Il Cavour del '700
Il Cavour del '700 Il Cavour del '700 Un libro dell'ambasciatore Gaja sul Marchese d'Orme;), onnipotente ministro sabaudo Qualcuno l'ha chiamato «ti Cavour del Settecento». Nella prima metà del XVHI secolo fu l'«onnipotente ministro» di due Re, Vittorio Amedeo n e Carlo Emanuele m. Per oltre 15 anni decise di guerre, di riforme, di diritti feudali, di privilegi ecclesiastici, di sistemi fiscali, di sistemazioni di città. Soprattutto impostò la politica sabauda nel suo periodo «sardo» e pose le basi di una tradizione diplomatica che, attraverso Cavour e oltre l'unità nazionale, è giunta fino a noi. Protagonista di questo straordinario periodo storico fu il Marchese d'Ormea, e cioè Carlo Vincenzo Francesco Ferrerò, vassallo di Roasio, nato a Mondovì nel 1680. Una figura poco nota, anche in'Piemonte, terra che gli è debitrice di quel periodo di benessere che promosse il risveglio artistico e culturale della seconda metà del Settecento. A colmare il debito di riconoscenza ha provveduto un torinese, un ex diplomatico, Roberto Gaja, che ha concluso come ambasciatore a Washington la sua lunga, apprezzata carriera. Porta la sua firma il libro, uscito con i tipi della Bompiani, presentato ieri sera al Circolo della Stampa, presenti l'autore e due commentatori di prestigio, l'ambasciatore a Mosca, Sergio Romano, e lo storico Franco Venturi. Le trecento pagine de «n Marchese d'Ormea» sono un'attenta ricostruzione storica, con un prudente dosaggio di elementi saggistici e narrativi, della sua straordinaria figura e attività. Ma non si tratta soltanto di una biografia. La vita dell'Ormea, tratteggiata da Gaja, induce ad una continua riflessione sulla labilità del potere, sulla fragilità dei sentimenti, sulla drammatica necessità dell'azione. •Più che la carriera del Marchese d'Ormea —ha confessato l'autore—mi ha interessato la crescita interna di un uomo». Un uomo che riposa quasi dimenticato nella parrocchiale di Cavoretto.
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