Tre morti sull'aereo cieco

Tre morti sull'aereo cieco La tragedia del Cessna precipitato a 1500 metri dalla pista di Levaldigi Tre morti sull'aereo cieco Il pilota prima che s'interrompessero i contatti radio aveva segnalato un guasto all'indicatore del carburante ■ Poi lo schianto contro la cima d'un pioppo e il rogo -1 rottami avvistati 16 ore dopo da un'impiegata dell'aeroporto che andava al lavoro Tutti morti nell'aereo in fiamme. La vicenda del «Cessna» scomparso ha avuto una fine annunciata. Motovedette lo cercavano in mare, tra Cogoleto e Arenzano, volontari battevano il monte Beigua, sull'Appennino Ligure. L'aereo, invece, era precipitato a 1500 metri dalla pista di Levaldigi, in un prato che sembra una pista d'atterraggio, tanto è lungo. Tre le vittime: il pilota Sergio Dotta, 30 anni, Revigliasco, piazza Berta 4 bis; Franco Lanza, 42 anni, Limone Piemonte, via Fante 4; Sisto Padovan, 52 anni, Carmagnola, via Cavalcavia 9. Tornavano da un lungo volo di esercitazione, li hanno traditi la nebbia e un guasto meccanico. Dotta voleva atterrare a Levaldigi, ma l'ala sinistra del «Cessna» ha sfiorato i rami più alti di un pioppo, l'aereo ha «stallato», si è rovesciato ed ha preso fuoco. Una tragedia in due tempi, n primo s'inizia mercoledì, alle 14,28, quando il «Cessna 172RG Cutlas», capace di trasportare 4 passeggeri, decolla da Ciampino. Dotta, Padovan e Lanza sono soci dell'Aeroclub «Provincia Granda» di Cuneo, che due anni fa ha acquistato il velivolo da un industriale. -Era in perfetto ordine, l'ultimo controllo era stato effettuato in maggio dal Registro Aeronautico Italiano» sostiene il presidente dell'aeroclub, Maurizio Saglietto. Dotta è un istruttore di ter zo grado, abilitato al volo strumentale ed appassionato di volo acrobatico. Un veterano: -Aveva alle spalle 2500 ore di volo, ha fatto da istruttore a me e a tanti altri soci del club» ricorda Sagliet to. Sposato, tre figli, lavora a Torino, all'Inps: appena ha un po' di tempo libero corre a Levaldigi per dedicarsi a un hobby che vorrebbe trasformare presto in professione; Lanza, moglie e due figli, è direttore di una azienda di penne a sfera: ha conseguito da tre mesi il brevetto di primo grado; Padovan, anch'egli sposato, possiede una azienda metalmeccanica a La Loggia: sta completando il periodo di istruzione. Il «Cessna», partito da Levaldigi al mattino, si appresta, dunque, a rientrare alla base. L'atterraggio è previsto per le 18,08. Accanto al pilota c'è Padovan, i due si alterneranno ai comandi. Attorno alle 16, a Levaldigi, scatta l'allarme: il vento sta spingendo la nebbia da Torino verso la pianura cuneese, la visibilità si riduce di minuto in minuto. Gli aerei in volo rientrano nel volgere di pochi minuti, non è il caso di affrontare rischi gratuiti. La pista di Levaldigi è illuminata quando Dotta parla con la torre di controllo. La registrazione è ora sotto sequestro, se ne conosce il contenuto per sommi capi. Dall'aeroporto gli confermano che la visibilità è di pochi metri, ma il pilota non fa rotta su Genova (Caselle è chiuso per nebbia), dove le condizioni meteorologiche sono buone. Perché? Nell'ultimo contatto Dotta parla di -uno strumento fuori uso». Quasi certamente è il «televel», che indica il livello del carburante. Il pilota deve risolvere un dilemma: atterrare o affrontare un nuovo trasferimento senza conoscere l'autonomia dell'aereo (teoricamente avrebbe ancora 60 minuti a disposizione). Sceglie la pri¬ ma strada: -Sono sulla verticale di Ceritallo» dice. Poi, più nulla: sono le 17,13. Ore 17,15. Angelo Mandrile, contadino di Madonna dei Prati, borgata di Centallo, sta uscendo dalla stalla. Scorge, lontano, un bagliore.Pensa: -Qualcuno sta bruciando le sterpaglie». Nessun rumore lo allarma, quella nebbia impenetrabile sembra avvolgere le cose una per una, isolandole dal mondo. ., Il «Cessna» è caduto. Volava a 15 metri di altezza, troppo basso: ha sfiorato i cavi dell'elettricità, poi l'ala sinistra ha toccato i rami di un pioppo. I passeggeri sono morti in pochi secondi, nel rogo dell'abitacolo. Il secondo tempo della tragedia s'inizia alle 8,45. Francesca Maccagno, impiegata all'aeroporto di Levaldigi, sta andando al lavoro percorrendo in auto la provinciale che attraversa Centallo. Altra gente è passata di li, ed era già giorno. Ma nessuno ha visto i rottami dell'aereo, adagiati a duecento metri dalla strada. Li nota lei, ma non si ferma, preme sull'acceleratore per arrivare un po' prima a Levaldigi. Qui informa i piloti. Partono Ginetto Aimetta, Giorgio Graziano, Mario Della Valle e altri. Sono loro a dare l'allarme al carabinieri. Arrivano il vigili del fuoco, il procuratore Campisi, tecnici di Caselle e Levaldigi. Le salme sono portate all'obitorio di Centallo. Ci saranno tre inchieste (magistratura. Ministero dei trasporti, Direzione dell'Aviazione civile di Torino). Ai tecnici, quei rottami bruciacchiati hanno molte cose da dire, forse la spiegazione di questa ennesima sciagura dell'aria. Giampiero Pavido i resti del «Cessna» nel prato, scoperti poco prima delle 9 di ieri. A destra, in alto, Sergio Dotta, il pilota, e Sisto Padovan