Opec, manca il sì di Teheran

Opec, manca il sì di Teheran A Vienna un'ipotesi di accordo, il greggio balza oltre i 14 dollari Opec, manca il sì di Teheran Il ministro iraniano è tornato in patria per consultare il suo governo - Iran e Iraq avrebbero la stessa quota di produzione -11 «tetto» elevato a 18,5 milioni di barili VIENNA — L'Opec verso un accordo? Stavolta i mercati credono ai 13 ministri del petrolio, riuniti a Vienna da lunedì. La prospettiva di un accordo per mettere un tetto alla superproduzione che è all'origine del ribasso dei prezzi del greggio, viene considerata realistica e di conseguenza il petrolio sui mercati ha avuto un'impennata: il Brent del Mare del Nord, termine di riferimento più autorevole, che giovedì era sceso sotto 113 dollari il barile, ieri a Londra quotava intorno a 14,35 dollari. 113 ministri hanno sospeso le trattative neUa notte di giovedì e le riprenderanno solo stasera alle 19 (ma c'è anche chi prevede uno slittamento a domani). Nel frattempo il rappresentante iraniano, Gholamreza Aghazadhe, è partito per Teheran per consultarsi con il suo governo. Se porterà un sì, per l'Opec potrebbe essere la svolta. L'ipotesi di accordo, raggiunta dopo un lungo braccio di ferro giovedì notte, prevede un tetto di produzione di 18,5 milioni di barili il giorno (contro quello attuale di 16.6 milioni di barili e contro una produzione effettiva di 22,5 milioni), e soprattutto apre la strada al ritomo dell'Iraq sotto la disciplina del cartello. L'Iraq rifiutava di rispettare la disciplina di produzione perché pretendeva che gli fosse assegnata una quota pari a quella dei rivali iraniani. L'Iran, ovviamente, si opponeva. Proprio la «ribellione» del governo di Baghdad, tollerata se non incoraggiata dall'Arabia Saudita e dagli altri Paesi arabi del Golfo, è stata all'origine dallo scolla mento e della superproduzione dell'Opec. n nuovo tetto consente di alzare la quota dell'Iraq allo stesso livello di quella dell'Iran; ambedue i Paesi avrebbero a partire dal prossimo anno una quota uguale di 2,6 milioni di barili il giorno contro l'attuale di 2,4 milioni di barili per Teheran e 1,5 per Baghdad. (Quota quest'ultima dal dicembre '86 puramente teorica perché di fatto l'Iraq sta buttando sul mercato 2,7 milioni di barili). La soluzione appare tale da poter accontentare ambedue gli avversari; all'Iraq si concede quanto va chiedendo da tempo; in compenso al¬ l'Iran viene confermata la sua percentuale rispetto alla produzione globale del cartello, pari al 14,27, che ne fa il secondo maggior produttore dell'Opec dopo l'Arabia Saudita. Questo, insieme con la pace che sembra consolidarsi tra le due sponde del Golfo, potrebbe servire a smorzare l'animosità di Teheran e dello stesso Aghazadeh, che ancora nei giorni scorsi aveva dichiarato: 'Sarebbe pazzesco concedere la nostra quota all'Iraq dopo otto anni di guerra». L'altra sera 11 ministro venezuelano, Cesar Gii Garda, si è detto 'molto ottimista per gli sviluppU. Il ministro iraniano alla partenza ha detto: 'Tutti gli altri membri dell'Opec si sono disposti a contribuire alla quota irachena, chi darà di più e chi meno non so esattamente e non mi interessa. Se il mio governo sarà d'accordo sulla proposta saremo in grado di fare un accordo moltoforte». Vi sono, comunque, anche altri Paesi che più recentemente hanno rotto la disci¬ plina aumentando la produzione e che dovranno allinearsi; tra gli altri gli Emirati Arabi Uniti, che sono passati da 700 a 948 mila barili il giorno; altro problema da «sistemare» è quello della cosiddetta «zona libera» da cui si estraggono circa 300 mila barili che devono essere assorbiti nel tetto complessivo. I mercati hanno reagito con un rialzo alle notizie arrivate da Vienna anche perché un accordo all'interno dell'Opec aprirebbe la strada ad una possibile intesa anche tra produttopri estemi. Un dirigente petrolifero dell'Oman, Paese che non fa parte dell'organizzazione, ha detto che se i 13 raggiungeranno un accordo si cercherà di organizzare una. riunione di tecnici dei non-Opec per sostenere ulteriormente il livello dei prezzi. Un obiettivo al quale sono sensibili molti grossi produttori «liberi» dal Messico alla Norvegia, alla Cina, all'Urss, ma che era stato impossìbile raggiungere per i dissidi all'interno dell'Opec. r. e. s. IL BRENT SULL'ALTALENA (Dollari per barile, in novembre) 24 25

Persone citate: Aghazadeh, Cesar Gii Garda