«Sento ancora i bambini urlare»

«Sento ancora i bambini urlare» Un reporter russo racconta l'agghiacciante notte passata nelle città distrutte «Sento ancora i bambini urlare» «Ho visto ponti crollati, strade impraticabili, ovunque distruzione» • «I superstiti vagavano tra le macerie che ancora seppellivano i morti» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Al telefono la voce è tesa, gonfia d'emozione. La linea spesso sembra cadere, il tono si abbassa e scompare quasi, si sentono scariche. Serghlei Bablumian, corrispondente delle Izvestija da Erevan, è appena tornato da Spitak e Leninakan, le due città armene che hanno subito i maggiori danni dal terremoto di mercoledì. Ha passato la notte all'aperto, con i superstiti. Ha percorso, di notte, la strada che collega Erevan alla regione devastata dalle scosse più gravi, ha visto ponti crollati, crepe nell'asfalto, un paesaggio di morte. -Ci sono dappertutto quartieri completamente distrutti. Scuole completamente distrutte. Fabbriche completamente distrutte. A Spitak, una città di cinquatamila abitanti, la maggior parte delle case è diventata macerie, soltanto macerie-. Ma i superstiti, che sarà di loro? ■ Chi si è saWato ha passalo la notte all'aperto, accanto alle vittime schiacciate dalle macerie. Molti sono stati sgomberati con gli elicotteri, coti i camion dell'esercito, con le macchine dei privati che sono accorsi dalle città vicine. Chi e rimasto piange: ho visto donne e bambini gridare per la paura, il dolore-. Quante sono le vittime, secondo i primi calcoli? "Decine di migliaia, senza alcun dubbio, ma cifre precise e impossibile darne ancora. I soldati e i volontari scavano, cercano di recuperare i corpi sepolti dalle macerie, ma le distruzioni sono enormi. I lavori continuano, e chissà fino a quando: i tecnici dovranno decidere che fare delle case rimaste in piedi. For- se dovranno distruggerle, tutte». E a Erevan? -Non ci sono state vittime, i danni sono leggeri, solo nelle case più vecchie si sono aperte crepe. Ma tutti gli ospedali soìw straccolmi, la maggioranza dei feriti è stata portata qui. La gente ha dato un grosso aiuto: appena la radio ha trasmesso il comunicalo ufficiale, ieri pomeriggio, chi ha la macchina e partito per Leninakan e Spitak e ha aiutato a trasportare in ospedale i feriti. Molti, poi, hanno ospitato e ancora ospitano chi ha perso ogni cosa. Erevan è piena di profughi, accolti da gente qualunque. Se non ci fosse slata l'assistenza della gente qualunque, lo sgombero sarebbe stato molto più difficile. E lo stesso vale per il lavoro dei volontari: la strada che dalle regioni più colpite scende a Erevan è spesso interrotta da buchi e voragini: i volontari hanno passato la notte con i soldati a riempirle dì sassi, perché le ambulanze e i camion potessero passare-. Quando avete saputo? «Due ore dopo la prima scos¬ sa, mercoledì pomeriggio. A Erevan abbiamo sentito un gran colpo. Le pareti hanno tremalo, sembrava che qualcuno avesse preso la casa tra le mani e la scuotesse, la facesse tremare. Ma non ci siamo subito resi conto che era una tragedia. Stavamo preparando una notizia con le solite frasi di rito, "danni materiali ma nessuna vittima". Pensavamo che fosse una piccola scossa: invece abbiamo telefonalo al comilato centrale e al Soviet di Erevan e abbiamo scoperto che era un disastro. • Subito dopo, radio e tv hanno dato l'annuncio e hanno lanciato un appello alla popolazione perché non si facesse prendere dal panico, perché restasse calma, e un altro ai medici e alla gente perché donasse sangue. Davanti al centro trasfusioni di Erevan si è raccolta una folla enorme, molti sono arrivati di corsa, e tutti chiedevano, volevano sapere, volevano notizie precise impossibili a darsi. All'alba, sono arrivate le prime auto con i feriti: avevano i fari accesi nonostante il sole, i clacson suonavano sema sosta-. Ieri mattina, un reportage in diretta di Radio Mosca da Erevan denunciava -provocazioni e voci-: per tutta la notte -qualcuno- ha telefonato a centinaia di persone annunciando un nuovo terremoto con epicentro proprio nella capitale armena, e consigliando di uscire per strada e sgomberare immediatamente le case. Nonostante il coprifuoco, la città si è riempita di gente, che ha passato la notte per strada. Fino alle otto di ieri mattina, quando la radio ha smentito tutto. Rafik Mukortichian, dell'agenzia ufficiale Armenpress, conferma: -La situazione psicologica è molto tesa in città, come è comprensibile. Perché molti hanno parenti nelle zone colpite, e in città si diffondono voci che aumentano la tensione, nonostante la radio aggiorni la situazione ogni ora. Stanotte pero, i soldati che pattugliano la citta hanno capito: non ci sono stati incidenti, hanno trattato la popolazione con molta comprensione. E' una tragedia, non si pensa più che a questo". e. n. Mar Nero Kutais GavO"- Completamente distrutta più di 50 mila morti $ V— Mar Caspio —I Spitak (137.000 ab.) distrutta Distrutti il 40% degli edifici e tutte ie case a più di 5 piani Leninakan^ ^^'y. / ^A/\_ Kirovakan Erevan& Erzurum TURCHI* Lago Van Tabriz

Persone citate: Rafik Mukortichian

Luoghi citati: Mosca, Spitak