Kennedy, un mito senza rughe

Kennedy, un mito senza rughe IiAmerica commemora oggi il venticinquesimo anniversario del delitto di Dallas Kennedy, un mito senza rughe Cerimonia al cimitero di Arlington con Jacqueline e i figli - Un'ondata di nostalgia per un'epoca «felice» della storia americana « Ucciso per errore» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Un'America che non riesce a dimenticare uno dei traumi più gravi della sua storia celebra oggi nel rimpianto e nel dolore il venticinquesimo anniversario dell'assassinio di Kennedy. Al cimitero degli eroi di Arlington, nella capitale, sono attesi la vedova Jacqueline, 1 figli Caroline e John. Reagan ha già reso omaggio alla memoria del Presidente assassinato ieri prima della partenza per una breve vacanza in California. Nixon, Carter e Ford, i suoi predecessori, lo faranno in giornata, e al Congresso si svolgerà una cerimonia solenne. Radio, tv e giornali annunciano servizi speciali per la ricorrenza, sul sogno della «nuova frontiera», sulla eredità Kennedy. Per gli americani è un momento di riflessione profonda, il culmine di due settimane dedicate al ricordo di una presidenza che presentò al mondo la loro parte migliore'. I libri su Kennedy e su Dallas, dove fu ucciso, sugli Anni Sessanta e sul loro effetto sul mondo attuale, 1 dibattiti nelle unversità e nei centri culturali testimoniano di un rinnovato interesse per un uomo che fu il simbolo di un movimento nazionale, e che come tale riemerge oggi In al; ternativa a Reagan e al rea ganismo. Ma anche nell'ori' data di nostalgia e di rammarico per quello che l'America di Kennedy avrebbe potuto essere, rimane sempre senza risposta il quesito di fondo: perché fu ucciso? Lee Oswald, l'assassino di Kennedy, doveva uccidere su ordine della mafia il governatore del Texas, John Connally, e non il Presidente. Il mandante, per conto della «onorata società» di Chicago, era Jack Ruby, il proprietario del night club Carousel, che due giorni dopo l'omicidio di Kennedy freddò l'ex marine con un colpo di pistola al ventre. E' la tesi di un libro di prossima pubblicazione di cui la rivista Time ha anticipato ieri alcuni estratti, -The Great Expectations of John Connally», le grandi aspetta tive di John Connally. Secondo l'autore, James Reston Junior, figlio del celebre columnist del New York Times, il Presidente morì per un tragico errore. La mafia voleva regolare i conti con Connally, che aveva rifiutato di lasciarla operare nelle metropoli te xane; e lo stesso voleva fare Oswald perché il governatore, quando era sottosegretario alla Marina, aveva rifiutato di reintegrarlo nei marines, dal cui corpo era stato espulso. Se Kennedy non fosse salito sulla macchina di Connally quel fatale 22 no vembre del '63, non sarebbe stato ucciso. Il libro di Reston verrà . pubblicato solo tra un anno da Harper, ma le anticipazioni di Time, alla vigilia del venticinquesimo anniversario della tragedia, sebbene accolte con riserva dagli esperti che hanno esaminato il delitto del Presidente, hanno destato profondo scalpore. L'autore si è basato soprattutto sulle dichiarazioni di Connally, della vedova di Oswald, Marina, di un avvocato allora 37enne, Carroll Jarnagin, che frequentava il night club di Ruby, e dei rifugiati russi di Dallas. Lee Oswald, appena ventunenne, aveva lasciato i marines con un congedo onorevole e si era poi trasferito in Russia, nel tentativo di crearsi «un'esistenza socialista». Rimpatriato dopo alcune deludenti esperienze, aveva scoperto di essere stato espulso dal corpo in seguito alla decisione di recarsi in Urss, e aveva invano chiesto aiuto a Connally, che nel frattempo aveva abbandonato il governo per candidarsi alla carica di governatore del Texas. Stando a Reston, Oswald venne in contatto con Ruby a Dallas nel settembre del '63. Nelle anticipazioni di Time, ha grande rilievo la testimonianza dell'avvocato Jarnagin. Divorziato, amico di una ballerina del night club, passò la sera del 4 ottobre '63 nel locale di Ruby. Ascoltò il proprietario del Carousel discutere dell'assassinio di John Connally con un giovane bruno che un mese e mezzo dopo riconobbe in Lee Oswald. Il giovane si presentò come un tiratore scelto, assicurò che avrebbe colpito il governatore anche se era in mezzo a una folla, e chiese soldi che gli furono promessi «a Jayoro fatto». Precisò che l'occasione migliore sarebbe stato un cort eo nel corso della campagna elettorale che sarebbe Incominciata pochi giorni dopo. Jàmagin la mattina successiva informò la polizia, chiedendo che avvertissero l'ufficio del governatore. La telefonata non ebbe seguito. Dopo la tragedia, Jarnagin scrisse all'Ftu e rese ben 18 testimonianze diverse. La tesi del libro è plausibile, come numerose altre che sono state avanzate nel corso del quarto di secolo passato dall'omicidio del Presidente. Ma accresce l'incertezza sulle cause e la meccanica del delitto. Lo stesso Connally, Marina Oswald e gli altri comprimari del dramma non escludono infatti che la verità sia diversa. Come ha detto la vedova dell'assassino, «più aumentano le ricostruzioni e più le voci divengono discordi». Ennio Caretta