Arte e miliardi, giallo a Parigi di Enrico Singer
Arte e miliardi, giallo a Parigi Arte e miliardi, giallo a Parigi Battaglia in tribunale per una eredità in quadri che vale 65 miliardi Anche la vendita di un Murillo al Louvre rischia di essere illegale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Una delle più belle collezioni private d'arte di Francia, un'anziana ereditiera morta nell'86, un testamento sospetto, una nuova proprietaria contestata, delle vendite all'asta clamorose, un giudice caparbio. Sono i protagonisti di un giallo scoppiato tra Parigi e Tolone attorno alla misteriosa sorte di alcune decine di capolavori di Tiziano, Rembrandt, Van Dyck, Murillo, Watteau, La Tour e Fragonard. Un giallo che potrebbe nascondere una delle truffe del secolo: dipinti valutati trecento milioni di franchi (65 miliardi di lire) sarebbero passati di mano in modo illegale. •E' un romanzo di costume che scivola nella serie nera*, ha scritto Le Monde che alla vicenda ha dedicato una lunga inchiesta in prima pagina. E, in realtà, gli ingredienti del romanzo ci sono tutti. La storia comincia nel 1958, quando muore Louis-René Francois Barou de la Lombardière de Canson: l'ultimo erede delle cartiere di Annoney, nel Sud-Est della Francia, è un collezionista appassionato e lascia un vero patrimonio in quadri alle sue due figlie che lo dividono in parti uguali. Una delle sorelle, Suzanne, utilizza parte dell'enorme fortuna per mantenere una vita che i suoi stessi amici definiscono «bohémlenne', per non dire sregolata, tra Montecarlo, Nizza e la Svizzera assieme alla sua amica del cuore che la abbandona, però, nel '73 portandosi via diverse tele. Ed è proprio allora che Suzanne de Canson, all'età di 63 anni, sbarca a Tolone in cerca di aiuto e di conforto. Si stabilisce in casa di un suo lontano cugino, l'avvocato Robert Boissonet. L'avvocato intenta una causa per recuperare i quadri rubati dall'ex amica e presenta Suzanne a Joèlle Pesnel: l'altra grande protagonista della vicenda. Ex proprietaria di un bar di Tolone, pittrice — almeno a suo dire — sotto lo pseudonimo di Kandice Kandy, questa giovane e bella donna è, soprattutto, interessata al commercio delle opere d'arte. E, naturalmente, s'interessa subito all'anziana signora e al suo tesoro di pitture. Riesce a conquistarne i favori al punto da convincerla a trasferirsi nella sua villa sulla Costa Azzurra. E' qui che Suzanne Barou de la Lombardière de Canson muore, il 16 settembre del 1986, lasciando tutta la sua collezione in eredità alla nuova amica. Ma, sei mesi dopo, il testamento è impugnato dalla sorella di Suzanne, la signora Jeanne Deschamps, che accusa Joélle Pesnel di plagio: il testamento sarebbe stato 'estorto' con pressioni fisiche e morali. Anzi, secondo Jeanne Deschamps, anche le condizioni della morte di Suzanne sarebbero sospette. Così la vicenda finisce nelle mani di un giudice istruttore che in quasi due anni d'indagini ha scoperto molte «zone d'ombra- Tra le scoperte più singolari del giudice, c'è la vendita di uno dei pezzi migliori della collezione — il Ritratto di gentiluomo di Siviglia, notissimo dipinto di Murillo — fatta nell'ottobre dell'85 (quando Suzanne de Canson era ancora in vita) da Joèlle Pesnel per un miliardo di lire. Una vendita che adesso rischia di essere dichiarata illegale. E già questo «dettaglio» della vicenda sarebbe clamoroso perché ad acquistare il Gentiluomo di Siviglia è stato il Museo del Louvre e non un qualsiasi collezionista privato. Enrico Singer
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