A Venezia sfumata di nebbia l'antica festa della Salute

A Venezia sfumata di nebbia l'antica festa della Salute A Venezia sfumata di nebbia l'antica festa della Salute PASSATI gli ultimi tepori dell'estate di San Martino e disperso l'eco metallico delle «pignatte» e delle latte battute nei negozi dei bambini, obbligando avventori e negozianti ad una mancia, Venezia entra nel periodo dell'anno più mesto e, torse proprio per , questo, anche più vero. Cominciano le prime nebbie e le acque alte e i veneziani sembrano per un attimo, potersi riappropriare della loro città. E quasi a sancire questa ritrovata dimensione, si uniscono a celebrare, il 21 novembre, la Madonna della Salute. Questa festa appartiene al patrimonio delle tradizioni veneziane da più di tre secoli e mezzo. La sua origine risale al 1630, quando la città fece voto alla Vergine di erigere un grande tempio in suo onore, affinché la liberasse dalla gravissima pestilenza che stava decimando la popolazione. La tradizione racconta che l'8 giugno del 1630 giungeva a Venezia dalla Germania, dove aveva incontrato l'imperatore Ferdinando Il per trattare la pace, il marchese de' Strigis, ambasciatore del Duca di Mantova. Poiché tra le popolazioni teutoniche il morbo della peste era molto diffuso, il marchese venne messo in quarantena prima nell'isola di S. Lazzaro e poi in quella di S. Clemente. Fu chiamato, per sistemare adeguatamente quest'ultima, un falegname veneziano di nome Giovanni Tirineilo ed è a questo che la leggenda attribuisce la re¬ sponsabilità della diffusione del morbo, che in sedici mesi uccise più di 80 mila persone tra Venezia, Chioggia, Malamocco e Murano e oltre 600 mila nella provincia. Nella seduta del 22 ottobre 1630, il Doge Niccolò Contarmi ed il Senato deliberarono che «si debba dai serenissimo Prìncipe per nome pubblico far voto solenne a S.D.M. di erigere in questa Città e dedi- car una Chiesa alla Vergine Santissima, intitolandola Santa Maria della Salute, e ch'ogni anno nel giorno che questa città sarà publicata libera dal presente male, Sua Serenità et li Successori Suoi anderanno solennemente ed Senato a visitar la medesima Chiesa a perpetua memoria della Publica gratitudine di tanto beneficio». Deposta la prima pietra nell'aprile del '31 e costruita provvisoriamente una chiesetta di legno, venne bandito un concorso senza vincoli ' né limiti di stile architettonico: undici 1 progetti, la scelta cadde sul trentaduenne Baldassare Longhena il cui monumento, così deverso e nuovo, bene avrebbe riaffermato, anche simbolicamente, la fede nel futuro e l'orgoglio di una città che risollevava la testa dopo la terribile e paralizzante prova della peste. Dopo 56 anni di lavori, il 9 novembre del 1687 il Patriarca Alvise Sagredo poteva finalmente consacrare il tempio. Per facilitare il passaggio degli Ambasciatori e del Senato e per invitare il popolo alla processione, venne allestito un ponte provvisorio di chiatte che univa le due rive del Canal Grande fra Campo Santa Maria del Giglio ed il traghetto di S. Gregorio. Da allora, ogni anno, i veneziani rinnovano questa richiesta di protezione e di salute, perpetuando cosi l'antico rito. E' d'obbligo raggiungere la Chiesa della Salute attraverso il ponte di barche e comprare, prima di entrare, la candela da accendere alla Madonna in memoria del voto. Uscendo poi attraverso il Seminario, è inevitabile farsi tentare dalle bancarelle di dolciumi, frittelle e zucchero filato, affollate di bambini Marta Moretti Francesco Guardi, «S. Maria della Salute»

Persone citate: Baldassare Longhena, Francesco Guardi, Giovanni Tirineilo, Marta Moretti, Murano, Patriarca Alvise

Luoghi citati: Chioggia, Germania, Malamocco, Mantova, Venezia