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Colonia contro Roma

Colonia contro Roma Colonia contro Roma ALFREDO VENTURI Si prenda un Papa polacco, misoneista e conservatore, e una Chiesa locale tedesca, innovatrice e progressista. E si immagini che su una scelta di radicale importanza, come la nomina del capo di quella Chiesa locale, ognuna delle parti voglia imporre la propria visione. Ne discende inevitabile un conflitto dagli echi suggestivi che si perdono nella storia, una disputa che è insieme teologica e politico-sociale: con toni e accenti che si credevano sepolti nei secoli. Questa specie di guerra delle investiture sta divampando nella Renania cattolica: Colonia contro Roma, il Capitolo del maestoso duomo renano contro la Curia vaticana. Non spetta all'osservatore laico, sia pure sensibile al fascino del tema, entrare nel merito ecclesiastico. Ma bisogna dire che Roma i guai se li è andati a cercare. Quello che vogliono i cattolici della grande archidiocesi tedesca non è la rivoluzione: aspirano a un arcivescovo che su certe materie, prima fra tutte il rapporto fra il religioso e il sociale, la pensi come loro, e quindi sia in grado non soltanto di guidarli, ma anche di rappresentarli. Si tratta di nominare un successore a Josef Hoeffner, il cardinale che poco più di un anno fa, con le proprie dimissioni seguite a breve distanza dalla morte, lasciò vacante la sede renana. Colonia rivendica il diritto di scegliere. E' un diritto in senso proprio: è cioè sancito da una norma. Si tratta del concordato che nel 1929 il Vaticano sottoscrisse con il governo della Prussia: cioè con lo Stato federato del Terzo Reich di cui faceva parte la Renania. La ^delicatissima materia della nomina dei vescovi vi è accuratamente trattata: la scelta compete al Capitolo del duomo, sulla base di una triplice alternativa offerta dal Papa. Infatti, la scorsa estate, ecco la terna pontificia offerta alla decisiva meditazione dei capitolari di Colonia. Delusione, sconforto, e anche qualcosa di più. Che razza di scelta è mai questa? E' infatti perfetta l'omogeneità dei tre personaggi suggeriti dal Papa, tutti fortemente caratterizzati in senso conservatore, tutti ugualmente distanti dalle tradizioni avanzatedei cattolicesimo renano. L'opzione somiglia maledettamente a certe elezioni in regime totalitario, dove i candidati appartengono tutti allo stesso partito. E così Colonia rifiuta il voto, sollecitando una terna meglio assortita. Ma Roma, sulla base di una interpretazione della procedura che i renani non esitano a definire ultramontana, e che i teologi libelli di Tubinga considerano addirittura eretica, invece di mandare una nuova terna sceglie nella vecchia un nome. E' quello di Joachim Meisner, cardinale e arcivescovo di Berlino. Toccherà a lui, sentenzia il Papa, la prestigiosa diocesi renana. Ma un brontolio di rivolta percorre le rive del Reno. Johannes Rau, il protestante a capo del governo del Nordreno-Vestfalia, erede dello Stato prussiano come parte del concordato, esprime una cauta perplessità: ma perché una scelta così sgradita agli interessati? Difficile prevedere come andrà a finire: si parla di una nuova terna quasi uguale all'altra, con Meisner al primo posto. E si vorrebbe capire che cosa induca la Curia romana a questo tuffo nel passato, a questa scommessa dell'autorità contro il consenso.

Persone citate: Joachim Meisner, Johannes Rau, Josef Hoeffner, Meisner

Luoghi citati: Berlino, Prussia, Renania, Roma