A Jallud la mappa delle mine di Marco Tosatti

A Jullad la mappa delle mine L'Italia accoglie la richiesta del leader libico, che ieri ha visto il Papa A Jullad la mappa delle mine In una «cena segreta» con Andreotti aperti nuovi spiragli fra i due Paesi - Giovanni Paolo II: «Prego ogni giorno per la Libia e soprattutto per il presidente Gheddafi» CITTA' DEL VATICANO — Cordialità senza espansioni in Vaticano, anche se il Papa ha dichiarato di pregare •ogni giorno per il popolo libico e soprattutto per il presidente Gheddafi»; una cena importante, fuori protocollo e semisegreta, con il ministro degli Esteri Giulio Andreotti, ieri sera; e la missione di Jallud a Roma, dopo le asprezze del primo approccio, si apre all'ottimismo al terzo giorno. L'appuntamento ,conviviale, presènti le signore Andreotti e Jallud e alcuni amici comuni, potrebbe rivelarsi particolarmente importante nel processo di «disgelo» che il numero 2 libico è venuto a varare con l'Italia, dopo la freddezza degli ultimi anni e i due missili sparati contro Lampedusa. E tanto basta perché dall'entourage dell'ospite filtrino messaggi di soddisfazione per la buona riuscita della visita. Persino l'incontro con De Mita ne esce in una luce positiva: si ammette che è stato un po' ruvido, ma del presidente del Consiglio sono piaciute la lealtà e la franchezza. •E' la prima visita ufficiale in Italia di un dirigente della grande Jamahirya dopo la rivoluzione» afferma da Tripoli Gheddafi, e aggiunge di «sperare» che dalla visita scaturisca «un accordo per compensare oltre un quarto di milione di famiglie libiche ancora viventi che hanno sofferto i danni diretti dall'occupazione italiana della Libia e dalla posa di mine in territorio libico». E' un punto di grande importanza per l'ex-colonla, e proprio nella cena di ieri sera si sarebbe cominciato a gettare le basi per un «ragionevole compromesso». Lo Stato italiano ha fatto pervenire ieri all'ambasciata libica la pianta dei campi minati in Tripolitania, dichiarandosi disponibile a incontri tecnici bilaterali sulle procedure di sminamento. Da parte di Tripoli si desiderebbe inoltre un riconoscimento di quanto grande è stata la sofferenza del popolo libico, un dramma che si ritiene ignorato completamente o quasi in Italia. Quanto al risarcimento si oscilla fra una richiesta di ventimila miliardi e il gesto simbolico. Un protocollo un po' frettoloso, e una mattinata carica di impegni per'" il Papà 1 hanno alimentato l'impressione che l'accoglienza in Vaticano sìa stata fredda. Un solo gentiluomo attendeva Ab dui Salem Jallud nel cortile di S. Damaso, con il consueto picchetto delle guardie svizzere. Il prefetto della Casa Pontificia, a differenza di quanto spesso accade, era rimasto nella Sala Clementina da cui ha accompagnato l'ospite nello studio privato del Papa. Giovanni Paolo II non ha salutato Jallud fuori della porta — un gesto di particolare favore e cordialità —: era seduto alla sua scrivania. Il Pontefice e il «vice» di Gheddafi hanno parlato per circa mezz'ora, con l'ausilio di un monsignore libanese della Segreteria di Stato. La piccola delegazione libica ha avuto in ricordo medaglie del pontificato. Nessun dono è stato invece fatto al Papa da parte degli ospiti Le relazioni fra Santa Sede e Libia si sono normalizzate, dopo la crisi dovuta all'arresto — due anni fa — dell'amministratore apostolico, mons. Innocenzo Martinelli. ■Prego ogni giorno per la Libia e soprattutto per il presidente Gheddafi»: le parole con cui 11 Papa si è congedato sono eguali alle prime pronunciate da mons. Martinelli dopo la sua liberazione. Marco Tosatti