Il Toro respinge le accuse di Gerbi di Pier Carlo Alfonsetti

Il Toro respinge le accuse di Gerbi Il clan granata reagisce alle dure critiche del presidente sugli stranieri Il Toro respinge le accuse di Gerbi Radice: «Non è il caso di andare a caccia di colpevoli» - Il libero Cravero aggiunge: «Non sono loro a far giocare male la squadra» DAL NOSTRO INVIATO PORTO SAN GIORGIO — La sberla è stata di quelle sonore e 11 Toro non l'ha ancora smaltita. Si va alla ricerca di spiegazioni, si azzardano ipotesi sul crollo di Pescara che ha coinvolto non un uomo o un reparto, bensì tutta la squadra. Lo stesso Radice confessa di essere disorientato, mentre nessuno dei giocatori evita l'autocritica, n pesante attacco televisivo di Gerbi ai suoi stranieri ('Prima di farli venire in Italia dovrebbero dotarli di un patentino alfine di risparmiarci sorprese") ha ulteriormente spiazzato l'allenatore e anche la squadra, provocando la reazione dei diretti interessati. Radice, chiamato a ricomporre il mosaico mandato in pezzi da una batosta assolutamente imprevista, tenta un'analisi faticosa premettendo che non si trova d'accordo con il presidente. 'Non voglio assolutamente far polemiche — osserva — ma non mi sembra il caso di andare a caccia di colpevoli drammatizzando la sconfitta più del dovuto. So quanto il presidente sia attaccato al Torino e immagino la sua delusione, tuttavia questo mi sembra il momento per stringerci tutti assieme alla ricerca della soluzione'. Il tecnico per altro non cela il suo disappunto. -Sono rimasto sorpreso del risultato, certo, ma soprattutto dal modo in cui è maturato. In fin dei conti ci dovevamo batte¬ re contro una squadra che era alla nostra portata, invece abbiamo sbagliato tutto e i nostri errori sono diventati armi micidiali nelle mani degli avversari. Non posso neanche affermare che è stato un Toro sema cuore perché quando il Pescara è andato in vantaggio una reazione c'è stata, ma dispendiosa quanto inutile, sterile'. Un crollo psicologico? 'Forse non proprio, piuttosto si deve parlare di replica faticosa alle avversità non sicuramente agevolata dalle pressioni esterne e dai malumori verso di me'. Cravero si allinea L'uomo più rappresentativo della squadra, che già alcune settimane fa si pronunciò contro quanti vedevano nel siluramento dell'allenatore il rimedio migliore, condivide l'autocritica ma ancora una volta si schiera con Radice. Commenta: «£' una delle situazioni più brutte in cui mai ci siamo trovati. Rischiamo non solo qualche figuraccia ma anche di disputare un campionato bruttissimo, ma non ci tireremo fuori scatenando cacce ai colpevoli o facendo saltare teste. Siamo su una barca che sta affondando e soltanto aiutandoci l"un l'altro raggiungeremo la riva. Parliamo pure dell'allenatore. Sono coerente e continuo a pensarla a quel modo: Radice è sempre lui, non è mai cambiato, piuttosto siamo noi giocatori a doverci dare una regolata. Analo¬ gamente non mi va di sentir mettere sotto accusa gli stranieri Sbagliamo tutti, non soltanto loro. Scaricare ogni colpa su questi tre ragazzi mi sembra ingiusto». Obiezione: si cercano giocatori oltre confine proprio per rinforzare le squadre'. Controreplica: «Si, ma non sono loro a far giocare male il Torino'. Esaurita la presa di coscienza, ecco il momento della fiducia: 'Anche l'anno scorso eravamo messi male ma poi ci riprendemmo e finimmo alla grande. Questo ricordo mi dà speranza». Come accennato, le parole di Gerbi hanno lasciato il segno. Muller, Edu e Skoro si sono fatti tradurre con esattezza le frasi del presidente manifestante irritata sorpresa. Il primo ha reagito con un'enigmatica alzata di spalle, il secondo ha avuto una telegrafica reazione {'Pazienza, se non sono contenti mi mandino via, ma tutto questo non mi sembra giusto»). Più esauriente la presa di posizione dello slavo: 'Prima di parlare cosi alla televisione, Gerbi avrebbe dovuto esprimere a noi il suo pensiero. Per altro, è normale che quando una squadra è in difficoltà ci si accanisca contro gli stranieri. Ci sono rimasto male perché non me l'aspettavo. Il calcio non è come il tennis dove le responsabilità sono davvero individuali. Il nostro è uno sport collettivo, sul quale influiscono svariati fattori». Facile sentire, fra gli sportivi che hanno ammirato il neo granata nella nazionale jugoslava, commenti di questo tipo: 'Nel Torino non gioca il 'vero' Skoro». n giocatore, che medita lungamente su ogni parola, conviene parzialmente con i critici: «Sto giocando solo cosi-così ma la squadra è composta da undici uomini ed è difficile che uno possa andar bene e tutti gli altri male, così come non è facile che avvenga il contrario». La fase dolorosa dei ripensamenti dovrebbe essersi esaurita ieri, giornata di riposo. Oggi i granata si ritroveranno infatti con il pallone tra i piedi e forse idee nuove per la testa. Chissà se riusciranno a renderle produttive. Pier Carlo Alfonsetti Lo slavo Ilaris Skoro, ai tempi in cui i tifosi granata l'avevano accolto con grandi speranze

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