Ligato resta, per ora di Ruggero Conteduca

Ligato resta, per ora Scandalo Ferrovie, respinte le dimissioni del presidente Ligato resta, per ora Confermato l'intero vertice - Ma il governo si riserva di intervenire di fronte a «fatti nuovi» - Già oggi al Consiglio dei ministri la decisione di Santuz potrebbe essere messa in discussione ROMA — Prevale la linea morbida: Lodovico Ligato e il consiglio d'amministrazione delle Ferrovie rimangono al loro posto nonostante la vicenda giudiziaria legata allo scandalo delle «lenzuola d'oro». Dopo una lunghissima riunione del consiglio d'amministrazione dell'Ente, culminata con l'offerta delle dimissioni, e dopo una serie di fitti colloqui e consultazioni dello stesso Ligato con il ministro dei trasporti Giorgio Santuz, suo compagno di partito, e di questi con il presidente De Mita e Riccardo Misasi, in serata Santuz ha diffuso un comunicato in cui viene apprezzato il gesto e si invitano sia il presidente delle FS sia i consiglieri a restare nei loro incarichi per garantire la governabilità dell'Ente in attesa di decisioni innovative. Decisioni innovative rappresentate, soprattutto, dalla nuova legge di riforma che Santuz presenterà, se non nella riunione del consiglio dei ministri di oggi, sicuramente nel prossimo vertice di governo. n nuovo assetto del vertice delle Ferrovie prevede un potenziamento del ruolo del presidente che verrà affiancato da una giunta esecutiva e da un allargamento del consiglio di amministrazione con compiti di indirizzo, programmazione e approvazione dei bilanci. Questo, per snellire le procedure e dare un carattere più manageriale alla gestione dell'Ente. Santuz chiederà alle Camere per il suo progetto di riforma la «corsia preferenziale» e l'ap provazione della nuova legge comporterà automaticamen te il decadimento dell'attuale presidenza e dello stesso Consiglio di amministrazione. Se dunque, come sottolinea il comunicato del ministero dei Trasporti, sino a quel momento non saranno intervenuti fatti nuovi, le Ferrovie continueranno ad essere gestite dall'attuale vertice. E i fatti nuovi potrebbero essere costituiti da 'indicazioni diverse che il governo riterrà di dare nella sua collegialità' o da un aggravarsi della posizione giudiziaria di Ligato o di qualcuno dei consiglieri d'amministrazione che, come il presidente, sono stati raggiunti da comunicazioni giudiziarie per truffa ai danni dello Stato. Per il momento, quindi, Santuz dice «no» al commissario ritenendo 'pregiudizievole- per l'Ente "ogni circo¬ stanza che possa comportare interruzioni o vuoti nella gestione dell'Ente stesso in attesa dell'approvazione della legge di riforma». Ma che cosa è accaduto nelle poche, intense ore, fra la fine del consiglio d'amministrazione riunitosi ieri mattina intorno alle 12.30, e la decisione di Santuz di respingere le dimissioni offertegli da Ligato e dagli altri consiglieri? La svolta è giunta nel tardo pomeriggio dopo il colloquio avuto a palazzo Chigi dal ministro con il presidente De Mita e con il sottosegretario alla presidenza Riccardo Misasi, amico e conterraneo di Lodovico Ligato. Alle prevedibili e dirette pressioni dei maggiori esponenti del governo, si sono sommate poi quelle sia pure indirette del senatore demo¬ cristiano Covello, del liberale Fassino, del socialdemocratico Costantino Dell'Osso. Tutti e tre hanno dichiarato che non si può procedere a demonizzazioni o a criminalizzazioni indiscriminate. Santuz ha quindi avuto buon gioco a ribaltare una situazione che sino a mercoledì sera sembrava segnata per Ligato e il consiglio di amministrazione e non gli è stato quindi difficile respingere quelle dimissioni che gli erano state offerte al termine di una agitatissima riunione del consiglio di amministrazione. n consiglio, difatti, aveva votato una risoluzione nella quale si dichiarava "disponibile, come sempre, a trarre le decisioni conseguenti al venir meno del rapporto stesso». Voleva però una riposta esplicita da parte del governo o quanto meno dal ministro dei trasporti. Ma ricordava, allo stesso tempo, che solo in due occasioni la legge istitutiva del 1985 prevedeva il commissariamento dell'Ente: nel caso di inosservanza reiterata delle direttive del governo o nel caso di previsione errata per due anni consecutivi sul budget dell'azienda. Nessuna di queste due fattispecie poteva però applicarsi alla siuazione venutasi a creare dopo lo scandalo delle «lenzuola d'oro». Che cosa potrà accadere ora? Qualche novità potrebbe emergere dal consiglio dei ministri di oggi. All'ordine del giorno, fanno notare da palazzo Chigi, ci sono solo questioni di politica estera. Ma non è improbabile che si parli anche di ferrovie. Ed è possibile che qualcuno dei ministri, specie di parte socialista, risollevi il problema e rimetta in discussione la decisione di Santuz. Il quale, prudentemente, si è richiamato alle indicazioni che il governo vorrà dare nella sua collegialità. Così come si è cautelato verso nuovi e imprevedibili sviluppi dell'inchiesta giudiziaria. Se le comunicazioni giudiziarie emesse contro Ligato e quattro consiglieri d'amministrazione dovessero nel corso delie indagini trasformarsi in provvedimenti più gravi, e tali da non garantire una corretta gestione dell'Ente, Santuz non potrà allora non ricorrere, in attesa della nuova legge, a quel commissario ia cui ombra è stata momentaneamente allontanata. Grazie anche alla fitta rete di mediazioni e intermediazioni politiche. Ruggero Conteduca

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