«Morti nel Caucaso» di Emanuele Novazio

«Morti nel Caucaso» Riesplode la guerra etnica a Baku, scioperi e scontri «Morti nel Caucaso» Sospesa la seduta del Parlamento armeno «per il riacutizzarsi della tensione» - Dalla Georgia appello a Gorbaciov: bloccare la riforma costituzionale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Riesplode all'improvviso la crisi nel Caucaso: secondo fonti giornalistiche di Erevan, scontri fra azerbajgiani e armeni hanno provocato "Vittime» in Azerbaigian; a Baku, la capitale, ieri sera sono scese in piazza cinquecentomila persone e alcune fabbriche sarebbero In sciopero, n quadro è ancora confuso; le comunicazioni telefoniche con Baku erano difficili, ieri in serata, e le notizie spesso contraddittorie: le voci armene sul coprifuoco a Baku sono state subito smentite dal ministero degli Interni azerbaigiano che ha negato anche le violenze. Ma, di certo, il Parlamento armeno ha sospeso i lavori, nel pomeriggio, per "il brusco acutizzarsi della situazione nella regione» e per consentire ai deputati di tornare nelle proprie circoscrizioni. La popolazione armena l'ha saputo in modo drammatico: seguendo in diretta, alla tv locale, il dibattito del Soviet, convocato per discutere gli emendamenti alla Costituzione decisi dal Cremlino e per confermare la richiesta a Gorbaciov di «un Nagorny-Karabakh armeno». I lavori sono stati sospesi all'improvviso, dopo il voto unanime perché il 24 aprile, anniversario del «massacro armeno in Turchia», diventi festa nazionale, e dopo l'ap¬ provazione di un appello al Soviet supremo dell'Urss perché "denunci pubblicamente il massacro di Sumgait», dove a febbraio bande di azerbajgiani uccisero ventisei armeni. Subito, decine di migliaia di persone sono scese in strada e hanno riempito la piazza dell'Opera, sede abituale dei raduni nazionalistici nella capitale armena. La televisione di Erevan non ha precisato. Ma un giornalista dell'agenzia ufficiale Armenpress, raggiunto per telefono, ha confermato che erano giunte, nel pomeriggio, voci di disordini a Baku e in altre città azerbaigiane, dove da giorni la situazione è tesa. Gli scontri sarebbero avvenuti durante una manifestazione di centinaia di migliaia di persone, e la polizia sarebbe costretta a difendere le case della minoranza armena da venerdì scorso; da quando gli azerbaigiani protestano per la decisione armena di costruire un nuovo quartiere a Shusha. Questa piccola città, la seconda del Karabakh e a maggioranza armena, sarebbe stata ripopolata di recente da -coloni azerbaigiani», si dice a Erevan, e gli armeni avrebbero reagito per 'riaffermare la propria presenza e non diventare minoranza». Altre voci, ieri sera, parlavano di un treno assalito sulla linea Baku-Fakan; di una donna armena uccisa nel Karabakh; e di scontri violenti in due villaggi della regione autonoma di Nakhichevan e a Kirovobad, in Azerbaigian. Sono voci impossìbili da controllare, per ora. Di certo, dopo settimane di calma, la situazione nel Caucaso è di nuovo critica, e la febbre nazionalistica conosce un nuo¬ vo, improvviso contagio, che dal Baltico ha raggiunto, ancora una volta, le Repubbliche meridionali. Ieri a tarda sera, mentre a Riga il Parlamento lettone continuava il dibattito sulla riforma della Costituzione sovietica e il Fronte popolare invitava alla «disobbedienza», giungeva notizia di un altro pericoloso focolaio, appena ravvivato in Georgia: un'associazione nazionalistica che raccoglie centomila persone ha inviato un appello a Michail Gorbaciov perché blocchi la riforma della Costituzione, considerata anche in quella Repubblica -contraria agli interessi nazionali». Il panorama nazionale è insomma di nuovo incandescente. Ma quel che più sembrava preoccupante, ieri sera, era il suo improvviso «aprirsi»; la moltiplicazione, il sommarsi delle rivendicazioni e dei fronti. D. sovrapporsi contemporaneo alle vicende e alle richieste delle Repubbliche baltiche, da giorni impegnate in un confronto con Mosca per ottenere più autonomia, di una crisi mai davvero risolta anche se un poco smorzata: lo scontro storico tra azerbaigiani e armeni. L'insidia della rivalità interetnica è solo in apparenza più lieve delle aspirazioni alla «sovranità»: ha le sue stesse potenzialità eversive. Emanuele Novazio

Persone citate: Gorbaciov, Michail Gorbaciov