Romantico giro al Père-Lachaise qui riposano in pace le anime vip di Gian Luca Favetto

Romantico giro al Père-Lachaise qui riposano in pace le anime vip Nel camposanto parigino un milione di «abitanti»; tra questi, Proust, Balzac, Modigliani, Oscar Wìlde Romantico giro al Père-Lachaise qui riposano in pace le anime vip E, soltanto un cimitero, ti rassicuri, ma dopo una decina di minuti si insinua in te la convinzione che sia una città dentro la città, un teatro d'anime immaginarie piuttosto che un luogo fisico. TJ Père-Lachaise ha il fascino dei miti, possiede la magia un po' sinistra di un angolo di mondo in cui l'immaginazione può perdersi e non cadere mai in errore. La sua storia è vecchia di secoli; viene su bizzarra dal Medioevo incrociando i destini di vescovi, re e cardinali, fino a quel confessore di Luigi XIV, pére Francois de Lachaise d'Aix, che gli ha ceduto 11 nome. Nel 1804 divenne ufficialmente il Cimitero Est della città di Parigi per volere del prefetto Frochot, ma dopo tre anni conta appena un centinaio di tombe. Ci vuole tutto l'orgoglio della monarchia francese che chiama a raccolta le spoglie dei Grandi per rilanciare l'immagine del nuovo «champ de repos». Molière e La Fontaine, Abelardo ed Eloisa sono 1 primi convocati. Poi, anche Balzac inizia a seppellirvi i protagonisti del suoi romanzi. Cosi, la storia del PèreLachalse diventa leggenda. E' una collina intera del XX arrondlssement Quarantaquattro ettari con viali e sentieri che si biforcano e ritornano su se stessi Più di dodicimila alberi. Oltre un milione di abitanti. Le tombe hanno smesso di contarle all'inizio del secolo. A governare U tutto è 11 Caso. Ed è al Caso che bisogna affidarsi per la visita, all'istinto, alla curiosità. L'unico consiglio è di non servirsi dell'ingresso principale. C'è una stazione di metrò che porta il nome di PèreLachalse; si vien fuori in place Méthier all'inizio di boulevard de Ménilrr.ontant; qui si apre una porticina che introduce, attraverso una piccola scala, in questo cuore di pace parigino. L'impatto è impressionante: non sai se avanzi in una fiaba, se precipiti indietro negli altri. Vi regna una tranquillità senza aggettivi Fin dove arriva lo sguardo è abbandono e desolazione: radici d'alberi che sollevano pietre tombali lapidi spaccate, marmi accatastati tombe coperte di muffa, rovina, ruggine, muri che si disfano, sepolcri sventrati. Ma tutto ciò non disturba, affascina. Risalendo le stradine cubettate, ci si imbatte nel pretenzioso mausoleo della famiglia Menier che annuncia spavaldo: qui c'è gente ricca e importante. Appena dietro, piccolo e abbandonato, riposa Louis Blanc insieme alle sue utopie politiche e sociali. Sei a zonzo per meraviglie ormai. Sfili davanti a Bizet e a Gino del Duca. Con discrezione si presenta Pascale Ogler, l'attrice venticinquenne morta quattro anni or sono. Bellezza e giovinezza le ritrovi negli incantevoli lineamenti di Delphine de Cambacérès, che 11 tempo non ha intaccato. Poco più in là il faccione di Honoré de Balzac trionfa sopra un libro su cui poggia una penna; di fronte, In terra, Gerard de Nerval è ripiegato ai piedi di un'anonima colonnina bianca: al fotografia sbiadita fa torto al poeta che cantava l'inizio del ballo dei morti. Corvi e altri uccelli fanno da colonna sonora. I gatti sono dappertutto; riposano su nomi polacchi vietnamiti, armeni, italiani tedeschi spagnoli inglesi ebrei. Ne bazzicano molti intomo alla dimora di Rossini, proprio all'inizio della scalinata che conduce al Monumento de¬ dicato ai Morti non molto lontano dalla residenza di quella gran dama spregiudicata che fu Colette. Si incontra gente che chiede e dà informazioni: là ho scoperto Radiguet; dove trovo Abelardo ed Eloisa? I due celebri amanti sono giù in basso, a destra dell'ingresso principale; li fanno dormire uno accanto all'altro sotto un monumentale baldacchino. Costretti insieme, ma più in alto, sono anche Molière e La Fontaine. Può anche darsi che, no- nostante le indicazioni Radiguet si finisca per non trovarlo, affondato in una selva d'alberi che sventrano tombe inchiodandole senza speranza. Non riesci a trovare nemmeno Gobetti che da queste parti sembra essere un Cameade qualunque. Incontri facilmente Chopin, invece, davanti al quale non mancano mai candele e lumini: è in compagnia di una musa-fanciulla, romantica come un suo notturno, leggiadra come una sua polonaise: che qui manchi il suo cuore, rimasto a Varsavia, non se ne accorge nessuno. Altrettanto facilmente ti ritrovi al cospetto di Jim Morrison: ti chiamano le frecce, ti conducono le scritte; più vengono cancellate, più rifioriscono. C'è sempre qualcuno in contemplazione davanti a quella che era una tomba, rimasta ora un letto di terra con una pietra trasversale che porta inciso nome e date, 1943-1071. Schiantato da scritte soffocanti, tutte inglesi e datate 1988, è anche Oscar Wilde, che già deve subire il cattivo gusto del suo sarcofago, appesantito da una Sfinge infelice. Siamo ormai nella parte nuova del Père-La- chaise, la meno affascinante, dove troneggia un imponente Colombario che ospita le ceneri di Isadora Duncan. Maria Calias e Max Ernst. Sono rimasti indietro Beaumarchais e il generale Massena, nobili scozzesi e prelati di Casale Monferrato, gentiluomini che hanno per tomba casette da Hànsel e Gretei Ti aspetta il giaciglio simbolico di Imre Nagy, il primo ministro della rivoluzione ungherese del 1956. Sarah Bernhardt seduta sul suo catafalco grigio. Ti aspetta soprattutto un trionfante e accigliato Allan Kardec, alias Hippolyte-Denizard Rivail, lionese, fondatore più di cent'anni or sono dello spiritismo: è il più visitato, il più coccolato; fedeli e discepoli stendono le mani sul suo busto per ricevere in dono il fluido del maestro. A una cinquantina di metri, un solo giovane ricopia i versi incisi sulla pietra tombale di Apollinaire. Un po' più lontano, sul nome di Simone Signoret un gatto nero sembra fare le fusa. Quanti ancora ne incontri: madame Lamboukas detta Edith Piaf, Modigliani e la fedele Jeanne, Paul Eluard, Gertrude Stein. Marcel Proust sotto il marmo nero pensa alle sue fanciulle in fiore, non diversamente da quanto fa, ad un passo da lui sua altezza il Sultano Seyyid Ali bin Hamud bin Muhammad bin Said bin AlIman bin Ahmed, Sultano di Zanzibar. Certo che impieghi un po' di tempo a rientrare nell'altra Parigi Place Gambetta sembra cosi convulsa, così irreale. Conservi la strana sensazione che morti, monumenti e alberi, là dentro, siano immersi nella vera vita; tu, in mezzo a loro, per un attimo, eri qualcosa di superfluo. Gian Luca Favetto de Stein Ith Plaf Dani L? 'Mètro Père-Lachalse Père-Lachaise: il monumento funebre a Oscar Wilde

Luoghi citati: Casale Monferrato, Parigi, Varsavia