La giunta deraglia sul metrò

La giunta deraglia sul metrò Aria di crisi in Comune, l'assessore ai Trasporti, Ravaioli (pri), si dimette La giunta deraglia sul metrò Battaglia fino alle 5,20 sui costi del progetto, poi il sindaco lo ritira - Il pei annuncia un esposto in Procura Crisi in vista al Comune: ieri, all'alba, dopo una notte di discussione sul metrò, s'è dimesso il vicesindaco repubblicano Aldo Ravaioli, assessore ai Trasporti, principale responsabile dei progetti. In mattinata s'è riunita la giunta e ha revocato l'ultima delibera sulla metropolitana torinese. Nel pomeriggio, gli altri due assessori pri. Agostino Risaliti (Vigili urbani) e Giuseppe Lodi (Anagrafe), hanno rimesso il loro mandato al partito. E' la conseguenza, scontata, dell'ultimo scontro in Consiglio comunale, ancora una volta su uno dei grandi progetti messi in programma fin dal 1985 e tuttora arenati nelle secche della politica e della burocrazia. A scatenare la bagarre in Sala rossa, fra lunghe interruzioni, consulti, votazioni, nel corso di una seduta-fiume di 9 ore, è bastata una cifra (614 miliardi), scritta in un comunicato-stampa, distribuito e poi ritirato dal sindaco, alla presentazione dei progetti torinesi per il Mondiale '90. Era il preventivo di spesa riportato accanto al progetto esecutivo di due tratte del metrò, l'ultima versione del tracciato destinato a raccordare il centro alla zona della Continassa. Tutti conoscevano una cifra diversa: 363 miliardi, che si riferiva, però, ad un progetto precedente uno studio «di massima», cioè più grossolano, rispetto ad uno «esecutivo». Quale delle due cifre era quella giusta? La giunta, o l'assessore, avevano allegato il preventivo di spesa al progetto esecutivo. Sindaco e Ravaioli hanno risposto che le cifre non erano state ancora precisate: 'Dovevamo mandare gli incartamenti a Roma entro il 20 novembre. I costi verranno esaminati in un secondo tempo: La versione non è piaciuta all'opposizione. Pei e dp hanno chiesto altri particolari sostenendo che la giunta aveva il dovere di mettere tutti gli incartamenti a disposizione del Consiglio. Anche nella maggioranza, qualcuno ha cominciato a nutrire dubbi, n capogruppo psi, Prest, ha chiesto una sospensione della seduta: "Non siamo soddisfatti delle risposte fornite». La sospensione è stata accordata alle 21,40 e si è rivelata lunghissima: quasi 4 ore di riunioni di partito e incontri nell'ufficio del sindaco, alla presenza dei segretari politici. Ravaioli era in difficoltà: gli alleati in giunta, con varie sfumature, lo sollecitavano a ritirare la delibera contestata, ma l'assessore continuava a difendere il proprio operato. Alle 2,30, quando nei corridoi circolavano, ormai, le voci di una crisi minacciata dal psi, Ravaioli rientrava in aula e annunciava di essere disposto a ritirare la delibera: «E' un gesto che può aiutare a chiarire molti punti. Ho agito in assoluta trasparenza, per consentire alla città di avere un'opera importantissima. Verificheremo come certe cifre siano uscite». Ancora una volta la risposta non è ritenuta soddisfacente. I socialisti vogliono più precisione: •L'assessore non ci tranquillizza. Chiediamo risposte più calzanti su questo metrò inceppato, per non passare per quelli che non vogliono la metropolitana», n pei attacca ancora: non basta che la delibera venga ritirata "Ravaioli annulla U maggior atto del suo assessorato, ma non l'accompagna con le dimissioni. Dice che ha operato bene? Se è la verità, e non si è accorto del costo maggiorato, è incapace. Se è falso, e ha esaminato bene le cifre, ha menti- to. In ogni caso se ne dovrà andare», accusa 11 capogruppo Carpanini e annuncia un esposto alla procura della Repubblica. In mezzo alle bordate dell'opposizione, con dp, sinistra indipendente, missini e verdi schierati contro l'assessore e la giunta, arrivano anche le precisazioni degli alleati Pizzetti (de), assicura ancora la collaborazione del partito, ma chiede «un'attenta valutazione sulle carenze della giunta» e offre 11 contributo «dei propri assessori, con tutta la loro esperienza». E Chiusano (pli): 'Assistiamo preoccupati al dibattito. Siamo con sindaco e assessore, ma le delibere non possono prestare il fianco a dubbi di legittimità. Attendiamo chiarimenti». La battaglia dura fino alle 5, quando Tartaglia, della sinistra indipendente, ottiene di mettere in votazione un vecchio ordine del giorno che esprime sfiducia all'assessore. In teoria è un atto che In Consiglio comunale non ha valore. In pratica consente, però, di contare i giudizi sfavorevoli anche fra le file della maggioranza. Non si arriva al voto. Dall'ultima riunione di corridoio, fra segretari e capigruppo, arriva il verdetto: del 9 socialisti, 8 sono per le dimissioni di Ravaioli, soltanto il sindaco Maria Magnani Noya voterebbe a suo favore. L'assessore ritira le sue carte dal banco della giunta e annuncia la decisione: 'Rimetto il mandato al sindaco, senza rimorsi e senza rimpianti, dopo essermi impegnato al massimo, guardando agli interessi della città, anche quando sapevo di correre rischi politici». Bruno Gianotti Le dimissioni di Ravaioli sono giunte all'alba, dopo nove ore di accese discussioni