Al vertice di Montreal sarà guerra tra Cee e Usa di Fabio Galvano

Al vertice di Montreal sarà guerra ira Cee e Usa Si apre lunedì in Canada la riunione del Gatt: Bruxelles decisa a non piegarsi alle richieste di Washington Al vertice di Montreal sarà guerra ira Cee e Usa AI centro dello scontro gli scambi dei prodotti agricoli - Gli americani pretendono l'abolizione degli aiuti ai produttori, la Cee disposta solo a riduzioni graduali - Per il Terzo Mondo una proposta dalla Fondazione Agnelli: reinvestire in loco gli interessi pagati dai Paesi indebitati DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Si allarga la voragine fra Stati Uniti ed Europa dei Dodici: al contenzioso sulla carne agli ormoni, che ha provocato una crisi transatlantica apparentemente insanabile, si affianca una crescente incomunicabilità nel settore agricolo, destinata ad esplodere nei prossimi giorni a Montreal. Nella città canadese, da lunedì, si awierà infatti l'attesa riunione nell'ambito del Gatt volta a fare il punto a metà strada dell'attuale fase, che passa sotto il nome di Uruguay Round. «Se a Montreal gli americani bloccheranno tutto perche vogliono un accordo sugli scambi agricoli, in particolare la totale abolizione degli aiuti che per noi è inaccettabile, ricadrà su di loro la responsabilità di un fallimento-, ha proclamato ieri Willy De Clercq, il commissario Cee responsabile dei rapporti esterni, prima di partire per il Canada. Se gli Usa vogliono la guerra, ha lasciato capire, l'avranno. Ciò non significa che-la Cee accetti l'inevitabilità di un confronto con Washington. Anzi, ha spiegato De Clercq, si intensificano le azioni volte a trovare accettabili compromessi, ad evitare pericolose rotture. Già domani, per esempio, incontrerà, insieme con il commissario Frans Andriessen (responsabile per l'agricoltura), le controparti americane già protagoniste due settimane fa di tesi colloqui brussellesi: il responsabile per il Commerciq Estero. Claytorn Yeutter, e il segretario all'Agricoltura, Richard Lyng. -Non vedo novità all'orizzonte — ha tuttavia osservato De Clercq, ridimensionando le speranze suscitate dalla notizia dell'incontro a quattro; — gli Usa hanno respinto tutte le nostre proposte e 7io;i hanno offerto alternative-. Non dovrebbero esserci eccessivi problemi, a Montreal, per ciò che riguarda due nuovi campi d'azione del Gatt: quello dei servizi, che rappresenta ormai il 20 per cento degli scambi internazionali ma che non è sottosto ad alcun accordo internazionale, e quello della cosiddetta • proprietà intellettuale», cioè in sostanza del diritto d'autore. Dove a Montreal potrebbero nascere seri problemi è, per esempio, nel campo dei prodotti tropicali. La Cee è pronta a sostanziali concessioni ai Paesi in via di sviluppo (Pvd), in qualche caso all'abolizione totale dei dazi. Gli Usa, meno aperti, affermano che tale accordo deve rientrare in una più vasta intesa agricola. I prodotti tropicali, quindi, potrebbero essere immolati sull'altare del contenzioso agricolo fra Cee e Usa. che è oggetto di "discussioni estremamente difficili-. Washington è accusata di -voler riscrivere la storia-: di voler cioè introdurre, negli accordi di Punta del Este da cui questo Uruguay Round ebbe avvio, un impegno all'eliminazione di tutti gli aiuti all'agricoltura. La Cee replica che è disposta a riduzioni ma ribadisce che quella dell'abolizione degli aiuti è per il momento una ipotesi -inaccettabile». Sul lungo termine Bruxelles propone — come ha precisato ieri De Clercq — una riduzione degli aiuti collegata a un rafforzamento delle regole Gatt e ad una riduzione consistente dei regolamenti sanitari e fitosanitari che frenano il commercio dei prodotti agricoli. A breve termi¬ ne, invece, la Cee è disposta ad alcune misure delle quali due sono di particolare rilevanza: 1) il congelamento delle sovvenzioni per sei categorie di prodotti (cereali riso, zucchero, oleaginose, latticini, carne bovina) e una loro riduzione nel 1989 al livello dell'84; 2) un'ulteriore riduzione degli aiuti, per il 1990, calcolata come percentuale da negoziare. Ma Washington non s'accontenta. Quanto, in particolare, ai Paesi in via di sviluppo va segnalata la proposta di Rudiger Dornbush, economista del Mit, ad un convegno della Fondazine Agnelli svoltosi ieri a Roma; dopo che il vicepresidente della Fiat, Umberto Agnelli, aveva osservato che il canale dei finanziamenti bancari internazionali si è sostanzialmente disseccato e aver sostenuto che un parziale consolidamento dei debiti e necessario ma che «i colpi di spugna sono pericolosissimi-, lo studioso americano ha lanciato l'idea di riciclare gli interessi pagati dai Pvd per investimenti produttivi in quei Paesi che abbiano raggiunto un livello sufficiente di stabilizzazione. Fabio Galvano