Giustizia di borgata di Luigi Firpo

Giustizia di borgata La sentenza sui violentatori di Piazza Navona Giustizia di borgata La pubblicazione della sentenza di appello del processo penale intentato contro tre giovinastri romani per lo stupro di Maria Carla ha sollevato immediato scandalo. La giovane donna, si ricorderà, aveva denunciato la violenza sessuale subita a Roma, in piazza dei Massimi, sotto gli occhi di tutti, a due passi da Piazza Navona, c i colpevoli erano stati condannati in prima istanza a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Adesso i giudici di secondo grado, pur riconoscendo che i tre «avevano coscienza e volontà di ottenere il rapporto carnale contro la volontà della vittima», hanno ridotto la pena a 2 anni e un mese e gli imputati sono stati scarcerati immediatamente come incensurati, meritevoli della libertà provvisoria. Grazie a questo castigo irrisorio, possono fare ritorno alle loro case, al loro nullismo di periferia, pronti ad adocchiare qualche altra femmina da violentare in gruppo, confortati da un giudizio di trasgressione veniale, poco più di un divieto di sosta. Lo stupro torna così ad essere visto come un'infrazione colposa, quasi una ragazzata bonaria (per i! maschio), mentre si conferma con sussiegosa autorevolezza che di solito la donna ci sta. che forse ne gongola persino. Dice l'indecorosa sentenza che la violenza fisica esercitata sulla vittima fu ■■minima» e doveva quindi venire «fortemente ridimensionata ■•, perché Maria Carla soffriva di disturbi psichici, era diventata tossicodipendente a ls> anni, si era «bucata» ancora cinque giorni prima, era etilista e sul momento ubriaca, così da trovarsi in uno «stato iti profonda confusione mentale >. Ciò le impedì di opporre resistenza, sicché il suo rifiuto di soggiacere fu •■inequivocabile', ma tardivo. Ma cosa dovrebbe fare una donna aggredita? Fornire congruo preavviso di dissenso, urlare, graffiare, o addirittura estrarre dalla borsetta un apposito coltellino ricurvo da amputazione? Nessuna prostituta accetterebbe di subire un triplice rapporto in pieno centro urbano, in vista di chiunque; e d'altronde anche l'ultima baldracca da angiporto, pur nel proprio degrado, serba il diritto di negarsi, la facoltà di decidere se intende o meno concedersi ed a che prezzo. Considerare il marasma mentale provocato dalla droga o dall'alcol come un consenso tacito, rappresenta una mostruosità giuridica e morale. Di questo passo si finirebbe per legittimare lo stupro di una minorata psichica o quello di una bambina che non dispone della possibilità fisica di difendersi né di una volontà autonoma Luigi Firpo (Continua a pagina 2 in prima colonna)

Persone citate: Maria Carla

Luoghi citati: Roma