Maldive, gli scomodi amici di Delhi di Tito Sansa

Maldive, gli scomodi amici di Delhi La calma è tornata nella Repubblica degli atolli protetta dai soldati indiani Maldive, gli scomodi amici di Delhi La gente vorrebbe che se ne andassero subito - Qualcuno pensa che il fallito golpe sia stato «montato» per provocare l'intervento - Il governo espelle i cittadini dello Sri Lanka - Primi contraccolpi negativi sul turismo DAL NOSTRO INVIATO MALE — «L'ordine regna negli atolli», dicono i portavoce del governo maldiviano. Ma, a più di venti giorni dal fallito assalto al palazzo presidenziale e al comando del Nss (National Security Service) da parte di un gruppo di mercenari tamil, provenienti dallo Sri Lanka, soldati armati di mitra vigilano agli angoli delle strade, ) fucilieri di marina tpr»a"< chiamati in aiuto dal presidente Gayoom sono tuttora presenti (spiccano i barbuti sikh cor i loro turbanti rossi) e elicotteri della marina di New Delhi si levano dalla portaelicotteri Godavari e volteggiano a bassa quota sulle isole dell'atollo di Male. La Godavari che fino a venerdì era alla fonda nella laguna dinanzi alla capitale, ieri all'alba ha levato le ancore ed è partita verso Nord-Est. «Sono felice che gli indiani se ne siano andati- ha detto un funzionario del ministero degli Esteri. Ma si sbagliava. La nave contrassegnata con la sigla F34 è andata soltanto a fare un giro intomo all'atollo e per oggi o domani sono atte se altre due navi da guerra. I maldiviani non vedono i «salvatori» di buon occhio Molti temono che, così come è accaduto nello Sri Lanka, dove un anno fa furono chiamati dal presidente Jave wardene per domare la rivolta delle «tigri» tamil e ancora non sono ripartiti, i soldati indiani intendono rimanere quaggiù come protettori. Qualcuno sospetta perfino che dietro il gruppo di mercenari tamil che hanno tentato il colpo di Stato ci sia la lunga mano dell'India e ricordano quanto ac cadde nove anni fa in Afgha nistan ove il governo chiese aiuto a Mosca. L'inchiesta ordinata dal presidente maldiviano tre settimane fa non ha portato finora ad alcun chiarimento e l'origine della «guerra del 3 novembre» durata in tutto 18 ore è un mistero. La responsabilità dell'attacco che ha causato venti morti (8 soldati e 12 civili maldiviani) e una sessantina di feriti sembra venire attribuita non ai mercenari ma collettivamente agli abitanti dello Sri Lanka, tanto agli estremisti tamil quanto ai loro avversari singalesi. H governo di Male ha infatti ordinato che i cittadini dello Sri Lanka che lavorano alle Maldive (sono circa 3300 e costituiscono il nerbo dell'economia) abbandonino 11 Paese entro sei mesi. I primi 300 sono già stati espulsi e le prime conseguenze si fanno sentire. Ieri sera, per esempio, era difficile mangiare in un ristorante sul Marine Drive, perché i due cuochi singalesi erano stati cacciati. -Bravi ragazzi — diceva il proprietario scusandosi — che non si sono mai occupati di politica». Dal provvedimento di espulsione — ha precisato il governo — saranno esclusi i «colletti bianchi», i medici, gli ingegneri, i contabili, gli insegnanti, perché la loro partenza significherebbe un tracollo. I camerieri e la bassa forza invece verrebbero sostituiti da indiani. Abituati a subire, i lavoratori dello Sri Lanka non hanno protestato e si prepa¬ rano a rimpatriare. Non cosi l'ambasciatore del governo di Colombo, Mohammed Ali, ed è anche lui combattivo. Indignato, è andato al ministero degli Esteri e ha presentato una nota di protesta contro la cacciata dei suoi connazionali, da lui definita una «discriminazione nazionale e razziale». «Ai governanti locali — confida l'ambasciatore — ho fatto presente che senza i miei concittadini il loro turismo andrà a rotoli». C'è malumore anche tra i maldiviani, benché le autorità lo smentiscano. La gente è tesa, ha paura di parlare con 11 forestiero, le donne dicono che non si sentono più sicure a uscire la sera benché ai crocicchi vigilino coppie di soldati armati Molti temono, mentre si av¬ vicina il Natale, che 1 turisti disdicano le prenotazioni. Constatano che in questi giorni, benché siamo in piena alta stagione, gli aerei che atterrano all'aeroporto di Male, nell'isola di Hulule, sono quasi vuoti (sull'Airbus da Karachi due giorni fa siamo sbarcati una quindicina) e che negli alberghi la situazione non è rosea. Hanno un bel dire «business as usuai». e «siamo al compie to'». In realtà non è un blema- trovare una camera in qualsiasi isola, o vicina'ò lontana centinaia di miglia, e i barcaioli dei dhoni si disputano i pochi turisti. L'altro ieri, giorno di festa in queste isole musulmane al cento per cento, 11 capo dello Stato ha voluto fare un regalo ai suoi 200 mila sudditi, sparsi su 202 isole abitate delle 1190 che compongono la Repubblica degli atolli Ha concesso l'amnistia a 817 persone condannate per motivi vari Tra gli amnistiati vi sono 773 condannati al confino in isole sperdute e potranno ritornare alle loro case. La notizia è stata data con rilievo dalla televisione, dalla radio e dal quotidiano Haveeru (Tramonto) ma non ha provocato dimostrazioni di gioia. «Ci aspettavamo fuochi d'artificio — ha detto uno scandinavo che vive qui da dieci anni — invece non è accaduto nulla». Finché i poco amati indiani non se ne saranno andati, quest'angolo di paradiso non sarà quello che era. Soltanto i turisti — tedeschi, svizzeri, italiani e giapponesi — che tra un acquazzone tropicale e l'altro si cuociono al sole dell'Equatore, non si accorgono che qualcosa di misterioso sta accadendo. Tito Sansa Male. Passanti e ciclisti in una via della capitale delle Maldive nella stagione del monsone

Persone citate: Gayoom, Mohammed Ali

Luoghi citati: India, Maldive, Male, Mosca