La dc: «Troppe liti a Palermo il Csm sposti Meli e Falcone» di Giovanni Bianconi
La dc: «Troppe liti a Palermo il Csm sposti Meli e Falcone» Chiesto il trasferimento anche per il presidente del tribunale La dc: «Troppe liti a Palermo il Csm sposti Meli e Falcone» «Il conflitto è inconciliabile» - Magistratura democratica: «Ma il vero caso è la mafia» ROMA — Quei giudici, a Palermo, non possono più restare. Sono loro i colpevoli della paralisi in cui versano gli uffici giudiziari impegnati nella lotta alla mafia. Quelle che fino a ieri erano indiscrezioni o intenzioni solo sussurrate, adesso sono richieste avanzate ufficialmente dentro l'aula del Consiglio superiore della magistratura. E' la democrazia cristiana a scendere in campo, per bocca del suo rappresentante Erminio Pennacchini. Consigliere «laico» eletto al Csm su proposta dello scudo crociato, Pennacchini ha chiesto di iscrivere nell'ordine del giorno dell'organo di autogoverno, con procedura d'urgenza, la discussione sul «caso Palermo». Ha ottenuto una seduta straordinaria che lui stesso ha aperto con una dura requisitoria contro i protagonisti del caso, chie¬ dendo al Consiglio di valutare l'opportunità di far saltare qualche testa. 'Auspico che il Consiglio — dice Pennacchini ad un plenum riunito al gran completo —, risolva con assoluta urgenza la situazione anche adottando provvedimenti che, ove non determinino sufficienti garanzie di funzionalità e di ordine, stabiliscano se permane o meno l'idoneità ambientale dei magistrati che più hanno provocato, anche incolpevolmente, con dichiarazioni, commenti e atteggiamenti, la situazione di acuto contrasto che sta paralizzando la vita giudiziaria di Palermo». Una richiesta esplicita di trasferimento non solo per i due litiganti dell'ufficio istruzione, il consigliere Antonino Meli e il giudice Giovanni Falcone, ma anche del presidente del tribunale palermi¬ tano, Antonino Palmeri, che ha usate espressioni pesanti nei confronti del Csm. 'Questi signori — disse Palmeri riferendosi al Consiglio —, dovrebbero dimenticare di appartenere a questa o quell'altra corrente e ricordarsi invece di svolgere il loro ruolo di giudici». Per il rappresentante democristiano al «tribunale dei giudici», la soluzione unitaria escogitata dal Csm in settembre per rappacificare Meli e Falcone trascurò «te intenzioni dei protagonisti. Le contrapposizioni e i contrasti localmente riesplodono, a dimostrazione che il conflitto non era soltanto ideologico e programmatico, ma radicale, astioso e inconciliabile, a dispetto di tante assicurazioni, di tante inesistenti ed affermate soddisfazioni, di tanti abbracci». L'intervento a sorpresa di Pennacchini riapre nel Consiglio i contrasti che riflettono quelli del palazzo di giustizia palermitano. Per i comunisti parla Carlo Smuraglia, per il quale il nuovo conflitto emerso fra Meli e Falcone sull'arresto degli imprenditori catenesi Costanzo riguarda la sfera della giurisdizione, sulla quale «ti consiglio non può nemmeno esprimere un'opinione». Per capire quanto sta succedendo in Sicilia, spiega Smuraglia, l'antimafia del Csm ha già chiesto a quella del Parlamento gli atti delle audizioni palermitane. «Se non giungeranno in tempo provvederemo da soli, e faremo una nuova sfilata di magistrati» dice. Tornano a tuonare anche i «togati» del Csm. A cominciare da Umberto Marconi, di Unità per la Costituzione, che fin dall'inizio sostenne la posizione di Meli. Definisce »wfami» le dichiarazioni di Palmeri sul Csm, .stupide» quelle dell'ex capo dell'ufficio istruzione Caponnetto, «cieco e miope» Alfonso Giordano, il presidente che ha condotto il maxi-processo alle cosche. Contro quest'ultimo ha promosso un provvedimento disciplinare. Per Borre, rappresentante di Magistratura democratica, 'la drammatizzazione dei problemi degli uffici giudiziari rischia di far sì che il "caso Palermo" diventi il caso del palazzo di giustizia, mentre il "caso" vero, in quella città, è la mafia-. Altri consiglieri, fra cui quelli che finora hanno appoggiato Meli nelle sue diatribe con Falcone, si mostrano disponibili all'ipotesi delle «purghe». Ma il dibattito, su questo punto, è appena cominciato. Ora, del «caso Palermo», si discuterà nella prima commissione del Csm, quella che decreta i trasferimenti d'ufficio per incompatibilità ambientale. .Giovanni Bianconi
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