L'onorevole Spinello di Luigi Firpo
L'onorevole Spinello Davvero la Camera è un covo di drogati? L'onorevole Spinello Non ho mai acceso in vita mia una sigaretta di comune tabacco e considero la droga una folle voragine in cui si getta chi crede di sfuggire alla durezza del vivere tentando di evadere nella propria auto-distruzione. M'è venuto da ridere perciò leggendo della clamorosa dichiarazione dcll'on. Clemente Mastella, il quale ha denunciato un profluvio di cocaina, che verrebbe fiutata dai deputati di Montecitorio. Il vescovo di Acerra si e limitato a definire quel luogo -una Babilonia», ma, se così stanno le cose, sarebbe il caso di tirare in ballo Sodoma e Gomorra. Per contro, un solo deputato ha ammesso di aver fumato un unico spinello, in Usa, vent'anni fa, mentre altri parlano di gioco frivolo, di chiacchiericcio sugli usi e costumi dei parlamentari, di smania pubblicitaria per mettere il proprio nome sui giornali. E nasce persino il sospetto che sia la stessa anonima-stupefacenti che intenda screditare i legislatori chiamati a reprimere il suo commercio infame. A dir la verità. Montecitorio sembra l'ultimo luogo al mondo in cui possa venire la tentazione di drogarsi. Non c'è posto più spento e convenzionale: solo un sussiegoso decoro, un'aura di postRisorgimento che sa di vecchia convenzione in disarmo. Dopo il passato romuleo, il presente ha molto di romanesco. I commessi, nell'elegante uniforme azzurra che reca sull'omero un piccolo nodo tricolore frangiato d'oro, sono più compunti che contegnosi e con le loro consorelle d'ufficio, appena possono, scherzano volentieri; gli addetti alle scopette e ai cestini della cartaccia indossano sobri spolverini neri, dai quali sbucano però jeans azzurrognoli e imponenti scarpe bianche da tennis. La mensa con il lungo bancone e i vassoi di plastica marrone allinea una serie di vivande bianchicce, forse di origine organolettica disparata, ma accomunate dalla comune aspirazione ad assomigliare al pollo (di batteria) bollito. Allogata in un seminterrato, rintrona di un continuo acciottolio fragoroso di stoviglie e del vociare di sguatteri cuochi e camerieri, cui nessuno ha insegnato la virtù del silenzio o almeno il garbo del parlar sottovoce. In sala di lettura, donde certi giornali e riviste spariscono dal primo mattino o vengono amputati qua e là di pagine che non è opportuno che tutti leggano, sotto le discrete lampade dal paralume verde qualcuno legge, qualcuno scrive lettere o conversa, ma nelle ore morte quasi tutti i frequentatori dormono in fiducioso abbandono sui divani trapunti, a bocca socchiu- Luigi Firpo (Continua a pagina 2 in quarta colonna)
Persone citate: Clemente Mastella
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