La battaglia dei detersivi per un mare senza fosforo

La battaglia dei detersivi per un mare senza fosforo La battaglia dei detersivi per un mare senza fosforo T L 1988 verrà ricordato dal consumatori I italiani come un perìodo di grandi ripen- samenti: diversi episodi, infatti, lasciano sperare in un nuovo atteggiamento dell'industria di fronte ai temi della difesa dell'ambiente. Per esempio, la decisione inaspettata di modificare le formulazioni del detersivi per lavatrice, decisione presa spontaneamente dalle multinazionali del bianco, accoglie le richieste delle organizzazioni del consumatori e degli ecologisti. I detersivi — Tutti ricordano le dichiarazioni, rilasciate a più riprese dai rappresentanti degli industriali, sull'impossibilità di ottenere un bucato accettabile senza il fosforo. A distanza di pochi mesi, gli apocalittici scenari di lavatrici incrostate e di tessuti rovinati si sono dissolti come bolle di sapone e la ragione ha prevalso. La notizia dell'arrivo sul mercato di detersivi senza fosforo da parte delle maggiori aziende è stata data dagli stessi produttori con intense campagne pubblicitarie. Gli spray — Sul fronte dell'inquinamento atmosferico bisogna registrare un altro successo: le aziende cosmetiche e quelle di prodotti per la casa si sono impegnate a sostituire i gas clorofiuorocarburl (Cfc), contenuti nelle bombolette spray, con gli altri gas innocui entro il 1990. La decisione, resa pubblica lo scorso settembre, allinea l'Italia al Belgio, alla Danimarca, alla Germania e all'Inghilterra. A questa scelta ha probabilmente contribuito anche la minaccia di una campagna di boicottaggio proposta dal Beuc (Bureau Européen des Unions de Consommateurs) e del Bee (Bureau Européen Environmental). Le pressanti richieste sono giustificate dalla rapida evoluzione dei fenomeni atmosferici; gli esperti della Nasa hanno comunicato che la distruzione della fascia di ozono aumenta in maniera superiore al previsto. Nel 1988 sono state diffuse le conclusioni cui è giunto un gruppo di studio formato da oltre cento specialisti mondiali della materia (Ozone Trends Panel Report). I dati parlano di una riduzione della fascia di ozono oscillante dall'1,7 al 3 per cento nell'emisfero Nord. La Nasa conferma la stretta correlazione esistente tra la distruzione accelerata dell'ozono e l'impiego dei gas Cfc e Halon. Per rendersi conto di quanto grave sia il rischio occorre ricordare che la diminuzione di un punto percentuale di ozono, comporta un incremento del 2 per cento di raggi Uvb e, quindi, un ulteriore aumento della temperatura sulla Terra, con le prevedibili negative conseguenze. I provvedimenti adottati a Montreal nel settembre 1987 da tutti i Paesi industrializzati sono insufficienti e non è pensabile limitarsi a denunciare i limiti dell'accordo: occorre agire subito. Per questo il Beuc e 11 Bee hanno spinto i governi nazionali ad anticipare la messa al bando dei Cfc, in attesa che vengano adottate misure ufficiali dal Parlamento europeo. All'appello non hanno ancora risposto la Spagna e la Grecia, l'Irlanda e il Portogallo. Se entro il 1° gennaio 1989 in questi Paesi non si prenderanno misure atte a ridurre nell'arco di 18 mesi l'uso di Cfc e di Halon, le organizzazioni dei consumatori locai! proporranno il boicottaggio, invitando soci e simpatizzanti a non acquistare più bombolette spray, indipendentemente dal tipo di gas contenuto. Ricordiamo che negli Stati Uniti da dieci anni 1 Cfc sono vietati, mentre nella Cee rappresentano ancora il 50 per cento dei consumi. In Italia le aziende cosmetiche e dei prodotti per la casa hanno promesso che dal prossimo anno, verrà riportata sulle etichette delle bombolette spray una scrìtta del tipo «Non contiene sostanze ritenute dannose per l'ozono», per individuare gli spray privi dei micidiali clorofluorocarburì. Gli imballaggi plastici e le schiume — La battaglia per proteggere lo strato di ozono non è finita. Il prossimo obiettivo è la sostituzione dei Cfc e degli Halon usati nella produzione di imballaggi plastici e di schiume di polistirene estruse o espanse (modellamento dei vassoi per prodotti alimentari e dei materiali per isolamento acustico). I Cfc potrebbero essere sostituiti con gli Hcfc 22 U cui potenziale distruttivo dell'ozono è inferiore del 95 per cento. Si tratta di una soluzione valida, anche se di carattere abbastanza provvisorio. I primi risultati positivi si sono registrati in America, dove l'industria si è già impegnata a sostituire il Cfc 12 con l'Fc 134 per gli imballaggi alimentari. II Beuc e il Bee hanno ufficialmente chiesto ai gestori di negozi fast food alle grandi catene di supermercati, di premere sui fornitori di Imballaggi affinché procedano alla sostituzione dei Cfc. Gli estintori — Nel programma di risanamento atmosferico le organizzazioni dei consumatori hanno previsto anche la stipulazione di un accordo con le aziende costruttrici di estintori portatili, per arginare l'impiego di gas nocivo come l'Halon 1211. I frigoriferi — Il 12 per cento del Cfc sono usati per gli impianti di refrigerazione (frigoriferi e aria condizionata). In questo settore il problema principale consiste nel limitare U più possibile le fughe in fase di produzione, cercando di recuperare o di riciclare 1 gas contenuti negli apparecchi che vengono distrutti. n lavoro di recupero deve necessariamente essere affiancato dalla ricerca di validi sostituti come l'Hfc 134a. Una cosa è comunque sicura: la distruzione della fascia protettiva di ozono continua e le organizzazioni dei consumatori hanno deciso che è necessario prendere subito decisioni importanti per poter ottenere risultati concreti prima dell'Anno Duemila. Gli accordi raggiunti dimostrano che si può collaborare con le controparti, ma è fondamentale agire con molta urgenza. Roberto La Pira

Persone citate: Ozone Trends, Roberto La Pira