Ma è un'eredità difficile di Giovanni Trovati

Ma è un'eredità difficile Ma è un'eredità difficile Le principali cause della crisi in cui si dibatte la Cgil sono la scarsa autorevolezza del suo vertice, la carenza di autonomia dal pei, la confusione nelle strategie. Ricordiamo due recenti episodi. Nel marzo di quest'anno Pizzinato faticò a convincere i lavoratori di Fiumicino a accettare il contratto che concedeva aumenti per 250 mila lire, e dovette farlo firmare da un segretario nazionale, perché il segretario della federazione trasporti si era rifiutato. A maggio, durante la vertenza per la scuola, Trentin chiese che ai Cobas non fossero riconosciute le prerogative per sedersi al tavolo del negoziato. Cisl e Uil si dissero d'accordo e pronte a firmare con la sola Cgil. Ma la Cgil cambiò atteggiamento appena il pei intervenne per avvertire che non li si poteva escludere, perché esprimevano quei malcontenti che il partito, dopo la sconfitta elettorale, si proponeva di raccogliere. Pizzinato può dire di non aver preso decisioni personali, ma di essere sempre stato portavoce di decisioni collegiali. Però il principio democratico avrebbe voluto che non si limitasse a mediare tra riformatori e movimentisti, con il continuo rischio di arrivare ai compromessi che portavano a non scegliere. Non è riuscito a far emergere una linea chiara, almeno con il sostegno di una precisa maggioranza quando non gli era possibile:' raggiungere una sintesi unitaria. Oggi non basta il sacrificio di un capro espiatorio, è necessario riesaminare i rapporti interni e esterni. Pizzinato considera le sue dimissioni «un atto politico forte e deciso», presupposto per un dibattito che restituisca «piena sovranità, in autonomia» alla dirigenza, e respinge le parole di benservito di Occhetto — «ha risolto un problema sorlo all'interno della Cgil con grande dignità e coraggio, che gli fanno onore» — che indica la fretta del pei di chiudere il caso. La crisi della Cgil è precipitata in pochi anni. Ma e semplicistico attribuire l'intera colpa all'ultimo segretario. Ai tempi di Lama — diciamo ai tempi «belli», perché alla fine anch'egli incontrava crescenti difficoltà — i quadri comunisti erano disposti a- far.sacrifici nella convinzione che il pei di Berlinguer sarebbe presto arrivato a responsabilità governative. Caduta la speranza, almeno per l'immediato, una parte di questi quadri, non più sorretti dalla fiducia nel «partito di lotta e di governo», hanno chiesto nei contratti tutto e subito. E la dirigenza non ha trovato argomenti né per condannarli né per assolverli. La Cgil si trova in difficoltà a dar risposte adeguate alle domande che nascono dalla flessibilità del lavoro e dalla flessibilità della produzione. Il lavoro da diritto sta diventando privilegio, dal quale viene esclusa una minoranza importante della società, perché costituita da giovani e da uomini ancora nel pieno del loro rendimento: nel mondo dell'occupazione si entra sempre più tardi e si esce sempre più presto. Il problema della disoccupazione coinvolge il problema della produzione, legato a sua volta alla competitività internazionale. Essere sindacato oggi è molto più difficile di ieri. La strategia che esaltava il momento conflittuale ha fatto il suo tempo. Pizzinato lo aveva capito, e si era proposto l'ambizióso progetto di rifondare la Cgil. Ha fallito. Nel suo commiato al comitato direttivo si è difeso dicendo di non essere stato aiutato, anzi di aver trovato forti ostacoli. Il progetto passa in eredità. Nessun segretario, nessuna dirigenza farà lunga strada se non lo affronterà con decisione e se non lo risolverà. Giovanni Trovati

Persone citate: Berlinguer, Lama, Occhetto, Pizzinato, Trentin