Vertice del G7 entro febbraio

Vertice del G7 entro febbraio Gli Usa accolgono l'invito di Parigi e Bonn di discutere i problemi valutar Vertice del G7 entro febbraio All'incontro potrebbe partecipare lo stesso Bush per assicurare che taglierà il deficit - Voci di un rialzo del tasso di sconto della Fed Sale il greggio, paura di inflegione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — In un panorama economico cangiante a causa dell'aumento del prime rate (l'interesse di base negli Stati Uniti) e del rincaro del petrolio, il ministro del Tesoro, Brady, ha ieri accolto la richiesta dei colleghi tedesco, Stoltenberg, e francese, Beregovoy, di un vertice dei G7 subito dopo l'insediamento di Bush alla Casa Bianca il 20 gennaio prossimo. Un portavoce ha indicato che il vertice potrebbe svolgersi entro la fine di febbraio a Washington, e che il nuovo presidente potrebbe intervenire di persona per assicurare gli alleati che ridurrà i deficit del bilancio dello Stato e della bilancia commerciale senza deprezzare ulteriormente il dollaro. La riunione di febbraio sarà istituzionalizzata, ha aggiunto il portavoce, in modo da consentire a ogni inizio d'anno un esame e un maggior coordinamento degli indicatori economici. L'annuncio della riunione dei G7 ha placato i mercati del cambi e azionari, entrati in agitazione alla voce di un rialzo del tasso di sconto della Riserva Federale, dopodomani o lunedi, voce peraltro non confermata, e alla pubblicazione dei dati sul prodotto nazionale lordo nel terzo trimestre dell'88: la sua crescita è stata del 2,6 per cento in termini reali, inferiore sia a quella dei due trimestri precedenti, il 3,2, sia a quanto pronosticato dalla Casa Bianca. Ha contribuito a stabilizzare le operazioni anche Bush, che non ha però fatto riferimenti ai G7: il presidente eletto si è incontrato con i leaders repubblicani al Congresso prima e con quelli democratici poi per discùtere 1 tagli alle uscite dello Stato che, ha dichiarato ai giornalisti, •avranno la precedenza assoluta sugli altri problemi'. n portavoce del ministero del Tesoro ha cercato di fugare i timori sull'economia americana sostenendo che il vertice del G7 «sarò ordinaria amministrazione, perché non esistono emergenze'. Ma il dollaro ha subito una leggera flessione e i metalli pre; ziosi sono saliti, segno d'insicurezza. In presenza dell'aumento del prime rate al 10,5 per cento, il massimo dal maggio '85, sarebbe stato logico U contrario. Dopo lo sbandamento ini¬ ziale, Wall Street invece ha reagito bene, guadagnando addirittura una ventina di punti a metà del pomerìggio: alcuni operatori hanno dichiarato che la crescita del 2,6 per cento del prodotto nazionale lordo indica che il pericolo del sunlscaldamento dell'economia diminuisce. La Borsa ha del tutto ignorato il dato più inquietante: il tasso d'inflazione del 5,1% nel terzo trimeste dell'88. Contraddicendo la tesoreria, uno dei più noti economisti Usa, Alien Sinai, ha ammonito che -i nodi stanno per venire al pettine'-, «te spinte inflazionistiche or- mai sono incontestabili—ha detto Sinai — e si aggraverebbero se il prezzo del petrolio salisse precipitosamente. Inoltre alcune delle nostiv strutture finanziarie incominciano a traballare e gli investitori stranieri potrebbero spaventarsi: Sinai ha aggiunto che dalla fine dell'87 l'afflusso dei capitali dall'estero negli Stati Uniti è calato, e potrebbero venire a mancare i mezzi di finanziamento del disavanzo pubblico. L'economista ha insistito che gli americani devono imparare a risparmare "molto di più del 3 per cento del reddito che risparmiano adesso' e che a questo scopo devono consumare di meno ed esportare di più. 'Purtroppo — ha concluso — nell'ultimo trimestre è avvenuto il contrario'. Sinai ha espresso i due timori più diffusi. Da un lato, il rincaro del petrolio, se non rientrerà subito, minaccia di rinfocolare l'inflazione, e di danneggiare la bilancia commerciale americana, perché gli Usa importano il 40 per cento del loro fabbisogno energetico. Esso è utile agli Stati della federazione Usa che producono greggio, come il Texas, e che si sono trovati in grosse difficoltà, ma nella attuale congiuntura appare controproducente. Dall'altro lato, la politica del credito eccessivo incomincia a farsi sentire a Wall Street. Nella sua qualità di capo della Commissione finanze, il senatore democratico Bentsen, il candidato alla vicepresidenza sconfitto alle elezioni, ha ordinato un''nchiesta sulle fusioni e sull'esposizione delle grandi società: «La speculazione ha passato il segno — ha detto Bentsen — di questo passo incapperemo in un altro lunedì nero», cioè un crollo della Borsa. Ennio Carette Così va il mondo Italia Gr.Bretagna Canada Francia Germania Usa Giappone Inflazione, dati ottobre lasso ufficiale di sconto su base annua lasso ufficiale di sconto reale (differenza tra Tus e Inflazione)

Persone citate: Alien Sinai, Bentsen, Beregovoy, Bush, Ennio Carette, Stoltenberg