Il mistero dei bambini accusatori di Furio Colombo

Il mistero dei bambini accusatori UN'INQUIETANTE CATENA DI EVENTI TURBA DAMERICA Il mistero dei bambini accusatori Centinaia di scolari sotto i dieci anni hanno raccontato riti si sangue e abusi aberranti - Da New York a San Francisco, giovani maestre sono state condannate o assolte, senza prove concrete oltre alle testimonianze di scolaresche unanimi - Giudici, psichiatri e investigatori sono ossessionati da una domanda: i bambini come hanno potuto inventare quei fatti? Cos'hanno visto e sentito, e da chi? a NEW YORK — Detta elegante e costosa «Afe Martin School» , di Manhattan Beach, in California, non resta che la casetta dei giochi e i cavalli a dondolò abbandonati che vedete netta fotografia in questa pagina. Il resto, per dirla con Jim Noble, lo sceriffo della piccola e ricca comunità californiana, «non è che una nuvola di sospetto e di polvere», una nuvola che non si diraderà mai. La Me Martin School era una vecchia istituzione, per quella zona dell'America, cinquantanni al servizio dei bambini dai quattro ai dieci anni, una scuola snob e costosa di cui era proprietaria e padrona la vecchia signora Me Martin, coadiuvata dal figlio Raymond. In quella scuola 360 bambini hanno accusato tutti gli insegnanti e la vecchia preside di avere abusato di loro in modo aberrante e bizzarro. Ci sono state inchieste, arresti, perizie, un processo durato sei anni. Il processo continua ancora, a carico detta vecchia signora e del figlio, ma senza imputazioni precise. Gli insegnanti — quasi tutti giovani donne — a uno a uno sono stati assolti, tutti vivono altrove sotto falso nome, dopo la tremenda pubblicità che ha fatto il giro, ogni sera, delle televisioni americane. Molti bambini sono in cura, la scuola è chiusa. I giornali italiani hanno pubblicato il 4 agosto la foto di una bella ragazza, Margaret Michaels. Tutti i titoli la definivano «la maestrina del sesso». A 26 anni è stata condannata al carcere a vita. Diceva in quell'occasione la didascalìa della fotografia di un giornale italiano (traducendo direttamente da una agenzia americana) che «aveva terrorizzato i bambini suonando al pianoforte completamente nuda». Negli stessi giorni un'altra insegnante, Jean Wagner, è stata prosciolta da un numero altissimo di accuse portate contro di lei da bambini della stessa età'(fra i cinque e i sette anni), e per le stesse ragioni (c'entrava anche la crudeltà, nel caso della Wagner), ma al suo processo i bambini hanno finito per «distrarsi» (secondo l'accusa), per «confondersi» (secondo la difesa), e la giurìa non se l'è sentita di condannare. Colpito come tanti dalla stranezza di queste vicende che sono comparse, tutte insieme, nello stesso perìodo, sui giornali americani e alla tv, un quotidiano del Tennessee, il Memphis Commercial Appeal, ha fatto un'inchiesta. Ha messo le mani sul ma terìale di trentasei processi molto simili l'uno all'altro, alcuni conclusi con sentenze durissime (come quello della signorina Michaels), altri con pieni proscioglimenti (come quello della Wagner), ma la maggior parte finiti senza esito, tra la confusione e l'incertezza. In tutti i casi erano donne e giovani le persone accusate, le vittime erano tutte tra l'asilo e le prime classi elementari, maschi e femmine. E benché i processi si siano svolli a centinaia o migliaia di chilometri di distanza (spesso in piccole città che non hanno mai attratto l'attenzione detta televisione nazionale), le vicende apparivano singolarmente simili. I bambini raccontavano le stesse storie terrìbili, batterie di psichiatri hanno collezionato gli stessi episodi a New York, a San Francisco, in Illinois, in Virginia, nel Tennessee, nel Montana. Uno degli psichiatri coinvolti, Kenneth Lanning, si è accorto delle inspiegabili somiglianze delle accuse che puntavano a un genere confuso e minaccioso di satanismo, di eventi rituali, identici, del fatto che ogni episodio cominciava con un bambino o una bambina che aveva da raccontare una storia incredibile e dettagliatissima. Ne' giro di pochi giorni i bambini diventavano dieci, cento, un'intera città, come nel caso dei piccoli di Jordan, Minnesota. Tutti quelli sotto i dieci anni, nessuno escluso, insieme e separatamente, hanno narrato riti e delitti, indicato adulti, persino genitori e fratelli, provocato decine di arresti, descritto minuziosamente l'uccisione di altri bambini e il luogo in cui sarebbero stati sepolti. A Jordan nessuna prova è stata trovata, nessuno è stato condannato, anche se alla fi ne le autorità non hanno più sbn. saputo a chi restituire i bambini, che sembravano ritenersi vittime di tutti gli adulti. Kenneth Lanning pensa che la storia della •maestrina del sesso» non sia diversa dalle altre, che per lei non ci siano state né più né meno prove, ma solo una straordinaria tenacia dei piccoli accusatori che hanno saputo dominare il processo e portare all'ergastolo una ragazza di ventisei anni che continua — sola contro i bambini e senza alcuna altra evidenza — a dichiararsi innocente. Spinto dall'impressione che un terribile •revival» della caccia alle streghe di Salem sia sul punto dì svolgersi in America (lo impressiona il fatto che quasi sempre l'oc ausa è, contro donne.'gìQvani), Kenneth Lanning ha convocato una conferenza a Quantico, in California. Vi hanno partecipato accusatori e difensori dei vari processi lima alcuni accusatori, come il procuratore Glenn Stevens, del processo alla Me Martin School, sono intervenuti come 'pentiti', che non credevano più alle accuse) e due gruppi di genitori: quelli che sostengono i piccoli accusatori e cercano giustizia, e quelli che non credono più neppure ai loro figli (date certe circostanze difficilmente sostenibili) e vengono a chiedere consiglio su come comportarsi di fronte alla inflessibilità dei bambini. A Quantico è avvenuto dunque un 'processo ai processi dei bambini» che è stato soprattutto un confronto fra i due episodi dominanti, r qu(3qutaptrsaLcpspgFindMttnrscv, iènprcvsanbsu(nanasncddcgn quello di Manhattan Beach (360 bambini accusatori) e quello di Jordan, in Minnesota, che ha coinvolto tutti i piccoli sotto i dieci anni contro tutti gli adulti. Bisogna subito dire che cosa tormenta uomini come Lanning, come l'agente speciale Sandi Gallant, della polizia di San Francisco, specialista dì questo infelice genere di storie, come Lesile Floberg, una donna colta e intelligente, madre di una delle piccole accusatrici di Manhattan Beach, come Lettore Terr, psichiatra dell'Università di California e perito di parte in molti di questi processi. Il primo dato è che i bambini sono davvero vittime, degli adulti in una , infinità di cast fi piùrpeente è quello narrato alcuni giorni fa dal New York Times in prima pagina. Un predicatore evangelico, tra i più noti e carismatici nelle regioni fervidamente religiose del Paese, ha confessato di avere abusato per anni di centinaia di bambini, un'incredibile storia di cui nessuno sembra essersi accorto per un periodo di vent'anni (molte delle vittime verranno a testimoniare ormai da adulti). Ma il secondo fatto è che — nei casi che sì dibattono adesso in America — le accuse sono di moltissimi bambini contro moltissimi adulti, coinvolgono un gran numero di donne, e si legano a fatti dettagliati, fantasiosi, in cui ciascun bambino trova sostegno nell'identica testimonianza di altri, in cui i fatti vanno molto al di là della fantasia infantile e per i quali, d'altra parte, non si trova alcuna prova fuori dall'universo mentale ed emotivo dei bambini che accusano. La storia della Me Martin School è diventata la più celebre perché è esplosa in un momento di grande preoccupazione perla protezione dei bambini, durante una campagna nazionale contro la pornografia, e mentre molti fatti veri e provati venivano alla luce un po' in tutto il Paese. Ma è stata Kee Me Farlane, una psichiatra infantile che deve la sua fama anche scientifica a questa catena di fatti, ad attrarre l'attenzione sulla vicenda della vecchia e 'onorevole» scuola e sulle accuse dei bambini. Me Farlane è l'inventrice del 'metodo delle marionette». Per far parlare i bambini lei li confronta con marionette che rappresentano loro slessi, altri bambini, i genitori, gli adulti, e gradatamente induce il bambino a narrare, attraverso il teatrino, le vicende e le battute che attribuisce ai vari personaggi. Tutto è nato dal caso detta piccola Jessie, una bambina di cinque anni, sorpresa dalla madre a dire a se stessa, allo specchio: «Jessie, ti odio!». Nel quieto e sereno laboratorio di Kee Me Farlane, la ragione dell'odio di Jessie per se stessa è venuta atta luce. La piccola ha narrato che una delle sue insegnanti (come in tutte le storie, una ragazza) l'aveva indotta a strangolare un gattino, per farle imparare che cosa sarebbe successo a lei se avesse «disubbidito». Disubbidito a che cosa? La lunga storia è nata da questa domanda. Nel teatrino di Jessie c'erano bambini che dovevano ubbidire agli adulti in cose terribili, e tristemente note, e in cose strane e difficilmente spiegabili, come riti di sangue descrìtti nei particolari, comprese le caratteristiche di un cadavere infantile, comprese le circostanze in cui certi •sacrifici» sarebbero avvenuti (una cantina, un treno, un autobus con le tende nere abbassate). Come fa una bambina di cinque anni a indentarsi simili storie?, si sono chiesti i genitori disperati. Za. psichiatra e la polizia. Ma è stata proprio la •prudenza» della polizia a scatenare il caso nelle dimensioni che ha finito per acquistare. «Prima di arrestare qualcuno, sentiamo gli altri bambini indicati da Jessie», hanno detto a Lesile Floberg, madre della bambina. E' cominciata così la lunga sfilata dei bambini nello studio della Me Farlane. I bambini usavano i burat- - tini e parlavano. Dall'uno all'altro la storia diventava più grande. Forse eccitati dal gioco del teatrino, i bambini ne parlavano con altri bambini e in pochi giorni le insegnanti hanno saputo delle accuse terribili. Invano la vecchia signora Me Martin ha difeso le sue maestre. I bambini non hanno esitato a dire che «c'era anche lei». Anche lei — col figlio che è legalmente responsabile della scuola — è finita in prigione. Il processo è durato sei anni, sempre con la televisione in aula (a Manhattan Beach è permesso), sempre nel telegiornale nazionale, data l'ampiezza e la stranezza della vicenda. Il giudice, a un certo punto, sono le sue parole, ha «staccato la presa». Restano agli arresti domiciliari i due titolari, in attesa di una sentenza che forse sarà basata su qualche altro fatto non chiaro nella vita di Me Martin giovane. Ma le venti maestre, disperate, sotto falso nome e senza lavoro, non sono state né assolte né condannate. C'è stato uno strano •non luogo a procedere» perché il giudice non sapeva più dove mettere le mani o quali evidenze presentare alla giuria. Il mondo dei tribunali, quello degli psichiatri e persino quello degli investigatori di polizia, sembrano ora divisi tra due grandi correnti che sono portatrici di due culture. L'una suggerisce, con la Me Farlane, di «credere sempre ai bambini». «Come potrebbero inventarsi simili cose?». L'altra, altrettanto preoccupata di difendere i piccoli, dice che «a volte i bambini vanno protetti anche da se stessi». Senza dubbio, dicono al Memphis Commercial APP^aL il °i°Tnaie che ha scoperto le strane analogie fra decine di casi avvenuti in luoghi separati e lontani, «si resta con la ' bocca amara e molta confusione. Hanno ragione gli psichiatri illuminati come Lanning, se non altro in base alla antica saggezza giuridica che chiede di stare dalla parte dell'accusato, se non vi è certezza. Ma la domanda rimane e ossessiona: come fanno i bambini a inventare queste cose? Che cosa hanno visto o sentito, quando, da chi?». Furio Colombo Manhattan Beach (California). La casa dei giochi e i cavalli a dondolo della «Me Martin School» chiusa e abbandonata