I ribelli

I ribelli I ribelli tivo per il quale le truppe lealiste abbiano fatto passare i ribelli senza sparare un colpo. L'addetto stampa presidenziale ha ammesso a tarda sera che le autorità sono preoccupate: "Quando un gruppo di rivoltosi si trasferisce da una località all'altra, e non si sa dove vogliano andare, bisogna come minimo provvedere a proteggere il Presidente rafforzandone la guardia-, ha detto. Che la situazione stia preciptando lo conferma il fatto che il presidente della Camera dei deputati, Juan Carlos Pugliese, ha rivolto un appello alla popolazione perchè accorra 'Stasera stessa» nella piazza del Parlamento e nelle piazze principali di tutte le città argentine. -La democrazia è in pericolo», ha dichiarato Pugliese, il quale ha anche convocato l'Assemblea parlamentare. Nella notte la tv ha cominciato a trasmettere slogan a favore dei governo e la Federcalcio si è riunita per decidere l'eventuale sospensione del campionato di calcio. A sostegno della linea d'intransigenza da parte del governo e delle forze politiche, dispacci di agenzia hanno riferito parte dello scambio di frasi tra il Presidente e il capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Caridi, alla Casa Rosada. Alfonsin: -La crisi aere terminare oggi». Il generale Caridi: «Ciò significa che devo attaccare». Alfonsin: "Lei sa quale è il suo dovere». De¬ cisa la posizione del Presidente; più tentennante quella del comandante dell'Esercito, che sembra godere dell'appoggio, smentito, del vicepresidente Martinez. La rivolta capeggiata dal colonnello Mohamed Ali Seineldin, seppure isolata, non è ancora spenta. Il Capo dello Stato ieri mattina, appena sbarcato a Ezeiza, aveva raggiunto con un elicottero la Casa Rosada per riprendere il timone del sempre fragile governo democratico e cercare uno sbocco alla persistente crisi militare e soprattutto alla ribellione di Seine'din, asserragliato a Campo de Mayo nella speranza che fosse sciolto il nodo della presunta tregua patteggiata venerdì notte con i vertici dello Stato, tregua peraltro annullata dal Capo dello Stato con U suo ultimo ordine. Le trattative erano proseguite ieri mattina. Il generale Francisco Gassino, comandante degli Istituti militari, incaricato dal capo di Stato Maggiore di convincere i ribelli alla resa, era tornato alla scuola di fanteria per incontrarsi ancora una volta con Seineldin. Gassino, in divisa da combattimento, era stato accolto da un ufficiale con la faccia pulita, senza il nerofumo con cui si mimetizzano gli ufficiali in stato di ribellione, i cosiddetti carapintada. Ma l'attenzione si è poi rivolta verso Alfonsin, nella sua veste di comandante in capo delle Forze Armate. Il Presidente, all'aeroporto, prima di.rientrare alla Casa Rosada, si era intrattenuto brevemente con il ministro degli Esteri, Caputo, e con i comandanti in capo delle tre Armi. Successivamente, aveva ricevuto nel suo ufficio il vicepresidente, Martinez, il ministro della Difesa, Jaunarena. Quindi, i capi di Stato Maggiore. E' stata decisa la linea dura: le truppe lealiste hanno cominciato a scavare trincee attorno all'edificio di Campo de Mayo e anche le difese intorno alla Casa Rosada sono state aumentate. Governo e forze politiche su un punto sembrano pienamente d'accordo: nessuna amnistia a favore dei militari condannati e di quelli sotto processo, richiesta dai ribelli quale contropartita per deporre le armi. La vietano imperativi giuridici, ma anche motivi politici: mancano cinque mesi alle elezioni presidenziali e né i radicali di Alfonsin né i peronisti di Menem sembrano disposti a fare scelte traumatiche con il rischio di perdere suffragi. Nella notte di venerdì, quando le forze lealiste hanno sparato con l'artiglieria contro l'edificio di Campo de Mayo (quattro ufficiali sono stati feriti) si era temuto il peggio. Poi la tensione si era in parte allentata e il capo dei •ribelli della settimana santa», l'ex tenente colonnello Aldo Rico, subalterno di Seineldin, veniva trasferito dal carcere Magdalena — dove sono detenuti i generali della passata dittatura — in una base militare di Mar del Piata, a 400 chilometri dalla capitale. Il trasferimento va collegato alla rivolta di Campo de Mayo e al fallito tentativo di un comando di occupare il penitenziario e di libetare Rico e i generali golpisti. Secondo il capo della X brigata di fanteria meccanizzata, generale Alfredo Danton, sette ufficiali sono già stati arrestati; tra questi il capitano Jorge Videla, figlio dell'omonimo Presidente dell'Argentina, che sta scontando una condanna all'ergastolo. e. st.

Luoghi citati: Argentina