Quali pregiudizi sugli antibiotici

Quali pregiudizi sugli antibiotici Quali pregiudizi sugli antibiotici QUANDO un pediatra prescrive un antibiotico, non raramente trova perplessità e resistenza nei genitori del piccolo paziente: «Ma è proprio necessario? Ha già cosi poco appetito, con l'antibiotico non lo perderà del tutto?». In realtà il medico, essendosi già posto il problema, prescrive il farmaco solo quando è necessario. Ma perché tanta diffidenza e sospetto ad assumere un medicinale appositamente prescritto dal pediatra di fiducia? Il motivo è facilmente riconducibile alla giusta propaganda condotta contro la realtà di un eccessivo ed arbitrario uso di farmaci. In particolare, i foglietti illustrativi dei medicinali, i cosiddetti «buglardini», risultano spesso eccessivamente allarmistici sui possibili effetti collaterali indesiderati, effetti a volte solo ipotizzati o non esclusi Tale propaganda, se da un lato sortisce il benefico effetto di una presa di coscienza da parte del cittadino (nessun farmaco è del tutto «innocente»), dall'altro Impedisce che vengano assunti con tranquillità e fiducia \ medicinali indispensabili, seppure a dosaggio preciso e per il tempo strettamente necessario. Tra i farmaci valutati con particolare sospetto, ci sono senza dubbio gli antibiotici. Eppure questi curativi rappresentano una scoperta fondamentale nella storia della medicina, tanto che si parla comunemente di epoca pre e post-antibiotica: a conti ben fatti, anche il più accanito nostalgico dei tempi passati sceglierebbe la seconda. Vale dunque la pena di risalire all'origine di tante erronee supposizioni, basate su notizie equivoche od infondate, per soffermarci poi sui possibili effetti collaterali indesiderati che questi farmaci possono veramente provocare. Tra le più comuni convinzioni rientra quella per cui gli antibiotici possano «buttare giù», debilitando l'organismo. Si tratta certamente di un equivoco: pur essendo innegabile che ogni antibiotico ha un minimo di tossicità, la manifestazione di una certa debolezza durante la cura con dati farmaci è riferibile alla malattia che ne ha determinato la prescrizione e non al medicinale che, curando, semmai «tira su». Lo stesso ragionamento vale anche per l'accusa, rivolta agli antibiotici, di provocare perdita di appetito. Altra diffusa credenza è quella secondo cui durante la somministrazione sia controindicato consumare uova. Tale inutile limitazione era un tempo consigliata In corso di terapia con sulfamidici (e non antibiotici), poiché si temeva che i gruppi solforati contenuti nell'uovo potesse¬ ro interferire coi componenti del sulfamidico, costituendo cosi precipitati dannosi a livello renale. In realtà, la somministrazione di antibiotici non esclude di per sé alcun alimento. Le norme dietetiche, in caso di terapia, po¬ tranno equivalere a quelle prescritte in caso di malattie infettive febbrili: abbondante introduzione di liquidi, piccoli e frequenti pasti ricchi di carboidrati o zuccheri, non privi di proteine, ma scarsi di grassi, specie se di orìgine animale. Molti genitori temono di somministrare antibiotici, anche perché hanno «sentito dire» che questi possono tingere indelebilmente di giallo i denti. Questo fenomeno, in realtà, è rilevabile solo a seguito di prolungate somministrazioni di tetracicline, antibiotici oggi praticamente in disuso. Un altro equivoco che è opportuno chiarire è quello per cui un individuo, in seguito all'uso molto frequente di antibiotici, possa diventare «resistente» al farmaco. In realtà è il germe e non l'individuo, che può, attraverso mutazioni genetiche, diventare insensibile alla sua azione. Cosi, anti- ' biotici un tempo assai efficaci nel debellare alcuni germi, ora sono praticamente inutili. Da ciò consegue che, sebbene l'uomo sia finora riuscito a produrre farmaci sempre nuovi, è sconslgliabile abusarne indiscriminatamente. Un accenno, infine, ai più comuni effetti collaterali indesiderati degli antibiotici In primo luogo, le reazioni allergiche: fortunatamente, durante l'infanzia, sono molto più rare che non nell'età adulta, ed anche di modesta gravità (generalmente si tratta di eruzioni pruriginose che scompaiono con la sospensione del medicinale). Va comunque precisato che è possibile essere allergici ad uno o più antibiotici, senza necessariamente esserlo a tutti. Sarà quindi indispensabile ricordare, eventualmente annotandolo, il nome dell'antibiotico che ha determinato l'allergia. Per quanto concerne invece l'uso di antibiotici a largo spettro, che hanno la proprietà di debellare un gran numero di specie batteriche, è utile sapere che essi possono alterare la flora intestinale. Poiché alcuni batteri dell'intestino sono deputati alla sintesi di vitamine — soprattutto del gruppo B —, per prevenire carenze può essere opportuno somministrare tali vitamine, o ancor meglio fattori biologici, quali ad esempio 1 fermenti lattici. Alcuni antibiotici comunemente usati possono infine provocare, sia pure raramente, irritazioni allo stomaco e forme più o meno gravi di diarrea. Non è sempre facile stabilire con sicurezza se tali disturbi siano sicuramente imputabili al farmaco, piuttosto che allo stato di tossicosi indotto dalla malattia: sarà il medico a consigliare, caso per caso, se proseguirò o sospendere la terapia. Roberto Ballano