contro la criminalità, costretti dall'imponente ondata mafiosa che sta insanguinando l'intera regione e che s'e avvicinata pericolosamente alle mura della plurisecolare Certosa che San Bruno da Colonia fondo, assieme a tre confratelli, nel 1091, dopo aver lasciato la casa madre di Grenoble per cercare solitudine e preghiera nel verde della lontana Calabria. Questa dozzina di padri di varia nazionalità, che vivono pregando notte e giorno nelle singole celle, hanno lanciato un accorato appello, pubblicato dalla -Gazzetta del Sud- con un commento dello scrittore Saro Cambino, che vivendo proprio a Serra S. Bruno conosce bene come questa piccola comunità di certosini rappresenti da sempre non soltanto un'oasi di preghiera e di pace per tutti i calabresi che vi si recano, ma anche una sorta di isola impenetrabile di fede e di misticismo che perpetua in Calabria il ricordo dei monaci bizantini che vissero in eremitaggio nei boschi. In questi ultimi mesi la zona delle Serre è stata insanguinata da sette omicidi, oltre a una sene impressionante di taglieggiamenti e di estorsioni come quelli che stanno colpendo tuttora la Manmatorella. un'azienda di imbottigliamento di acque minerali le cui maestranze continuano a recarsi al lavoro sotto scorta. E forse anche la stessa Certosa, dove si stanno effettuando da mesi ingenti e costosi interventi di rifacimento di tetti e mura, non è rimasta estranea alle -attenzioni mafiose-. Per questo i monaci hanno scritto il loro messaggio. -Da più parli giungono alla nostra Certosa — esordiscono i padri — sollecitazioni a pregare e anche a diramare un appello perché cessi la spirate di violenza che insanguina e scredita In Calabria e altre regioni dell'Italia meridionale-, e quindi spiegano ■ abbiamo deciso l'eccezione alla nostra lita eremitica di silenzio e di solitudine-. L'appello agli -uòmini responsabili della violenzaprosegue con molte riflessioni sulla vita eterna ma anche con parecchi riferimenti a quella terrena. •Pensate all'immenso ed incolmabile dolore che recate alle famiglie delle vo¬ stre vittime, alle mamme, alle spose e ai figli! Se avete un cuore umano, è impossibile che, dopo il vostro delitto, possa albergare in esso la pace e che non sentiate per tutta la vita un amaro rimorso, come Caino, dopo l'uccisione del fratello-, I certosini si spingono a .supplicare questi "nostri fratelli in Cristo- a desistere dal male: -Non vi pervertano l'odio, il denaro, lo spirito d vendetta, la faida, la mafia: pentitevi, convertitevi, ascoltate la voce della vostra coscienza-. L'appello, che il padre priore Gabriele Maria Lorenzi ha definito -dal tono tutto spirituale perché nella Calabria, dove grazie a Dio ce ancona parecchia fede, le motivazioni religiose sono ancora sufficientemente recepite-, si conclude con la preghiera del Padre Nostro Enzo Laganà

Persone citate: Gabriele Maria Lorenzi, San Bruno, Saro Cambino, Serra S. Bruno

Luoghi citati: Calabria, Italia, Reggio Calabria, Serra San Bruno