L'industria all'attacco su Iva e moneta unica

L'industria all'attacco su Iva e moneta unica L'industria all'attacco su Iva e moneta unica MILANO — Moneta unica per la Cee e armonizzazione della fiscalità indiretta tra i Dodici sono i due «cavalli di battaglia- dell 'industria europea. Moneta — A favore di una moneta unica per l'Europa è sceso.in campo l'intero gotha dell'industria italiana, con una «maKna carta» che vede tra i firmatari Giovanni Agnelli Carlo De Benedetti. Raul Gardini Cesare Romiti Romano Prodi. Franco Reviglio, Leopoldo Pirelli Sergio Pininfanna, Piero Barueci. Neno Nesi Ludo Rondelli. Secondo i 73 esponenti dell'economia pubblica e privata, che hanno aderito all'invito de! -Club di Milano» presieduto da Alberici Fale.k, non ci sono dubbi: lo Sme in questi dieci anni ha funzionato, ma deve essere rafforzato e avanzare verso l'obbiettivo dell'unione monetaria e della Banca Unica Europea Altrimenti il Sistema stesso diverrà -sempre più difficile da gestire e sempre meno compatibile con lo sviluppo delle libertà di movimento dei capitali». ì motivi dell'instabilità, spiega il -manifesto» dei 78, sono sotto pli òcchi di tutti: lo Sme consente comportamenti nazionali a politica economica autonomi e diversi «di fronte ai quali la crescente mobilità dei capitali favorisce la speculazione sugli aggiustamenti delle ilarità». Di qui la terapia secca («Solo una più esplicita perdita di autonomia delle politiche monetarie nazionali sembra in grado di mantenere un clima di credibilità attorno agli accordi di cambio») e una tabella di marcia che partendo da un «periodo di transizione» (in cui occorre fare ogni sforzo per far entrare la sterlina nello Sme) approda a un regime di cambi Ossi in particolare con il dollaro. Fisco — L'armonizzazione dell'Iva tra i Dodici (da mettere a punto entro il 1990, se la si vuole applicare dalla fine del 1992) è «un elemento essenziale» dell'integrazione del Mercato europeo, anche se la parziale rinuncia alla sovranità nazionale in questo campo non deve sempre essere considerata come una prova di «nazionalismo perverso». Lo afferma un rapporto preparato dall'Istituto di studi fiscali europei per conto della «Tavola rotonda» che raggruppa gli esponenti dei maggiori gruppi industriali europei L'armonizzazione delle aliquote Iva è vista con favore, e si ricordano le conclusioni di uno studio statunitense, secondo cui differenze fino al 5 per cento tra Paesi vicini possono coesistere senza effetti negativi. Vengono anche citate le conclusioni di studi condotti in Italia, Germania e Gran Bretagna, che danno per le amministrazioni fiscali saldi positivi se le proposte della commissione europea (due sole fasce di aliquote Iva, e un sistema di media ponderata sulle accise per tabacco, alcolici e prodotti petroliferi) fossero attuate. Per l'Italia il gettito della tassazione indiretta salirebbe del 7 per cento, per la Germania si avrebbe un leggero saldo attivo (3 miliardi di marchi), in pratica equivalente a quello britannico (un miliardo di sterline). Un riassetto della fiscalità indiretta avrebbe però effetti sull'inflazione (in particolare in Grecia e in Lussemburgo), oltre che sull'occupazione in certe regioni. D tutto però in una prospettiva di vantaggi globali per l'economia comunitaria stimati al 4,5 per cento del prodotto interno lordo.

Luoghi citati: Europa, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Lussemburgo, Milano