All'Opec giornata di suspense
All'Opec giornata di suspense Si attende un sì o un no dell'Iran alla proposta di accordo All'Opec giornata di suspense II ministro di Teheran ancora in patria per consultarsi con il suo governo - La conferenza rinviata a Oggi - Tetto produttivo a 18,5 milioni di barili - Prezzi in aumento, ma vi sono forti scorte che fanno escludere un'impennata VIENNA — E' stata una giornata di suspense quella di ieri alla conferenza dell'Opec di Vienna; i 12 ministri del petrolio rimasti nella capitale austriaca non hanno potuto fare altro che attendere il ritomo da Teheran del collega iraniano, Gholamresa Aghazadeh, con una risposta che comunque sarà decisiva per l'esito di questo vertice per molti versi cruciale. Il ministro del petrolio iraniano è volato in Iran per portare la proposta di accordo raggiunta venerdì: il tetto produttivo per i primi sei mesi dell'89 viene portato a 18,5 milioni di barili il giorno (contro i 16,6 milioni di barili del tetto attuale e i 22,5 milioni di barili effettivamente estratti dai Paesi del cartello in questi ultimi mesi) ; inoltre viene concessa all'Iraq, che la chiede da due anni come condizione per rientrare nella disciplina del cartello, una quota produttiva di 2,6 milioni di barili il giorno, uguale a quella dell'Iran. Aghazadeh era atteso di ritorno a Vienna in serata, o perlomeno era attesa una sua risposta, ed era previsto che la conferenza riprendesse alle 19. A quell'ora, però, il ministro iraniano non era ancora rientrato e l'appuntamento è stato perciò rinviato a oggi. La prospettiva di un accordo ha provocato, venerdì, un forte rialzo del greggio sui mercati liberi, dove 11 Brent per consegne a 15 giorni ha chiuso a 14,70 dollari, cioè 1,80 dollari in più di giovedì. Ieri a Vienna le previsioni sull'esito della consultazione di Teheran erano molto varie; mentre il presidente dell'Opec, il nigeriano Lukman, manifestava fiducia, tra i rappresentanti dei Paesi arabi del Golfo, vicini all'Iraq e aversari dell'Iran, c'era chi prevedeva che la proposta di compromesso di cui Aghazadeh era latore sarebbe sconfessata. Quanto agli effetti di un eventuale accordo gli analisti ritengono che possa favorire un proseguimento della fase rialzista del mercato anche alla riapertura di domani. Tuttavia molti si dicono convinti che esso non eliminerà interamente i problemi dai mercati petroliferi. E' certo che la guerra dei prezzi, almeno per l'immediato futuro, sarebbe scongiurata. 'Coloro che profetizzavano un crollo sui 10 dollari a barile possono uscire di scena», ha dichiarato Sanford Margoshes, un analista di New York. Ma vi sono anche elementi negativi; alcuni pensano, ad esempio, che negli ultimi mesi i membri dell'Opec abbiano accumulato grosse scorte di petrolio superando largamente le quote ufficiali. VI sono quindi grosse giacenze che premeranno sul prezzi. Sarebbero necessari da tre a quattro mesi per esaurire le eccedenze. Un altro elemento negativo sta nel fatto che, prima dell'entrata in vigore del nuovo accordo, il primo gennaio, i membri dell'Opec saranno liberi di produrre, a piacimento, è probabilmente ne approfitteranno, e le scorte cresceranno. Oli osservatori attendono intanto di conoscere 1 criteri di suddivisione delle quote e la loro entità. Se il compro- messo passerà per dare all'Iraq una quota più alta, altri membri dell'Opec, Iran ovviamente escluso, dovranno accettare che venga abbassato 11 loro tetto produttivo. r. e. s. Il presidente dell'Opec, Lukman (a destra), è ottimista sulla possibilità di un accordo
Persone citate: Aghazadeh, Lukman, Sanford Margoshes
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