«Vogliono demolire la Cgil» di Gian Carlo Fossi

«Vogliono demolire la Cgil» Al direttivo il leader dimissionario Pizzinato attacca i «colonnelli» della rivolta «Vogliono demolire la Cgil» La rifondazione del movimento sindacale ha incontrato «opposizioni, stravolgimenti, distorsioni» - Probabilmente ci sarà anche un rimpasto della segreteria confederale - Nominata una commissione di 4 saggi - Martedì l'elezione di Trentin ROMA — Bruno' Trentin sarà eletto con ogni probabilità martedì prossimo segretario generale della Cgil e quasi contemporaneamente si potrebbe procedere ad un «rimpasto» della segreteria confederale. Sono questi i due elementi emersi ieri dal comitato direttivo convocato per valutare le dimissioni di Antonio Pizzinato e le procedure per la nomina del nuovo leader. Dopo alcuni interventi favorevoli o contrari, l'Improvvisa presentazione di una mozione — approvata con 84 «si», 25 «no» e 5 astenuti — ha interrotto ieri sera bruscamente 11 dibattito avviato solo da due ore e che avrebbe dovuto concludersi oggi. Con un secondo ordine del giorno (102 «si», 5 «no» e 2 astenuti) è passata una proposta della segreteria confederale perché una commissione di quattro «saggi» consulti da oggi a sabato ciascuno dei 166 membri del «parlamentino» sui due aspetti della vicenda e ne riferisca in un'altra riunione collegiale fissata per martedì prossimo. Trentin ha parlato in difesa del percorso suggerito dalla segreteria, rispondendo al dirigente della funzione pubblica Grandi, che aveva chiesto di limitare la consultazione alla «remissione del mandato» da parte di Pizzinato. Ha precisato che si era ritenuto giusto acquisire indicazioni dai membri del direttivo sia sulla decisione del segretario generale, sia sul funzionamento complessivo della segreteria. 'Non si può ignorare — ha aggiunto Trentin — che il problema non riguarda solo Pizzinato: le responsabilità sono complessive i vanno discusse ■ con franchezza. Del resto sarebbe un grosso errore limitare la consultazione a un prò o contro le dimissioni di Pizzinato: E' stato, invece, respinto con soli 3 voti a favore el astenutòìin" ordine del ìV.tfgiomo' •«• presentato dalla «quarta componente» (dp) che chiedeva l'immediata convocazione di un congresso straordinario per i primi mesi del 1989. Aprendo alle 16 la seduta del «parlamentino», il segretario generale aggiunto Ottaviano Del Turco ha rilevato come essa non abbia precedenti nella storia della Cgil: «Né l'ordine del giorno, né il carattere trasparente della nostra riflessione, né il modo con cui ci prepariamo a trovare i rimedi. Nessuna dì queste cose appartiene alla nostra esperienza collettiva, alla nostra memoria storica». Antonio Pizzinato, poi, ha sferrato l'atteso attacco ai «colonnelli», in gran parte comunisti, fautori della rivolta del 25 ottobre «C'è chi tenta di demolire la natura stessa della nostra organizzazione», ha denunciato con forza, dopo aver ricostruito gli avvenimenti degli ultimi mesi e le ragioni che, alla fine, lo-hanno spinto a rassegnare il mandato, ma non ad abbandonare la confederazione. La rifondazione del movimento sindacale e della Cgil, decisa dall'ultimo congresso, ha incontrato nel suo cammi- no «opposizioni, remore, resistenze, stravolgimenti, distorsioni, sia in modo aperto che sotterraneo». Ma anche nell'azione di tutti i giorni ci sono stati ostacoli di ogni genere. Un caso clamoroso: di fronte alla grande tragedia di Ravenna, la risposta della Cgil «non è stata all'altezza della stragrande parte delle realtà del nostro Paese» e la proclamazione dello sciopero generale durante 1 funerali «non fu nemmeno trasformata in volantini per l'orientamento dei lavoratori: Importanti strutture e dirigenti sostengono — ha proseguito il leader sindacale — «concezioni e principi che sono demolitori della nostra confederazione, in quanto ne mettono in discussione l'essenza come confederazione dei lavoratori e, in quanto tale, distruggono il carattere solidale e di classe dei vincoli della politica confederale: C'è anche chi (il riferimento è sempre rivolto al «colonnelli») si batte perché la confederazione sia «un mero coordinamento di regionali e di federazioni o sindacati professionali (che alla fine possono trasformarsi in un sistema di potentati locali e di mestiere», in netto dissenso con le scelte solidaristiche delle politiche contrattuali e sociali della Cgil. Ed ancora non mancano dirigenti sindacali che lanciano tesi paradossali: «I lavoratori sono più forti quando il sindacato è più debole», oppure: «/I numero degli iscritti al sindacato non ha un grande significato in sé». La rifondazione e la riforma della Cgil non sono — ha concluso Pizzinato — «fatti burocratici o operazioni di ingegnerìa istituzionale delle strutture organizzative della confederazione, ma valori, finalità, scelte strategiche e politiche, regole permanenti di democrazia, di mandato contrattuale; sono ekcd'neìl'operare». .Gian Carlo Fossi

Luoghi citati: Ravenna, Roma