Oggi Cavallero si lascia l'ergastolo alle spalle

Oggi Cavallero si lascia l'ergastolo alle spalle L'ex bandito assisterà gli emarginati del Sermig Oggi Cavallero si lascia l'ergastolo alle spalle La richiesta di semilibertà discussa stamane dai giudici di Firenze «Si, c'è un fascicolo intestato a Cavallero Pietro. La sua istanza verrà esaminata tra poche ore-. Al telefono, il segretario della procura generale di Firenze liquida la questione in pochi secondi. A lui quel nome dice poco, quel fascicolo è uno dei tanti che ogni giorno gli capitano sotto gli occhi, ognuno una storia raccontata col freddo linguaggio della burocrazia. Poi ci ripensa: "Ah, Cavallero. Quello della banda di Torino, ci hanno fatto anche un film». «Quel» Cavallero aspetta nel carcere di Porto Azzurro la sentenza del Collegio dei giudici di sorveglianza di Firenze, che si riunisce questa mattina: se la sua istanza, come appare certo, verrà accolta, potrà accedere al regime di semilibertà, tornare a Torino per dedicarsi ad opere di solidarietà dove ha seminato, a metà degli Anni Sessanta, morte e terrore. Ha 60 anni, capelli bianchi, soffre di un enfisema polmonare. E' in carcere dal 1967, condannato all'ergastolo. Ora può uscire, purché lo attenda un lavoro, un corso di studi o una esperienza in un centro di solidarietà, n Sermig gli ha aperto le porte: •Sarà con noi per accogliere i giovani. La sua esperienza, dura, sofferta, ci sarà di grande aiuto- commenta Ernesto Olivero, fondatore e animatore del gruppo. Pietro Cavallero è già stato al Sermig, ha incontrato i cronisti raccontandosi senza reticenze: "Quante sciocchezze ho detto e fatto. Sono incubi che non mi hanno mai lasciato. Adesso voglio mettermi al servizio di chi soffre, per non perdere la speranza. Non voglio sentirmi isolato-. E' solo, senza parenti prossimi, il carcere l'ha segnato ma non distrutto: -Ho pensato alla morte, ma ho scoperto che la vita ha un grande valore. Non posso seppellire il passato, lo so, cerco solo di riscattarlo-. E 11 passato racconta. Pietro Cavallero, Adriano Rovoletto, Sante Notarnicola, Danilo Crepaldi, Donato Lopez: gli uomini dell'«Anonima rapinatori» che terrorizzò due province, Torino e Milano, dall'8 aprile 1963 al 25 settembre 1967. Diciotto rapine, 5 morti, 27 feriti: quattro persone uccise e 19 all'ospedale nell'ultimo, sanguinoso assalto alla Banca dell'Agricoltura, magistralmente ricostruito nel film "Banditi a Milano- di Lizzani. Lui, Pietro Cavallero, era il capo indiscusso. Sue le in venzioni che confusero per anni la polizia: aveva cambia to le regole della fuga (verso il centro e non verso la perife ria), obbligava 1 complici a usare parole tedesche o francesi (si sospettò che 1 rapinatori venissero da Amburgo e Marsiglia), perfezionò un sistema per compiere due o tre assalti nel giro di pochi minuti. Rovoletto era il mago del volante, rubava le auto e sapeva farle correre come il vento; Notarnicola era il gregario fedele, freddo e spietato. Crepaldi il fornitore di armi, complice in alcune rapine e vittima di un incidente aereo in Valle d'Aosta. Lopez, 17 anni al tempi dell'arresto, era l'ultimo arrivato, un ragazzo che non seppe resistere al fascino del «capo». Inafferrabili, sconosciuti alla giustizia (solo Rovoletto aveva piccoli precedenti) .coperti da attività di comodo che li avvolgevano in un alone di rispettabilità. Si erano conosciuti in Barriera di Milano, nei bar che di giorno si riempivano di sfaccendati e la sera di operai. Da li avevano spiccato il volo per le loro imprese, culminate con l'assassinio del dottor Gajottino (fulminato all'Istituto San Paolo di Ciriè) e la strage che insanguinò le strade di Milano. L'ultima fuga, disordinata, si concluse con l'arresto di Cavallero e Notarnicola dentro un casello ferroviario presso Valenza Po. Le 18 rapine fruttarono, complessivamente, 98 milioni, una fortuna, allora. Ma a loro non restò nulla, tutto speso in quei giorni folli e disperati. L'unico dividendo, scrive Carlo Moriondo concludendo il suo libro sulle imprese della banda, sono stati "anni ed anni, ed ancora anni di galera-. Per Pietro Cavallero anni che da oggi potrebbero diventare passato. Giampiero Pavido Pietro Cavallero ha 60 anni