Un nuovo re di Baviera di Alfredo Venturi
Un nuovo re di Baviera Il successore di Strauss raccoglie il 98,3% dei voti Un nuovo re di Baviera DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Sessanta bottiglie di vino bianco: è quanto l'elezione plebiscitaria di Theo Waigel alla presidenza dell'Unione cristiano-sociale è costata a Helmut Kohl Ospite d'onore a Monaco del congresso Csu che aveva in programma la successione di Franz-Josef Strauss al vertice del partito, il Cancelliere aveva promesso dieci bottiglie per ogni punto oltre il 92 per cento. Capogruppo cristiano-sociale al Bundestag e unico candidato alla carica, Waigel ha avuto il 98,3. Appena sette decimi di punto sotto quel 99 per cento che aveva ripetutamente incoronato Strauss. Nella grande sala sovrastata da una gigantesca immagine del dirigente scomparso, la successione è stata regolata come una semplice formalità. Oià qualche giorno dopo la morte di Strauss, avvenuta il 3 ottobre, era stato nominato il successore all'altra sua carica, quella di capo del governo bavarese. I dirigenti cristiano-sociali avevano infatti deciso subito che quel cumulo di funzioni, forse adatto alla straripante personalità di Franz-Josef, nessun successore avrebbe po¬ tuto decentemente conservarlo. Max Streibel, ministro delle Finanze, divenne capo del governo a Monaco. Restava l'altra carica, la presidenza del partito. Quasi subito fu scartata la sola candidatura apparsa in alternativa a Waigel, quella del ministro bavarese dell'Economia Gerold Tandler, ex segretario generale della Csu. Scegliendo il capogruppo al Bundestag, il partito maggioritario di Baviera ha scelto la via della conciliazione con il partito-fratello federale, la Cdu del cancelliere Kohl. Waigel si era infatti distinto, in passato, per le pazienti mediazioni fra l'irrequieto Strauss e l'alleato maggiore nella coalizione federale di governo. Questo non toglie, del resto, che al congresso della successione siano risuonate parole polemiche nei confronti della Cdu. Streibl, per esempio, ha attaccato il segretario generale cristianodemocratico, Heiner Geissler, e la sua visione di una Germania trasformata in società multiculturale. Niente affatto, dice il capo del governo bavarese, interprete ancora una volta della destra più intransigente nella scia di Strauss: va piuttosto difesa l'identità tedesca. Conciliante, Kohl ha risposto attaccando fra gli applausi Oskar Lafontaine, il capo del governo regionale della Saar che ha lamentato, in materia di asilo, la precedenza data ai profughi di ceppo germanico provenienti dall'Europa orientale rispetto ai perseguitati politici del Terzo Mondo. Rassicurato da Waigel, che gli ha garantito la fedeltà cristiano-sociale all'alleanza di governo, Kohl ha anche fatto qualche garbata polemica con i liberali, gli alleati minori di governo. La ragione della critica riguarda un'osservazione del liberale Otto Lambsdorff sulle difficoltà interne della Cdu. Sarà meglio, dice Kohl, che Lambsdorff pensi alle difficoltà sue. Il Cancelliere ha manifestato ottimismo per la tenuta della Cdu e della Csu, soprattutto in vista delle elezioni del '90. Ma indubbiamente i problemi segnalati dai liberali esistono: per esempio in Renania-Palatinato, dove una specie di congiura di palazzo ha rovesciato il capo locale Bernhard Vogel. Alfredo Venturi
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